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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Ripigliarsi (Regetta Oneself :)

9 Marzo 2008 Commenti chiusi

 

Nel giorno della festa del centenario l’Inter ritrova la vittoria. La gara serve più che altro a raccogliere indicazioni in vista del big match di martedì con il Liverpool. La nota positiva è che fisicamente i nerazzurri sembrano stare un po’ meglio nonostante la marea di infortuni che li ha falcidiati. La nota negativa è che il reparto arretrato scricchiola vistosamente e solo la gran giornata di Julio Cesar e la scarsa precisione e qualità delle punte reggine hanno consentito all’Inter di non soffrire di più. Martedì sarà durissima, ai margini dell’impossibile, ma i tifosi devono crederci e i giocatori pure. Staremo a vedere dal nostro settore 202 fila 6 posto 1.

La partita non è particolarmente ricca di interesse, dato che l’Inter anche senza dominarla sembra sempre averne il controllo. Soffriamo le loro ripartenze soprattutto per una scarsa capacità di disposizione della nostra difesa, e lo share di tiri concessi in porta e fuori è lo specchio di queste incertezze. Il vantaggio arriva su rigore (mi dicono che il fallo ci fosse ma fosse fuori area) e il raddoppio su un colpo di testa finalmente preciso di Burdisso: sugli aiutini inizio a sbattermene, tanto ognuno guarda solo quello che gli fa comodo e mai l’effettiva scarsezza degli arbitraggi in senso generale. Di fronte alla scarsa voglia di ammettere cose evidenti, non si capisce perché io dovrei fare quello "obiettivo".

Veniamo alle singole prestazioni: Mancini sceglie un rombo un po’ schiacciato, dando la sua consueta fisionomia alla squadra, e questo facilita una prestazione meno complicata come con i 4-3-3 con cui ultimamente si è improvvisato inventore. JC è in serata straordinaria e c’è solo da sperare che continui così martedì. Maicon scende molto bene sulla fascia ma tende ad accentrarsi e a perdere l’uomo in fase difensiva, e questo martedì potrebbe essere un problema; Burdisso e Materazzi sono una coppia centrale lenta, infatti spesso Amoruso affetta i due senza neanche preoccuparsi della sua veneranda età. A sinistra Zanetti prima e Burdisso poi danno la giusta spinta senza strafare (importante conoscere i propri limiti). Rivas quando entra da maggiore velocità e anche maggiore sicurezza rispetto a prima: non pensavo avrei mai scritto frasi del genere a inizio anno. A centrocampo il filtro ha maglie ancora troppo larghe, ma almeno il gioco non latita. Cambiasso e Vieira si intendono bene, mentre Stankovci e Jimenz no, né tra di loro, né con chi hanno davanti. Soprattutto questi ultimi due devono dare MOLTO di più. Davanti Crespo conferma di essere un animale da area di rigore (e speriamo che l’uscita zoppicante sia solo fatica o una lievissima contrattura perché la sua esperienze martedì potrebbe essere determinante), Ibra si conferma dare una marcia in più alla squadra, mentre Suazo conferma di non essere un giocatore da grande squadra: Vitello permanente, incapacità di alzare gli occhi dal pallone e venezianesimo all’ennesima potenza. Mancini è ufficialmente diffidato dallo schierarlo martedì. 

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L’Inter non c’è. Ripassate settimana prossima

2 Marzo 2008 23 commenti

 

La prima sconfitta in campionato, la prima sconfitta esterna dopo quasi due campionati arrivano tutte lo stesso giorno: di fronte alla squadra i cui capitali e le cui influenze sono marcate dalla stessa fiduciaria che stava dietro alla GEA, cosa che spiega ampiamente i trasferimenti tra Brescia e Napoli di giocatori già nel mirino Inter, ma che lascia piu’ amareggiati per questo che per il risultato stesso. Infatti potete stare certi che settimana prossima i partenopei si faranno fare 4 gol dalla Rometta, tanto per confermare da che parte soffia il vento. La sconfitta arriva al termine di una serie di gare in cui la condizione dei nerazzurri è sembrata molto carente, dopo due pareggi di cui uno acciuffato al novantesimo, con una squadra e un allenatore che sembrano in vago stato confusionale. La speranza e’ che questo sia il fondo da cui risalire e non la melma in cui incastrarsi: ma questo dipende solo da giocatori, tecnico e società. Adesso partirà la grancassa mediatica su questa vicenda ma bisogna restare calmi: noi non abbiamo mai dato per scontato questo campionato come altri hanno voluto fare credere per imbonirci, e se non perdiamo la testa sei punti di vantaggio sono una bella dote da gestire.

Veniamo alla gara. Mancini è chiaramente in stato confusionale: con un Napoli con un centrocampo a 5 in pratica fa giocare l’Inter con un 4-3-3 che non usa mai, con Suazo incapace di offendere anche sé stesso, Balotelli a sinistra fuori posizione (è una prima punta) e Figo largo a destra. Il centrocampo che dovrebbe reggere l’urto è composto da Maniche, Pelé e Vieira: solo il francese arriva alla sufficienza; degli altri due meglio non parlare neanche. Dietro Matrix continua la serie di partite che lo riportano al giocatore pericoloso per sé stesso e per gli altri che era tre anni fa, e rischia di fare l’autogol più ridicolo della storia della serie A. In compenso Rivas è diligente e serio, Chivu spinge molto di più e Maicon ha consumato le suole a furia di correre. Julio Cesar commette una sciocchezza sul gol, ma è anche vero che salva la porta nerazzurra un tale numero di volte che sarebbe ingeneroso addossargli la colpa di una sconfitta che grava su altre spalle. Mancini verso il 25esimo capisce che è meglio passare al 4-4-2 ma la squadra pare uscita da una anestesia totale: l’innesto di Crespo è tardivo, e ci si mette pure l’infortunio di Chivu (poi vorrei vedere quale squadra in serie A conta infortuni quanto la Beneamata); Jimenez entra e non cambia una virgola neanche nell’arrembaggio finale anzi.

Il vero problema di questa partita non è il risultato (ovvio a nessuno piace perdere, ma succede a tutti prima o poi), ma che lascia aperte più domande che risposte. Le risposte però dovrebbero essere prese in considerazione: Maniche non viene mai schierata perché è una sola che non è in grado di fare un singolo passaggio giusto; Pelé quando è in serata no è meglio tirarlo fuori al quinto minuto; Suazo deve essere inserito in una trattativa al più presto; Jimenez non ha palle (nei due minuti finali durante l’arrembaggio calcia il calcio d’angolo che poteva essere una ottima occasione in bocca a Giannelli Gianello, poi l’ultima palla della partita sui suoi piedi si spegne in un girotondo che fa sfumare l’ultimo tentativo). Le domande sono più complesse: lo stato di forma pietoso a cosa è dovuto? l’abulia in attacco a cosa è dovuta? Come cazzo è possibile avere un numero di infortuni così alto? La situazione difficile che attraversiamo è psicologica o fisica? L’assenza di gioco è legata alle assenze o a una carenza un po’ più strutturale? Come reagirà la Beneamata?

Noi tifosi abbiamo l’obbligo di essere vicini alla squadra, nonostante l’incazzatura e la delusione, perché come per lo spogliatoio il disfattismo e il nervosismo fa solo il gioco di vecchi e nuovi gobbi, e di vecchi e nuovi boriosi. Con la testa e la determinazione abbiamo ancora tutto nelle nostre mani. Ripeto: una sconfitta ci può stare, per capire che si hanno dei limiti e usarla come trampolino per ripigliarsi. Ora lascio lo spazio ai commenti di quelli che ci stanno rincorrendo da due anni e che non vedevano l’ora di questo momento. Spero vi possiate divertire per molto poco.

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Il cuore inter vale la vittoria morale

28 Febbraio 2008 26 commenti

 


La partita scudetto si conclude con un pareggio che lascia invariato il distacco tra Inter e Roma, ma che sancisce diverse cose oltre a spegnere gli entusiasmi giallorossi. Questo pareggio vale per l’Inter come fosse una vittoria. In primis ci dice due cose che non hanno nulla a che fare con il calcio giocato: quanto a culo la Roma sta sotto solo al Milan; mai vista una squadra avere tutti i rimpalli favorevoli e buttare dentro un gol immeritato al primo e unico mezzo tiro in sessanta minuti; quanto a buffonaggine e sceneggiate la boria dei giallorossi è ormai seconda solo a Juve e Valencia, un record che forse una squadra anche simpatica poteva evitare di conquistare. In secondo luogo la partita ci dice anche qualcosa di calcio giocato: la Beneamata è tecnicamente, fisicamente e psicologicamente superiore alla Rometta (la terza di queste qualifiche è veramente sconcertante considerata la fragilità che affligge i nerazzurri). L’Inter va sotto solo appena dopo aver preso il primo gol e dopo essere rimasti in dieci contro undici con tre punte in campo, tre difensori e il centrocampo spompo al limite del possibile. Per quello che mi ha detto il campo, questa partita doveva finire in una vittoria nerazzurra, e il pareggio conquistato con il cuore e nonostante tutto e tutti vale tanto quanto.

Veniamo al match. Mancini nonostante i proclami in conferenza stampa schiera lo stesso efficace modulo che aveva bloccato la Roma all’andata all’Olimpico, con cinque centrocampisti e una sola punta: in questo modo la Roma non riesce a fare il suo gioco e l’Inter regola la partita a piacimento, tanto che è una partita contratta, che solo la sfiga fa terminare uno a zero per la Roma. Una mezza rovesciata disumana di Crespo finisce sul palo e poi rotola incredibilmente lungo tutta la linea fino a scavalcare l’altro palo e uscire, e Burdisso da solo in mezzo all’area incredibilmente incorna fuori, mentre Totti nell’unico mezzo tiro la butta dentro. Nel secondo tempo Mancini, che non ha mai e dico mai fatto un cambio prima del ventesimo del secondo tempo, decide di schierare il tridente per spingere e cercare pareggio o addirittura la vittoria: dopo cinque minuti si infortuna Maxwell e rimaniamo in dieci. Il solito culo, ovviamente, ontologicamente collegato alla Beneamata. Nonostante tutto riusciamo a resistere ai dieci minuti successivi dove andiamo sotto e Julio Cesar salva la porta almeno in un paio di occasioni. Acquistiamo coraggio e ci buttiamo all’arrembaggio: la stupidità e la boria di Mexes lascia la Roma in dieci e quello è il segnale per l’assalto finale, che porta al pareggio e per poco non porta al vantaggio e alla incredibile vittoria. Ma va bene anche così, dato che per tifosi e giocatori e come se fossero stati portati a casa i tre punti.

Veniamo alle indicazioni del campo: Julio Cesar è una sicurezza e sul gol non può nulla, mentre il comparto difensivo tutto sommato regge bene anche le assenze mostruose; Chivu e Burdisso reggono bene, Maicon è tornato al suo livello e Maxwell non svariona, anche se si infortuna; a centrocampo il ritorno di Vieira e Figo velocizza il gioco di un fattore due, oltre a innestare grandissima qualità e fantasia: il loro ritorno ad alti livelli è di grande auspicio per le residue speranze europee. Cambiasso è stanchissimo ma dà tutto quello che ha, mentre Zanetti ci mette il cuore e i polmoni, e un gol che vale moltissimo e pesa come un macigno. Stankovic è veramente un cadavere e speriamo tutti di rivederlo ad altri livelli. Davanti Crespo è in gran spolvero e solo il fato maledetto gli nega un eurogol da copertina, mentre Suazo non riesce a imbroccare un movimento che sia uno, deludendo. Balottelli dopo i primi cinque minuti di panico da esordio gioca con autorità e si merita la promozione in prima squadra.  

Un’ultima polemica nota su Rosetti: il suo arbitraggio si conferma infingardo e ostile all’Inter, ma senza eccedere in modo da non essere scorticato come succede ad altri fessi. Tiene ampiamente i cartellini in tasca contro la Roma, mentre non esita a estrarli contro i nerazzurri, ferma il gioco in attacco e nel dubbio fischia contro. Nessuno potrà imputargli niente, ma la difficoltà che abbiamo avuto nel portare a casa il pareggio gode del suo contributo. Furbetto. E i romanisti se si nascondono dietro l’alibi del secondo cartellino di Mexes si rendono ridicoli, gli augurerei di evitarlo.

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Una pausa di riflessione

24 Febbraio 2008 3 commenti

Un pareggio giusto sentenziato da un campo peggiore di quello di San Siro in una partita combattuta ma non particolarmente spettacolare. L’Inter arriva a Genova con la necessità di recuperare psicologicamente dopo la batosta di Liverpool (propiziata mi ero dimenticato di scriverlo dall’unico arbitro straniero citato nelle intercettazioni moggiane, oltre che dalla cacarella improvvisamente venuta ai giocatori nerazzurri), in una condizione che esalta in negativo quello che viene magnificato in altri momenti di campionato: fino a dicembre ogni formazione messa in campo giocava benissimo, mentre adesso in un momento di difficoltà fisica e non la variabilità delle relazioni in campo non facilità la compattezza mentale.  

L’Inter vede anche un momento di difficoltà di alcuni uomini chiave: Crespo, Figo, Vieira, Stankovic non sono al meglio; Matrix è inguardabile; Suazo non ha ancora imparato i movimenti senza palla che servono in una squadra come l’Inter; tre legamenti crociati saltati tra gli uomini più in forma. Nelle stesse condizioni altre squadre lotterebbero per un posto in Uefa, quindi dobbiamo avere fiducia nei ragazzi.

Venendo al campo: Julio Cesar è una sicurezza, incolpevole sul gol – molto bello – di Cassano propiziato da una stupidaggine – l’ennesima – di Matrix; Maicon ritorna a macinare chilometri e speriamo aggiusti anche la mira del cross per tornare il colosso che conosciamo; Maxwell non riesco mai a capire se c’è o non c’è con la testa prima ancora che con i piedi; come centrale il migliore che abbiamo preso in rapporto prezzo/qualità delle partite è incredibilmente Rivas, che, nonostante sia probabilmente un killer dei cartelli colombiani arrivato in nerazzurro per una partita di giro di dubbia origine, ha fatto il suo lavoro egregiamente; Matrix non si è più ripreso dall’infortunio che ha interrotto un momento di grazia che l’aveva strappato al girone dei  centrali irruenti e con poco tempismo: la speranza che ritorni il Matrix dell’anno scorso non muore ma si affievolisce drammaticamente. 

A centrocampo Cambiasso dopo aver giocato per tre per tutto il girone di andata è in evidente difficoltà atletica, proprio nel momento in cui ci serviva di più; Zanetti dovrebbe ritrovare la panchina a favore di giocatori con qualità tecniche maggiori, senza tante remore e con grandi ringraziamenti per il cuore che ci mette sempre; Vieira è ancora fuori forma e si vede, nonostante si incazzi al momento della sostituzione, con una reazione che meriterebbe una multa dalla società – se fossimo una società seria. Stankovic è un fantasma e per fortuna si accascia da solo: non fa un cross giusto, corre sulla fascia spompandosi, e rischiando di combinarne un’altra come sul gol di Gerrard (e la colpa è di Mancini che non vuole mai togliere il suo pupillo dal cazzo di campo). Figo non ha minuti nelle gambe ma grande classe e carattere: riaverlo per il ritorno con il Liverpool mi pare determinante. Maniche e Pelé sono un mistero.

Davanti l’assenza di Zlatan si sente di brutto, anche se la più grande gioia di questa domenica è il ritorno al gol di Valdanito Crespo, che se ritrova il feeling con l’area piccola può essere l’arma finale per il miracolo in Champions. Suazo non vale i soldi che lo abbiamo pagato, e sta finendo anche il bonus che gli è stato accordato dal popolo nerazzurro per aver rifiutato il Milan facendo fare una figura di merda colossale alla dirigenza rossonera.

Un pareggio di riflessione, onesto per quello che si è visto sul campo: i nerazzurri storcono la bocca per le ormai troppo prelibate abitudini, i doriani si possono leccare i baffi; contento Mancini da buon doriano, e Cassano da interista. NB: Cassano può giocare bene solo in una squadra come il Doria, dove è al centro dell’attenzione e delle moine di tutti; spero Mancini non se ne innamori a meno di non farlo dormire in stanza con Sinisa.  

 

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Sconfitta meritata (principalmente dall’arbitro, ma anche da Mancini e giocatori)

19 Febbraio 2008 16 commenti

 

Bilancio della serata completamente negativo: non contiamo nulla in Europa da un punto di vista diplomatico prima ancora che sportivo (un arbitraggio così con il Milan farebbe saltare molte teste nell’UEFA, ma domani nessuno dirà nulla); la squadra manca di personalità e non ha accennato ad aver superato la propria tara psicologica in Europa (vedremo al ritorno); infortuni nel settore più martoriato della stagione; pesanti conseguenze possibili sulle stagioni future (Moratti minaccerà Mancini di cacciata con ignominia, e questo – per quanto io non condivida spesso le scelte del Mancio – significa riportare indietro il lavoro societario di dieci anni). Insomma, una serata di merda.

L’Inter entra in campo con un vitello pazzesco: Cambiasso sembra Van der Meyde; Ibra e Cruz non riescono a vedere palla anche perché il centrocampo è praticamente posizionato a 5 metri dalla nostra area; la difesa sembra essere l’unico settore assettato, ma non basta in una partita così che devi giocare convinto di potercela fare. A peggiorare la situazione ci pensa l’arbitro, tanto per rispondere a chi mi rompe ancora i coglioni con i favori arbitrali pro Inter: due gialli su due falli inesistenti di Matrix e Inter in 10; nel frattempo anche un bel giallo a Chivu, stavolta più o meno meritato, mentre i Reds non collezionano neanche un cartellino giallo nonostante di falli ne abbiano fatti come, quanto e anche peggio dei nerazzurri. In 10 contro 11 ad Anfield sembra impossibile, e io per un attimo spero che stimoli il carattere dei ragazzi. Ci pensa Mancini a disilludermi: in 10 contro 11 ha sempre giocato con il 4-3-2, per non far abbassare la squadra, e mi pare la cosa più logica anche qui. Invece dopo il primo tempo mette in campo Vieira per Cruz, di fatto con un 4-4-1 senza una prima punta: Vieira si dimostra un gobbo stile Lippi (mandato all’Inter per rovinarci) e gioca come un poppante; Ibra da solo lì davanti non può fare nulla, perché va sempre incontro alla palla anziché cercare di dare profondità, ovviamente (non serve essere Mancini per sapere che sarebbe stato quello il risultato). Ma non basta: si infortuna Cordoba, l’unico che in queste condizioni regge decentemente; entra Burdisso che non fa rimpiangere poi molto il colombiano, in compenso però continuiamo a soffrire arroccati. Chi conosce l’Inter sa che è solo questione di tempo prima della botta di sfiga. Che infatti arriva all’85esimo con la deviazione di Maicon. Il 2-0 decisamente troppo pesante per quello che racconta campo e stagione delle due squadre, viene siglato da Gerrard grazie a Stankovic che non doveva neanche entrare in campo nel secondo tempo, magari sostituito da Suazo per un 4-3-2 di contropiede. Sullo scambio con Pennant, Stankovic non esce su Gerrard che infila con gran culo l’angolino impossibile e batte Julio Cesar. 

Due a zero è pesante, ma forse meglio così. Costringe Mancini e i ragazzi a meditare sui propri errori: se non faranno l’errore di diventare nevrotici e scenderanno in campo con determinazione e grinta, a San Siro si può ribaltare una gara come questa, dato che Benitez verrà a fare la muraglia umana in area. Ovviamente a patto che ci facciano giocare 11 contro 11, e che a nessuno venga il vitello. Siamo noi che dobbiamo dimostrare a noi stessi quello che valiamo. Se lo capiamo si può fare, altrimenti, sarà un altro Villareal, un altro Valencia, un altra Europa per noi impossibile. 

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Una partita da 18 minuti

16 Febbraio 2008 3 commenti

 

A Milano c’è stata la primavera tutta settimana, ovviamente venerdì sera ha iniziato a spirare il vento gelido dalla Groenlandia e la temperatura è scesa di 10 gradi. Il momento ideale per una partita che dura 18 minuti, il tempo di due gol di Suazo, che chiudono la partita e le speranze del Livorno, che dopo aver giocato con una squadra da serie B pensava di poter portare a casa un altro pareggio contro l’altra squadra di Milano (quella da serie A).  

La difesa con Burdisso-Chivu centrali non convince appieno, soprattutto il primo che non è proprio lo stesso giocatore pre-Valencia. A destra Maicon è tornato quello che conosciamo e Maxwell a destra sbaglia un milione di passaggi ma acquisisce convinzione quando scende verso l’area avversaria. A centrocampo Cambiasso e Zanetti fanno straordinari, Stankovic a sinistra non è nel suo ruolo ma sembra tornare ai suoi livelli, mentre Pelé è ancora lontano dall’essere un giocatore da Inter. Finalmente torna in campo Luis Figo, e la sua qualità  ci farà molto comodo: bentornato!

Davanti Suazo merita la sufficienza solo per i due gol: per il resto pecca di egoismo e di poca lucidità, e non fa un movimento senza palla giusto in tutta la partita. Crespo meriterebbe di metterla dentro per la voglia che ci mette, e solo la scarsa voglia di affondare del resto della squadra, che si accontenta di amministrare il vantaggio, gli nega questa felicità. 

Mancini sempre più uomo-società, che chiude la sua intervista dicendo: "non ci sono state polemiche, non so come faranno questa sera ad andare in onda le trasmissioni sportive". Mitico.  

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Una vittoria, molte preoccupazioni, una chicca

11 Febbraio 2008 5 commenti

 

Una partita piuttosto brutta, come brutte e tignose sono state quasi tutte le partite di questa giornata di campionato, ma che riusciamo a portare a casa, nonostante tutto. Il primo tempo è inguardabile, con un solo tiro in porta, di Izco, al 35esimo. Il secondo tempo è caotico e non bello, ma il Catania abbassa il ritmo e il Mancio punta sul tridente. Il risultato promuove la scelta, con un gol in posizione irregolare di Cambiasso e il raddoppio regolarissimo di Suazo (non me la menate, che non sono certo gli episodi più dubbi della giornata), ma parecchie ombre si scorgono all’orizzonte.

Dietro Julio Cesar è praticamente senza voto, le fasce sono presidiate da quattro terzini e la carenza di spinta si fa sentire: da quando esce Jimenez per Pelé, a destra ci sono Burdisso-Zanetti, a sinistra Maxwell-Chivu. La coppia centrale Cordoba-Matrix al momento è incredibilmente meno determinata e determinante di Samuel+unoqualsiasi, e a centrocampo anche Cambiasso uno e trino non può fare argine da solo. Infatti sulla mediana non esiste né filtro né impostazione e il duo Cruz-Ibra sta davanti ad aspettare spioventi e cercare di fare il miracolo. 

A un certo punto il Mancio decide di provare il tutto per tutto, toglie un Chivu  opaco per un Suazo alla ricerca del gol in un tridente. Complice la riduzione del ritmo degli avversari, iniziamo a giocare un po’ di più e il Catania soffre, fino a che non li infiliamo. Il secondo gol chiude la partita e per giustizia graziamo Polito altre volte. Se non si guardano i tabellini in cui contano come tiri anche quelli sugli spalti, il Catania ha tirato una volta sola, noi almeno 7-8. Fine della discussione.

Le preoccupazioni sono relative allo stato generale della squadra: dopo la pausa si pensava a un richiamo di preparazione e quindi a qualche partita sulle gambe, per poi rodare la formazione tipo in vista della Champions e dello scontro diretto. In realtà delle partite post pausa abbiamo giocato bene solo le due partite con la Juve in Coppa Italia, mentre in campionato abbiamo giocato tra il male e il così-così. La formazione non è mai stata la stessa, tra infortuni, ricadute e cartellini improvvidi, e si vede, perché il gioco non ha nessuna fluidità. Spero in qualche miracolo di società e staff tecnico in questi prossimi dieci giorni, ma ho la sensazione che soffriremo di brutto. Speriamo per il meglio.

La chicca è che devo iniziare a ripensare la mia poca propensione per il Mancio, dato che dopo la stoccata sulle vedove, oggi mi ha dato la più grande soddisfazione degli ultimi anni di media sportivi: dire in diretta a un controcampo infarcito di rossoneri a tessere peana alla squadra del Presidente Silvio, che il motivo per cui si parla sempre in determinati modi del Milan e in altri dell’Inter ha una forte relazione con  chi paga gli stipendi dei collaboratori e redattori della trasmissione. Impagabile, e purtroppo troppo vero non solo nello sport. Grazie Mancio.

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Rigore regalato, vittoria meritata.

3 Febbraio 2008 4 commenti

 

Lo striscione della curva che inaugura la partita "Dopo anni di stampa asservita, silenzio stampa tutta la vita" risulta profetico: infatti domani riprenderanno i caroselli che cercheranno di dare un’idea falsa di questa partita. Leggeremo migliaia di battute sul rigore inesistente dato all’Inter al 33esimo del primo tempo e nulla sul resto dell’operato di arbitro e guardalinee (soprattutto) che definire scandaloso è un complimento al termine scandalo. Tagliavento andrebbe sicuramente fermato, ma non tanto per il rigore a nostro favore, sulla cui azione è lontano e ingannato dal movimento a braccia larghe di Vannucchi, quanto per il resto della direzione di gara con cartellini buttati lì un po’ a caso, si ha l’impressione più per compensare l’errore che non per dirigere correttamente la partita. Lo stesso fallo di Vieira ho molti dubbi che ci fosse, tantomeno che fosse da punire con l’ammonizione, anche se il francese non si ricorda di non giocare più nella juve e quindi di non potersi permettere di mandare a cagare l’arbitro. Sicuramente nel finale un tocco di mano volontario e un pestone a gioco fermo su Julio Cesar varrebbero l’espulsione di Pozzi, ma anche in questo caso Tagliavento tiene i cartellini nel taschino. Ma il vero danno della partita è il guardalinne lato Sud (non so chi fosse) che non vede che sul rigore Vannucchi prende la palla con il lato della testa, e segnala decine e decine di fuorigioco inesistenti contro l’Inter, di cui uno clamoroso a centrocampo in cui Cruz è tenuto in gioco da due giocatori lontani almeno dieci metri. Di tutto questo si dovrebbe parlare, e non del rigore in sé, certamente inesistente. Una partita giocata per l’ennesima volta in dieci che testimonia che la vittoria è meritata, nonostante l’errore arbitrale che dà ragione dell’1-0.
Mancini certamente ci mette del suo schierando la squadra a caso: parte con il rombo, poi non funziona e dopo dieci minuti sposta Jimenez ala destra (che ha sempre fatto cagare in quel ruolo) e Vieira ala sinistra (!!!!!!), un ruolo in cui in quindici anni di carriera non ha mia e dico mai giocato. Dietro prima mette Matrix e Burdisso centrali, poi arretra Zanetti terzino, poi mette Rivas terzino destro, poi lo sposta centrale, un vero delirio. La squadra macina male e portiamo a casa il risultato grazie a uno strepitoso Julio Cesar (migliore in campo e non solo per aver parato il rigore che poteva dare il pareggio alla squadra di brocchi gobbi e rossoneri di Malesani) e a un Ibra generoso quanto deciso a non andare in porta da solo. Partite così adombrano il buon ritmo che si stava prendendo, e speriamo che sia l’ultima, perché uscendo dallo stadio rimane solo l’amaro in bocca di non mettere a tacere i nostri detrattori.
Veniamo ai giocatori: di Julio abbiamo già detto, oltre al rigore, para due conclusioni di Pozzi e Buscé veramente velenose su cui è coperto, esce bene e con tempismo e non si fa mai sorprendere. La vera sorpresa del reparto è Tyson Rivas, che è molto meno brocco di quello che sembra, con due piedi molto migliori di Cordoba che mette in evidenza con un paio di lanci millimetrici per Ibra. Come terzino non vale niente, ma come centrale sembra dare i suoi frutti. Zanetti come terzino fa il suo ma ormai pare completamente addestrato al centrocampo, da cui fa anche un paio di discese con le quali potrebbe segnare se non avesse fatto voto di non tirare mai in porta penso dalla sera della finale di coppa Uefa. A sinistra Chivu come terzino mi piace, e Maxwell dimostra uno stato di forma decente, anche se dovrebbe imparare a passare la palla prima e non farci cagare addosso con quel tocco in più che può regalare all’avversario una ripartenza. Matrix sembra essere tornato sui suoi livelli e questo è una grande conquista.
A centrocampo Vieira è il fantasma di sé stesso, quando poi è spostato come ala sinistra scompare dal campo per riapparire nell’azione dell’espulsione: l’azione per me non è fallosa e tantomeno da giallo, ma il francese non capisce che dopo un giallo si sta muti e si riprende a giocare, regalandoci la terza partita su quattro in dieci uomini. Cambiasso gioca per quindici persone e se Julio non meritasse di essere l’uomo partita, lui sarebbe il successivo candidato. Fino a che resta in campo Stankovic fa vedere il meglio di sé con aperture di gran classe e tiri che ci fanno rimpiagere la sua presenza. Esce dopo meno di 50 minuti per un problema alla coscia: speriamo non sia grave, perché sarebbe una brutta tegola perderlo di nuovo. Jimenez è impalpabile e quando viene spostato laterale di destra se ne sancisce la definitiva scomparsa dal campo: è come Burdisso a centrocampo, Mancini non la vuole capire, ma Jimenez è un giocatore da una sola posizione: dietro le punte.
Davanti Ibra gioca per tre, anche se come sempre anziché tirare indugia cercando il compagno. Fino a che c’è Cruz la cosa funziona e nessuno teme nulla davanti. L’ingresso di Suazo al rientro da un lungo infortunio muscolare dovrebbe essere la mossa giusta: dare profondità alla squadra in inferiorità numerica con lanci lunghi e galoppate. In realtà l’honduregno non scatta mai, non fa salire la squadra e sbaglia delle palle gol incredibili: partite come queste fanno pendere il bilancio del suo acquisto verso il bidone anziché verso l’affare. Speriamo si rifaccia.
In questa giornata in cui ci conquistiamo con i denti e con il culo una vittoria, la Roma perde a Siena, come ogni volta che ha giocato fuori casa dopo aver accorciato il distacco dall’Inter (v. Empoli-Roma 2-2): forse la boria fa peggio alla Roma che non la stampa all’Inter. Chiudo con la previsione di un meritato e gaudente nuovo silenzio stampa, e con la speranza di un buon lavoro in settimana dei nerazzurri per prepararsi alle prossime partite: non siamo sicuramente al massimo e dobbiamo esserlo entro il 19 febbraio.

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Maggiori e minori

30 Gennaio 2008 7 commenti

Dopo aver regalato due pareggi illusori alla neopromossa bianconera, Mancini schiera per l’ennesima volta una squadra con tre titolari a pieno regime e due titolari appena rientrati da infortunio… E vince la scommessa. Con tre pere, di cui due di Supermario Balottelli e una del cecchino antigobbo Cruz, mandiamo a casa la Juve che tramite il suo organo di stampa aveva definito la partita di stasera come "vale più di uno scudetto". Buono a sapersi. L’Inter nel primo tempo soffre un po’ la squadra non rodata e la difesa totalmente inedita, ma nonostante questo rischia di chiudere i primi 45 minuti in vantaggio. Nel secondo tempo si assetta e la Juve non vede più palla, nonostante un paio di conclusioni dalla distanza che esaltano Toldone, incassando una sconfitta molto amara.

Mancini fa scendere in campo una difesa che è un invito a dimostrare le proprie capacità balistiche: Maxwell a sinistra (che spinge bene e copre dignitosamente), Maicon al rientro da un infortunio fa vedere quanto vale il suo apporto nelle discese nerazzurre, Rivas-Cordoba coppia centrale made in colombia, terrore di avversari (per possibili fratture) e tifosi (per possibili papere che puntualmente arrivano). Dei due è Cordoba a farsi dare metri e metri in pochi istanti da Iaquinta su ogni pallone, mentre il pugile Terrorizer mostra anche discrete qualità di anticipo e di uscita palla al piede: incredibile!

A centrocampo Maniche e Pelé non sono in grandissima giornata, anche se il primo prende un palo clamoroso (clamoroso per la demenza di Belardi), Stankovic assente nei primi 45 minuti e Jimenez assente fino alla sua sostituzione (deve farne di strada per convincere la società a riscattarlo, ma ha tempo). Quando entra Vieira la differenza è sostanziale: lo odio per quanto ci ha fatto penare per vederlo in campo ma fa una differenza abissale quando c’è. Zanetti per una volta entra e non sa bene che cazzo di pesci pigliare, ma la partita è già in saccoccia. 

Davanti Cruz accompagna per mano un giovane che già da quest’estate ho indicato (ho i testimoni) come avere grandi numeri: Supermario Balotelli. E’ nero e per questo già mi sta simpatico, ha messo in luce grandi doti sullo stretto, in velocità e grande senso della porta, con una doppietta il cui secondo gol mi rimarrà nel cuore a lungo. Se riesce a tenere la testa bassa e a conoscere un po’ di umiltà sarà un grande campione. Speriamo. Intanto complimentiamoci. 

La gara in sé è molto viva, e al Juve dei maggiorenni soprattutto dietro fa veramente una figura barbina di fronte al nostro minorenne. Saccani decide bene sugli episodi decisivi, ma nella fase centrale di gara tira fuori i cartellini troppo presto, autocostringendosi a evitare il loro uso in casi più meritori: vale per Pelé, per Balotelli stesso, per Salihamizic, per Nocerino, per Legrottaglie, quantomento. Il rosso a Camoranesi che fa un fallo stupido e tutto nervosismo per il flop che sta facendo la squadra in cui sta giocando e da cui voleva scappare al pari di Ibra e Vieira. Scene che fanno male al cuore Nedved l’assassino e la giraffa nera che scherzano a metà campo durante l’intervallo tra i due tempi. Speriamo che sia l’ultima volta.

Un’ultima nota: godo.  

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E’ chiaro: c’è sudditanza!

27 Gennaio 2008 18 commenti

 

E’ chiaro, no? C’è sudditanza, lo dicono tutti, anche se a questo punto verrebbe da chiedersi di chi nei confronti di chi. L’unica certezza che esce dalla partita di Udine è che per rendere interessante il campionato (per gli altri) noi dobbiamo giocare in dieci e vederci annullare almeno un goal regolare (e la Roma deve giocare in superiorità numerica). Giocando di nuovo 10 contro 11 per settanta minuti, l’Inter colleziona 6 o 7 occasioni da gol, mentre l’Udinese tira in porta seriamente una volta sola. Il verdetto di Udine è che gli avversari si devono cagare addosso, e che se pennivendoli, piangina e media vari vogliono rendere il campionato più interessante facendoci giocare in 10 che ce lo dicano prima, così almeno scegliamo noi chi non schierare.

Dalla partita di Udine ho capito anche altre cose: che un colpo sulla palla vale una seconda ammonizione con rosso se vesti la casacca della Beneamata, mentre è regolare se vesti altre casacche; che un calcio volante nella schiena al limite dell’area è un fallo a due senza giallo; che i falli nostri sono più "da ammonizione" di quelli altrui; che strangolare l’avversario in area è fallo di chi è strangolato. Soprattutto scopro che le regole del calcio le decidono i media asserviti (o forse dovrei dire sudditi?) all’antico duopolio (e nostalgici) e gli arbitri le applicano. Domani infatti non ci saranno titoli tipo: "Pasticcio Udinese!"; "Rosetti deve essere fermato un mese!" (come Gervasoni); "La Roma è aiutata dagli arbitri?". Fosse per me continuerei il silenzio stampa a oltranza.

In sé la partita dal punto di vista tecnico ci dice che la squadra sta risalendo dopo la scarsa forma mostrata nelle prime uscite del 2008. Per il resto non ci sono grandi dati da evidenziare, perché la cosa interessante sta altrove, nella vomitevole prestazione di arbitri e guardalinee. Usciamo dando un segnale di grande forza calcistica, fisica e psicologica, anche se lo pagheremo nei muscoli, speriamo non ad Anfield Road. Ora guardiamo a mercoledì, sperando di poter giocare in 11 contro 11 e non 12 contro 11 (non nel senso che i senza vergogna gobbi intendevano con il loro striscione a san siro mercoledì scorso dopo venti anni di malefatte, ma nel senso che intendo io, con la forza del gruppo che conta come un uomo in più per noi e pareggia la storica avversità arbitrale (non sempre in buona fede, come si sa ampiamente)).

 

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