La Lega dei Citroni: EUR-eka!
Nella partita successiva al killeraggio tagliaventiano il Mago Mourlino ha solo tre ordini per i suoi uomini: a) buttiamola dentro; b) dietro non si molla un millimetro in pieno stile molossiano; c) voi a centrocampo mettetevi sti pannoloni con addittivo stitico e vediamo se riusciamo a evitare figure di merda. Tre su tre. Formazione obbligata dietro e davanti, in mezzo punta su un mediocampo tecnicamente capace e mediamente fisico.
Passano tre minuti e il Principe sfodera la spada e si lancia in avanti a spron battuto, stop, finta, palla sul primo palo. San Siro esplode. Un gol subito cambia il volto del match. E infatti tutti respirano meglio. Nonostante le precauzioni Mourliniane il Drago ha le mutande sporche, come ogni volta in Europa – e non me la si meni con la condizione fisica che quella è una scusa dal 60esimo minuto in avanti, non dal 60esimo secondo. Anche il Pelato gioca 45 minuti a testa bassa e con la palla che scotta tra i piedi, mentre la Statua di Sale ha il solito dinamismo tipico del Platano Atlantico. Il suo assist per il Leone che smarca il Principe per l’affondo totale è oro colato, ma il resto non va. I Cavalieri Azzurri nemici accusano un po’, ma in mezzo i loro due uomini tra le linee insieme a due uomini per fascia vanno sempre via al trittico terzino-Pelato-mediocampista nerazzurro (Drago da un lato, Statua di Sale dall’altro). Poco dopo il Leone ha sul piede la palla per chiudere il match, ma svirgola come un Martins qualsiasi. Tutto lo stadio lo perdona, ma a denti stretti.
Con l’andare del tempo gli Azzurri si rianimano, noi rinculiamo e il rapporto tra il nostro e il loro possesso palla scende. Non è una buona idea e cominciano ad arrivare le loro occasioni: il momento peggiore è la traversa strepitosa centrata da Drogba, anche se come al solito nasce da una punizione che è un capolavoro di fantasia di Mejuto Gonzales. La seconda parte del primo tempo si soffre un po’, e al 46esimo rischiamo di brutto, ma in Europa non ci sono i Rocchi, i Tagliavento, i Rosetti e compagnia cantante. Per inciso il rigore ci poteva stare, ma sarebbe stato francamente ingiusto.
Nell’intervallo Mourlino piglia a scarpate tutti negli spogliatoi perché sa che se non tiriamo fuori la testa – e altri oggetti sferici appartenenti al corpo umano – sono volatili per diabetici. I nostri eroi scendono in campo motivatissimi, ma consentono a Ivanovic di passeggiare palla al piede per tutto il campo fino a servire Kalou che imbrocca la traiettoria che frega Julione l’Acchiappa-pilastri-di-cemento-in-faccia. Bestemmie ovunque, ma la reazione c’è. Il Drago e il Pelato finalmente giocano a calcio e con un doppio tiro rimpallato la mette dentro. E’ a questo punto che accade la cosa più stupefacente che un interista abbia visto da moltissimi anni: il Mago Mourlino toglie la Statua di Sale e mette Supermario. Poi la Pantera per il Leone. Nessuno lo ha mai fatto all’Inter. Il messaggio è chiaro e gli Azzurri rinculano, dando la chance a Mario insieme al Pelato di fare il terzo gol. Il rammarico è grande, ma il risultato rimarrà fissato sul 2-1. Soffriamo solo gli ultimi dieci minuti stremati, ma la diga di un monumentale Orco e di un incredibile Muro non viene giù. Se ci chiedevamo perché l’Orco è il Capitano del Brasile adesso lo sappiamo. Perché è una bestia in grado di annullare Drogba.
EUR-eka! I nerazzurri fanno la partita che i tifosi aspettano da dieci anni, dai tempi di Inter-Real Madrid già rievocato. La difesa interamente diffidata riesce a non prendere neanche un cartellino, il centrocampo dopo 45 minuti sabbatici riesce a scoprire come si gioca in Europa, e davanti sfruttiamo una occasione su due. Grande cinismo, grande concentrazione ogni istante, grande carattere e determinazione. Godiamo. Godiamo fino in fondo. Finalmente. Ma ricordiamoci che ci sono ancora novanta minuti da giocare.