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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

La Lega dei Citroni: EUR-eka!

25 Febbraio 2010 7 commenti

 

Nella partita successiva al killeraggio tagliaventiano il Mago Mourlino ha solo tre ordini per i suoi uomini: a) buttiamola dentro; b) dietro non si molla un millimetro in pieno stile molossiano; c) voi a centrocampo mettetevi sti pannoloni con addittivo stitico e vediamo se riusciamo a evitare figure di merda. Tre su tre. Formazione obbligata dietro e davanti, in mezzo punta su un mediocampo tecnicamente capace e mediamente fisico.

Passano tre minuti e il Principe sfodera la spada e si lancia in avanti a spron battuto, stop, finta, palla sul primo palo. San Siro esplode. Un gol subito cambia il volto del match. E infatti tutti respirano meglio. Nonostante le precauzioni Mourliniane il Drago ha le mutande sporche, come ogni volta in Europa – e non me la si meni con la condizione fisica che quella è una scusa dal 60esimo minuto in avanti, non dal 60esimo secondo. Anche il Pelato gioca 45 minuti a testa bassa e con la palla che scotta tra i piedi, mentre la Statua di Sale ha il solito dinamismo tipico del Platano Atlantico. Il suo assist per il Leone che smarca il Principe per l’affondo totale è oro colato, ma il resto non va. I Cavalieri Azzurri nemici accusano un po’, ma in mezzo i loro due uomini tra le linee insieme a due uomini per fascia vanno sempre via al trittico terzino-Pelato-mediocampista nerazzurro (Drago da un lato, Statua di Sale dall’altro). Poco dopo il Leone ha sul piede la palla per chiudere il match, ma svirgola come un Martins qualsiasi. Tutto lo stadio lo perdona, ma a denti stretti.

Con l’andare del tempo gli Azzurri si rianimano, noi rinculiamo e il rapporto tra il nostro e il loro possesso palla scende. Non è una buona idea e cominciano ad arrivare le loro occasioni: il momento peggiore è la traversa strepitosa centrata da Drogba, anche se come al solito nasce da una punizione che è un capolavoro di fantasia di Mejuto Gonzales. La seconda parte del primo tempo si soffre un po’, e al 46esimo rischiamo di brutto, ma in Europa non ci sono i Rocchi, i Tagliavento, i Rosetti e compagnia cantante. Per inciso il rigore ci poteva stare, ma sarebbe stato francamente ingiusto.

Nell’intervallo Mourlino piglia a scarpate tutti negli spogliatoi perché sa che se non tiriamo fuori la testa – e altri oggetti sferici appartenenti al corpo umano – sono volatili per diabetici. I nostri eroi scendono in campo motivatissimi, ma consentono a Ivanovic di passeggiare palla al piede per tutto il campo fino a servire Kalou che imbrocca la traiettoria che frega Julione l’Acchiappa-pilastri-di-cemento-in-faccia. Bestemmie ovunque, ma la reazione c’è. Il Drago e il Pelato finalmente giocano a calcio e con un doppio tiro rimpallato la mette dentro. E’ a questo punto che accade la cosa più stupefacente che un interista abbia visto da moltissimi anni: il Mago Mourlino toglie la Statua di Sale e mette Supermario. Poi la Pantera per il Leone. Nessuno lo ha mai fatto all’Inter. Il messaggio è chiaro e gli Azzurri rinculano, dando la chance a Mario insieme al Pelato di fare il terzo gol. Il rammarico è grande, ma il risultato rimarrà fissato sul 2-1. Soffriamo solo gli ultimi dieci minuti stremati, ma la diga di un monumentale Orco e di un incredibile Muro non viene giù. Se ci chiedevamo perché l’Orco è il Capitano del Brasile adesso lo sappiamo. Perché è una bestia in grado di annullare Drogba.

EUR-eka! I nerazzurri fanno la partita che i tifosi aspettano da dieci anni, dai tempi di Inter-Real Madrid già rievocato. La difesa interamente diffidata riesce a non prendere neanche un cartellino, il centrocampo dopo 45 minuti sabbatici riesce a scoprire come si gioca in Europa, e davanti sfruttiamo una occasione su due. Grande cinismo, grande concentrazione ogni istante, grande carattere e determinazione. Godiamo. Godiamo fino in fondo. Finalmente. Ma ricordiamoci che ci sono ancora novanta minuti da giocare.

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Inter in Wonderland: Deus ex Mafia

22 Febbraio 2010 20 commenti

 

Venerdì sera anziché chiudersi nelle stanze del ritiro prepartita, gli eroi nerazzurri si sono trovati di fronte all’ennesima sorpresa di Mago Mourlino: ad attenderli fuori dalla Pinetina hanno trovato una scialuppa, che li ha condotti sul veliero dell’Ammiraglio di Setubal, armato di tutto punto e pronto a prendere il largo. L’aria mefitica della serie di Oz Mourlino l’ha capita da un pezzo, ma pur nella putrida Terra dei Cachi esistono luoghi che non possono essere condizionati dalla potere, dal malaffare, dai vizi umani, o almeno così pensava Mou: l’Oceano di Oz, il condottiero lo sa, rimane un luogo di leale confronto, dove vince il più scaltro, il più forte, il più feroce, ma non il più furbo o il più ammanicato. La spietata legge del mare.

E allora di fronte alle fetide correnti della volontà dei Palazzi dei Cachi, Mourlino ha deciso di giocare questo episodio della nostra saga avventurosa sui marosi impervi dell’Oceano, il viso sferzato dalle onde e dalle folate di bufera, sul cassero di poppa a gridare ordini che si perdono nel vento, mentre i nostri eroi si improvvisano marinai e corsari: chi sotto coperta a svuotare con le pompe la stiva, chi sul ponte, chi al timone sotto gli occhi di fuoco dell’Ammiraglio, chi avvolto tra vele e sartiame.

Quello che Mourlino non aveva considerato era che anche nella nostra umile narrazione lo spazio per il confronto leale è molto risicato: sulla scena scossa già dal rombare dei cannoni di babordo e dal raffazzonato fuggi fuggi dei nostri avversari ciclisti (come si evince dalle loro casacche) sbalzati di botto su una nave poco più che mercantile a ingaggiar battaglia, irrompe Eolo, aka Tagliavento, la mano armata di malafede della necessità storica che i nerazzurri non vincano il campionato ancora una volta. Non sono così certo che non ci sia una regia (come il titolare del blog), ma non sono neanche certo che ci sia: per i giornalisti è meglio così, per i media è meglio così, per chi deve mandare avanti la baracca è meglio così, per chi per anni ha sfruttato il malaffare è meglio così, per chi per decreto deve vincere qualcosa se non tutto e per ora non lo sta facendo è meglio così. Insomma un deux ex mafia conviene a tutti, tranne che a noi tifosi, giocatori, dirigenti della Beneamata.

Eolo spazza il ponte del Galeone Nerazzurro, scagliando nei flutti il povero Muro e Speedy Gonzales, imponendo il giro di chiglia ai nove restanti giocatori, con la beffa dello sventolio di sulfuree bandiere gialle contro di loro alla minima imprecazione. E all’altro fronte della battaglia porge solo le terga, perché gli improvvisati Bacicin (…vattene a ca’, ta moe t’aspeta!) ne dispongano a loro piacimento. Lo shock di quest’ultimi è talmente forte che in 11 contro 9 non si vedrà un tiro in porta manco a pagarlo a peso d’oro. Per tutelarsi dalle critiche e dalle malelingue poi, Eolo pensa bene di espellere anche il Pazzo – che avrebbe dovuto essere scagliato anche lui in mare da almeno una quarantina di minuti buoni dopo il suo duello all’arma bianca sleale con l’Orco – così da dare la possibilità ai cerchiobottisti del circo(lo) mediatico di vico dei miracoli di argomentare ancora una volta con la scusa della scarsa serata dell’arbitro.

In tanti anni non ricordo un tentativo tanto plateale e spudorato di condizionare l’andamento di un campionato come quello che l’Inter sta subendo. Forse solo nel 1998 abbiamo visto qualcosa di vagamente assimilabile. E non è questione di singoli episodi, ma di andamento generale: in 5 giornate abbiamo collezionato in una partita due rigori contro e una mancata espulsione avversaria, in un’altra due mancati rigori a favore, in un’altra due espulsioni e un rigore contro, in un’altra due espulsioni e quasi una terza contro. A pensare male si fa peccato ma ci si prende quasi sempre. E non è solo una questione di campionato: se per tre anni prima delle sfide europee giochi partite in 10 (o addirittura 9) contro 11, il disegno di penalizzarti anche in Europa per avere modo di puntarti il dito contro dopo l’ennesima figura di merda è patente e scientifico. D’altronde conosciamo già le litanie che ci attendono nei prossimi giorni: "è colpa di Mourlino che esaspera gli animi" (come se la colpa dell’omicidio fosse della vittima che non ha schivato il proiettile); "era una serata no dell’arbitro"; "Mourlino non si può trincerare dietro queste cose perché l’Inter è comunque la più forte"; "la mafia non esiste"; e altre nefandezze scrivendo e discorrendo. D’altronde anche l’edicolante dove ho comprato il giornale stamattina – interista evidentemente della famiglia degli "obiettivi ad libitum anche quando gli altri ti stanno pisciando in testa" – mi ha aperto gli occhi: "E’ colpa di Mourinho" – mi ha detto – "In Italia non puoi dire le cose come stanno, non puoi cambiare le cose; devi adeguarti". Vox Populi Vox Dei.

Quando l’Inter ha tardato a rientrare in campo dagli spogliatoi per il secondo tempo ho sperato che qualcuno avesse spaccato una sedia in testa a Tagliavento, o in alternativa che Moratti avesse imposto di non far disputare il resto del match: avremmo perso a tavolino e ci avrebbero penalizzato in campionato con qualche punto, ma se proprio devono impedirci di vincere regolarmente il campionato sul campo, che almeno abbiano l’indecenza di farlo a viso aperto. Dimostriamo che la dignità non è un bene di facile commercio. Che ci facciano partire direttamente con un handicap, ma che ci evitino gli spettacoli osceni che abbiamo dovuto testimoniare stasera a San Siro. Arrivo a casa e scopro che il massimo che possiamo permetterci è il silenzio stampa: avrei preferito che parlasse solo Moratti, dicendo che l’anno prossimo l’Inter si iscriverà alla Premier o a qualsiasi altro campionato, e che da oggi ogni rapporto con stampa, lega e figc sono sospesi fino a data da determinarsi. Visto che diamo così fastidio, che facciano a meno di noi. Ma non tentino di nuovo di metterci i bastoni tra le ruote: Mourlino per la prossima gara ha già preparato le armi pesanti. E ogni tifoso che si rispetti deve schierarsi dietro il suo Condottiero e partecipare alla battaglia. Io ho già messo l’elmetto e sono in trincea, in questa nostra infinita, perenne, Stalingrado nerazzurra. Take no prisoner.

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Inter in Wonderland: pareggismo senza limitismo

15 Febbraio 2010 14 commenti

 

Il Mago Mourlino manda in campo una formazione che sulla carta dovrebbe spaccare il culo ai passeri. E anche ai tarantolati partenopei. Invece quest’ultimi partono a mille all’ora, con in mano una piantina accurata delle buche del campo del San Paolo che permette loro di vincere ogni singolo rimpallo o controbalzo. Pazzesco. I nostri costruttori di gioco sono mezzi conciati, e in ogni caso pressati da tre avversari per volta: non si capisce se Mourlino abbia istruito i nerazzurri a giocare in slow motion, o se gli uomini di Mazzarri Vien dal Mare abbiano tutti fatto visita a una camera iperbarica nella notte.
In campo per 15-20 minuti c’è solo una squadra e non è prima in classifica. A centrocampo gli azzurri scorrazzano come vogliono e non c’è un raddoppio uno che funzioni: il Pelato non vede biglia da 270 minuti, l’Olandesina è ancora traumatizzato dalla squalifica e Calimero viene fatto a pezzi ogni contrasto, tanto che all’intervallo non rientrerà in campo per insufficiente percentuale di componenti corporei atti a disputare un match di calcio: non è mica un macronauta! Dopo 20 minuti i tarantolati si calmano un secondo, non prima di aver centrato da 30 metri una traversa clamorosa e di aver impegnato Giulione in una parata strepitosa su colpo di testa di Denis.
Mourlino ordina: fate girare la palla e fateli stancare. Detto fatto. E Rosetti, fedele alla sua missione, ci nega un rigore clamoroso per una parata in area di Contini (nessuno mi venga a dire che quello è un movimento naturale delle due braccia, per piacere). Calimero si toglie anche lo sfizio di centrare l’incrocio dei pali con un tiro incredibile. Ma il primo tempo finisce a reti inviolate.
Nel secondo tempo rientriamo con Marika al posto di Calimero, guadagnamo in qualità e perdiamo un pochino in forza. Ma il Napoli corre meno e gli eroi nerazzurri emergono. Oltre alle piantine i partenopei montano delle calamite sugli scarpini e diventa difficile portare via palloni, ma nessuno capisce perché non si riescano a fare tre passaggi di fila quando si supera la metà campo. Per 15 minuti spingiamo: il Principe viene abbattuto in mezzo all’area ma per l’ennesima volta Rosetti chiude entrambi gli occhi; la Pantera ha la palla giusta ma la spare in faccia al portiere.
Mourlino suona l’ordine in controtendenza: teniamo palla e teniamo il pari. I partenopei si rifanno sotto e centrano un palo clamoroso con Quagliabella, poi sprecano due palle nitiderrime con Denis. Soffriamo, ma portiamo i carri armati fuori dal San Paolo con un punto a fronte degli zero conquistati negli ultimi due anni.
La squadra sembra un po’ imballata: problema di testa? di gambe? di cosa? Ce lo dica Mourlino. Di sicuro alcuni interpreti sono un po’ conciati: il Leone sopra tutti e a seguire il Pelato. Nelle ultime sette fuori casa, sei punti. A parte la vittoria di misura con il Chievo non vinciamo in trasferta da novembre. Qualcosa che non quadra c’è. E la dimostrazione è che il migliore in campo è stato il Capitano d’Acciaio, indice chiaro che la squadra non ha girato per nulla. Dopodiché i punti persi sono quelli con il Parma e non certo un pareggio a Napoli, ma una prestazione negativa via l’altra non si può archiviare come se non fosse nulla. Certo, abbiamo messo fieno in cascina, ma non durerà per sempre. Certo, contro di noi le squadre arrendevoli come quelle viste contro le nostre dirette inseguitrici in questo turno non si vedono mai. Ma non possiamo cercare alibi. Se vuoi vincere, devi mordere. Sempre. Devi giocare a calcio e dimostrare sul campo la tua superiorità. Stasera e non solo stasera si vede quanto il progetto Mourliniano sia ancora acerbo: gli manca quella continuità e solidità che hanno fatto del vate di Setubal un fenomeno calcistico. Stringiamo i denti e guardiamo avanti. Però i pareggi hanno un po’ rotto le palle. Onestamente. 

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Inter in Wonderland: anche Dio sbaglia (sarò espulso?)

11 Febbraio 2010 Commenti chiusi

 

Non è sempre domenica, recita un vecchio adagio, e in effetti oggi è proprio mercoledì. Si gioca sotto il nevischio alle nove di sera, anziché con il sole delle tre di pomeriggio, solo perché cinque ore prima aveva fioccato copiosamente (ma non sul terreno): misteri delle decisioni irrevocabili e a petto gonfio di questori e gestori del pallone italiota. La Terra dei Cachi, appunto. Le prime inquadrature del match sono per il nostro Mago Mourlino: lo sguardo torvo e annacquato, gli occhi rossi, il broncio. Tutti si chiedono perché sia incazzato come un caimano a digiuno da settimane, fino a che non pensano alle cose fondamentali (e dico fondamentali) accadute nella prima parte della settimana: il virus influenzale intestinale che sta sgominando intere famiglie e che deve aver colpito anche il nostro stregone condottiero, influenzandone la serenità di giudizio (la scelta di reiterare Cordoba terzino sinistro non si spiega altrimenti); la decisione della Lega sul rosso per le bestemmie che ha portato il divino di Setubal a chiedersi per 24 ore intere se un vaffanculo diretto a lui conti per il rosso o no (anche questa carenza di sonno spiegherebbe facilmente gli errori di valutazione sulla condizione di alcuni giocatori e sulla loro necessità di riposo, gli attaccanti innanzitutto). A questo proposito poi sarà interessante vedere se ci sarà l’applicazione della prova tv per il d*****e che Lucarelli ha scaraventato in direzione dell’uomo con la bandierina in diretta nazionale. Forse però la regola vale solo se vesti di nerazzurro.

In ogni caso scendiamo in campo con una difesa relativamente inedita con un solo grande punto di debolezza apparente: Speedy Cordoba terzino sinistro contro una squadra che fa della velocità sulle fasce la sua arma principale. Infatti Biabiany gli farà vedere i sorci verdi per tutta la partita, ma è anche vero che prendersela con un nonno ex velocista e con Matrix è come sparare sulla Croce Rossa (che peraltro detiene ancora metà del tuo cartellino). La falla inaspettata è quella a destra dove si presenta in campo un Colosso dai Piedi di Balsa, in una di quelle serate in cui vorresti vederlo sostituito al quindicesimo giusto per vedere usare un peso e una misura dal nostro Mago preferito. Con le fasce abbandonate a sé stesse, bisogna sperare che il centrocampo copra adeguatamente. Invece in mezzo Dumbo Statua di Sale è sempre poco mobile anche se illumina il primo tempo con un grandissimo lancio sul Principe, il Capitano d’Acciaio mostra un po’ di fatica pur restando l’unico che non sfigura, e il Pelato dimostra di non essere al top della condizione. Contro il Casteddu nel secondo tempo era cresciuto, mentre al Tardini rimane un’ameba per novanta minuti. Forse doveva riposare o almeno poteva giocare Marika per avere un uomo in più in mezzo al campo.
Davanti il Leone è abbastanza inguardabile, il Principe dovrebbe riposare e la Pantera come trequartista non si può vedere: d’altronde domenica con due ali e un centravanti avevamo giocato alla grande, il virus intestinale deve aver confuso il nostro Mago. Per quindici minuti nonostante questi errori tattici e di valutazione (mia opinione) facciamo gran gioco e quasi la mettiamo. Poi mezz’ora di nulla in cui si vede solo il Parma sulle fasce, ma poco.

Inizia il secondo tempo ma Mourlino non cambia nulla. Qualcuno tra di noi si inizia a preoccupare. Il Parma parte a razzo e ci infila tutto sommato giustamente. Al sessantesimo Mourlino ha già esaurito i tre cambi: a casa mia vuol dire che hai cannato qualcosa all’inizio, e suona come una implicita ammissione. Subito dopo l’ingresso di Supermario, Marika e il Bambino la partita cambia: sulla fascia sinistra schiacciamo il Parma, la maggiore protezione in mezzo consente al Colosso di essere un po’ meno con i piedi di balsa, e Supermario la mette nel sacco. Al settantacinquesimo l’episodio chiave: dopo che tutta la partita Morrone e Lucarelli hanno pestato come fabbri tutti i nerazzurri, trattenuto per maglie, fatto falli tattici, Valiani al secondo fallo prende un giusto secondo giallo e viene cacciato fuori. Per par condicio Matrix si infortuna e deve andare a fare l’attaccante aggiunto e a smistare palloni.
Nonostante tutto negli ultimi dieci minuti abbiamo tre palle gol nitidissime per vincere la partita, ma capitano sui piedi di un Supermario che incredibilmente ciabatta e su un Colosso che in queste serate vorresti trucidare dagli spalti.

A bocce ferme nessuno può lamentarsi di un pareggio al Tardini, campo tradizionalmente ostico per noi, e senza la pressione degli inseguitori. Mentre scorrevano i minuti della partita la sensazione è stata quella di aver buttato via due punti. Non si fanno tragedie per una squadra che vince da quattro anni senza sosta, ma si possono criticare per una volta le scelte del nostro Mago Mourlino, debilitato dal virus e dalle scelte assurde e demagogiche della Lega Calcio. Ora ci tocca guardare avanti a un altro campo in cui negli ultimi due anni abbiamo preso solo fichi. Dannazione.
 

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Inter in Wonderland: l’ora del tre

8 Febbraio 2010 2 commenti

 

Tre come i punti portati a casa, come i goal rifilati al Castello delle Meraviglie di Allegri, come le punte di entrambe le squadre, come i minuti giocati nel secondo tempo prima che la partita terminasse per manifesta inferiorità, come i minuti concessi a Supermario, come le partite che ci aspettano in settimana, come il primo orario di partita decente in mesi invernali in cui abbiamo praticamente sempre giocato di notte con un freddo barbino.

Gli eroi di Mourlino entrano in campo con la testa sulle spalle e la sensazione di essere nettamente superiori. Passano sei minuti e la Pantera la butta in fondo al sacco. Tutto in discesa. Il Colosso gioca finalmente a calcio, ma i vostri acuti osservatori scoprono subito perché: c’è un barlume di Sole proprio all’altezza della fascia destra della trequarti nerazzurra, e il nostro brasiliano non voleva perderne neanche un raggio. Sulla sinistra il Bambino torna a splendere, omaggiandoci anche della sua prima diagonale in due anni da terzino. In mezzo il Muro è in giornata sì, della serie che dalle sue parti si può passare solo con l’artiglieria pesante e mettendo in conto gravi perdite, e Speedy Gonzales Cordoba riesce a non combinare vaccate. Il Muro suggella la sua prestazione anche con una delle sue armi preferite: lo stacco su calcio piazzato. Due a zero.

In mezzo la Statua di Sale fa il suo, mentre il Capitano d’Acciaio è in condizioni strepitose e sul primo gol semina come se non ci fossero quasi vent’anni di differenza il povero Lazzaro, che si alza e cammina solo dopo aver visto la palla in rete dietro il proprio portiere. Il Pelato parte male calciando solo di destro, ma quando comincia a riutilizzare il mancino torna ad essere un faro in mezzo al campo. Davanti la Pantera, il Leone e il Principe dimostrano quanto siano devastanti se in forma – anche se il Leone è palesemente a mezzo servizio – e il terzo gol nerazzurro orchestrato dai tre è una vera e propria lezione di calcio.

Unico neo: con un Leone conciato così Supermario non poteva entrare già all’inizio del secondo tempo? Sarebbe stata l’ennesima stoccata alla prostituzione intellettuale, ma non si è colta l’occasione. Sugli spalti i tifosi bevono il the, rilassati, tranquilli, paciosi, sicuri di non poter perdere la partita. Per un tifoso nerazzurro è una sensazione così rara e innovativa da lasciare il dubbio che l’inculata sia dietro l’angolo. Vediamo di non fare scherzi. Continuiamo così.

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La Coppa dei Cachi: Inutilia

3 Febbraio 2010 1 commento

 

Sono in trasferta quindi posso dilungarmi molto poco. D’altronde partita più inutile di quella disputata stasera giocata nella competizione più snobbata d’Europa non merita moltissimi commenti: bene la concentrazione dei ragazzi e di Mourlino; bene l’esordio di Marika, il nostro nuovo eroe, e bene il risultato. Anche se un gol di scarto in una semifinale non secca conta veramente poco e serve ancora meno alla nostra squadra. Energia, entusiasmi e valutazioni al risparmio.

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La Coppa dei Cachi: Sparate sulla Croce Rossa!

29 Gennaio 2010 1 commento

 


Ritorna la competizione più snobbata d’Europa, emblema del provincialismo dei cachi: Mourlino non ci pensa neanche a perdere, ma neanche a fare troppa fatica. In campo i suoi cavalieri entrano al piccolo trotto, coscienti che neanche in 9000 minuti la squadra carceraria avrebbe potuto segnare. Infatti ci pensa Tordone, il nostro simpaticissimo portiere di riserva, che per dare un po’ di pepe decide di fare la papera del decennio. Incredibile uno a zero, ma nessuno sugli spalti si aspetta che finisca così.
I minuti passano, e nessuno tira in porta: sugli scudi un Matrix versione luglio 2006 e un Bambino versione inizio 2009; un po’ deludente il reparto avanzato da cui tutto San Siro si aspetta di più. Sale un’aria siberiana che congela il campo, gli animi e anche i tifosi che si sono affacciati sugli spalti. Sul finire del primo tempo i gobbi giocano a pallavolo in area, ma l’arbitro è meglio di una scimmietta ammaestrata e non vede, né sente, né tantomeno parla. Ma non è su quell’episodio che si può recriminare, quanto su una partita veramente a ritmi infimi.
Nel secondo tempo la solfa non cambia. Sembra che negli spogliatoi Moratti abbia detto: "Mi raccomando, non spariamo sulla croce rossa… Non subito quantomeno!"
Detto fatto: i nerazzurri aspettano fino al settantesimo, poi pareggiano. Sulle gradinate lo spettro dei supplementari spinge più persone a tentare il suicidio. Supermario, dopo una prova tutto sommato opaca in cui prende più botte che dare spettacolo, si fa trovare all’appuntamento e la picchia dentro. 89esimo e matchpoint.
La pochezza dei bianconeri è imbarazzante. La capacità dei nerazzurri di accelerare a piacere è imbarazzante. Il freddo è imbarazzante. Il fatto che abbiamo due partite in dieci giorni è imbarazzante, ma per noi i calendari non cambieranno. Tiremm’ innanz’!
 

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Inter in Wonderland: la squadra del sesso

25 Gennaio 2010 9 commenti

 

La compagine nerazzurra sfida l’arrembante Rappresentanza del Signore della Terra dei Cachi. Le fanfare si sprecano, accompagnate da sciolina e unguenti di ogni tipo che sembrano preparare all’unico risultato possibile e tollerabile: la vittoria della Squadra dell’Amore, il Bene che trionfa sempre sul Male. Mourlino entra nello spogliatoio prima del match, osserva uno a uno i suoi cavalieri, e dice una sola frase: "Sono la Squadra dell’Amore? Bene, noi siamo la Squadra del Sesso. Facciamogli vedere che potere ha una scopata come si deve. Miei prodi, siate dei pagani!".

I nostri eroi scendono in campo e subito l’Olandesina comincia a titillare il palo, poi titilla Dida, poi titilla il pubblico, insomma un po’ tutti iniziano ad essere arrapati per bene. Come al solito il terzo gode, nella fattispecie il Principe (nomen omen) che al decimo del primo tempo la sbatte dentro di forza. Urlo convulso del pubblico e primi svenimenti per il troppo godimento. I nerazzurri alternano schiaffi e carezze, morsi e leccate. Pubblico in visibilio. I segni per una partita da multipli orgasmi ci sono tutti.

Il plurindagato per calciopoli miracolato dal tribunale di Napoli arbitro Rocchi non ci sta. Conosce le proprie consegne. E attende velenoso il momento adatto: contrasto a centrocampo, Lucio lascia un po’ lì la gamba e cade. Per la prima volta in vita mia vedo estrarre un cartellino giallo per simulazione a 50 metri dalla porta. Un record che il nostro arbitro può appuntare sulla giacchetta. L’Olandesina decide che è il momento di dimostrare a tutti che cosa vuole dire la parola amore: in 11 contro 11 gli era già evidente che avremmo vinto 10 a 0. Applaude l’arbitro con tutto l’amore di cui è capace, e lui – che non aspettava altro – lo espelle. Una roba mai vista. Altro che i tripli vaffanculo concessi ad altri. Gli applausi nerazzurri colpiscono più di mazze ferrate.

In 10 contro 11 la partita si scalda e, si sa, il sesso un po’ violento – se consensuale – può svelare piaceri nascosti. Soffriamo le scudisciate rossonere per 15 minuti, traendone il giusto e perverso godimento.
Rientriamo in campo nel secondo tempo sapendo di dover soffrire per godere ancora di più. Mentre i rossoneri si rivelano amanti di scarso calibro, noi affondiamo ogni 5-10 minuti per ricordare a tutti chi è che sta dirigendo il gioco erotico: il Principe scalda il terreno con le sue falcate, come se fossero le natiche di un’amante, e la Pantera massaggia il palo. Al minuto 65, con il suo numero già sulla lavagnetta della sostituzione, scarica il suo orgasmo in rete da 35 metri. Due a zero. E’ il climax. Ora ai rossoneri rimane la furia di cercare anch’essi soddisfazione umorale, ma si sa, il sesso bisogna saperlo gestire: è questione di tempi, di ritmo, di determinazione verso il proprio partner e verso sé stessi e i propri piaceri. Gli eroi nerazzurri sono delle divinità tantriche, di fronte a dei pallidi spettri rimbesuiti da sentimentalismi un po’ vacui.

Quando al minuto 80 anche Beckham il Divo sbaglia il primo cross negli ultimi suoi dieci anni di carriera, è chiaro a tutti che siamo agli sgoccioli della porno-performance. Ma Rocchi, che comunque ha pensato bene dopo essersi messo in mezzo svariate volte e averne fatto le spese in termini di orifizi, non ci sta. Vuole dare la possibilità di venire anche ai rossoneri. Alla fine deve pure lui guadagnarsi la pagnotta. E al 91esimo fischia un rigore che a parti invertite Maldini non vide fischiato in un lontano ottavo di finale di una Champions League che la Squadra dell’Amore non doveva neanche disputare. Inter in 9. Il ReDentone dell’Amore, l’Unto dal Signore di Arcore tira il rigore: Julio Cesar ferma il pallone, lo poggia a testa, e ci piscia sopra. La Golden Shower è l’ultima umiliazione nell’amplesso del derby. E chi gode è ancora una volta nerazzurro. In tutto lo stadio. E non solo.

Come ha detto Mourlino a fine partita, il match il Milan poteva vincerlo solo se i nerazzurri rimanevano in sei (ricordo che per regolamento non si può giocare in meno di sette). Vinciamo contro i pronostici, contro gli infortuni, contro il diktat della politica del pallone, contro l’arbitro peggiore che poteva essere mandato ad arbitrare questo match (chissà perché non è stato mandato un internazionale o il miglior arbitro italiano Rizzoli, ma uno che aveva più di una lagnanza post calciopoli con i "mandanti morali" dello scandalo del 2006). Vinciamo perché la squadra di Mourlino ha due gonadi di acciaio. Mai vista la Beneamata così. E questo derby mette la parola fine alle illazioni sulle nuove triadi e su interopoli. Siamo i più forti. Perché noi siamo noi, e gli altri non sono un cazzo. GCUR.

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Inter in Wonderland: impatto con lo Stile Inter

17 Gennaio 2010 1 commento

 

Se ogni partita da ora in poi dobbiamo rimontare due gol ditelo subito che io mi faccio prescrivere degli ansiolitici. I ragazzi di Mourlino entrano in campo determinati e con l’unica formazione possibile, e una consegna chiara: attaccare i difensori appena prendono palla per non farla neanche arrivare a centrocampo. Quando la palla arriva in mezzo i nerazzurri vanno in affanno e rischiano contro i velocissimi attaccanti del Tavoliere.

Nei primi cinque minuti rischiamo di andare in vantaggio, poi facciamo scendere il ritmo proprio per tirare il fiato. Il primo tempo finisce qui. Ma lo Stile Inter non si fa attendere: nel primo quarto d’ora regaliamo due rigori che Barreto trasforma. E poi ci svegliamo: Mourlino cala il 4-1-5 e con la grandissima qualità là davanti conquistiamo un pareggio insperato. E se in campo non ci fosse la fascia Quamerda-Maisobrio (ops… la Trivella-il Fu Colosso), e se Mourlino non togliesse inspiegabilmente Supermario (con la solita giustificazione della fase difensiva, che però neppure la Pantera alla fine del match stava fornendo) forse potremmo anche vincere.

Segnaliamo in ordine sparso tra i cavalieri: Speedy il mazzuolatore e le tranvate con cui ha gratificato Alvarez per tutta la partita; il Pelato, al rientro, è inguardabile, speriamo si ripigli tra 7 giorni; la Pantera finalmente mette la sua prima biglia con il Principe che da vero signore fa finta che non esista la palla considerato il suo fuorigioco; il Bambino d’Oro e Calimero che sembrano in procinto di ripigliarsi; i migliori in campo sono l’Olandesina – immensa – e l’Acchiappasogni, che forse si sta mettendo alle spalle l’inverno e l’ibernazione che sempre lo coglie in quella stagione.

Un punto al San Nicola ci può stare, per cui niente drammi. Con un po’ di culo si poteva anche vincere. In ogni caso il risultato e la contemporanea pagliacciata della Lega Calcio con il rinvio del recupero dei biretrocessi rossoneri al 24 febbraio (mi auguro che l’Inter alla prima occasione sposti una partita per non perdere la grigliata a Imbersago, considerata la scala di priorità di Galliani e Beretta) ci fa arrivare al derby con in mano tutte le carte. Speriamo di recuperare almeno uno-due uomini a centrocampo e il Bambino. Sono già in ansia.

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Inter in Wonderland: ritalin

10 Gennaio 2010 1 commento

 

Ultima giornata del girone di andata della Serie di Oz: per festeggiare il titolo privo di alcun valore pratico di Campioni d’Inverno i cavalieri della tavola icosaedrica di Mourlino hanno preparato un brindisi particolare, nel noto ristorante "Da Giannino". Le carenze della società nerazzurra si fanno notare anche in questo caso: era presumibile che il cocktail servito avesse doppi fini, e certamente il fatto che fossa un mix di una parte di coca cola con una parte di ritalin avrebbe dovuto indurre al sospetto giocatori e staff. Così non è, e gli effetti si vedono subito sul campo del Meazza.

Poco prima di entrare in campo i giocatori si convincono di aver organizzato uno scherzo bellissimo ai danni dei tifosi che hanno sfidato freddo e pioggia per venire a vedere la partita: "facciamo finta che ci siamo scambiati le maglie, voi siete l’inter e noi il siena". Così il 4-2-3-1 per necessità dei nerazzurri si sgretola di fronte alle penetrazioni dei temibilissimi – per questo sono ultimi in classifica – Maccarone e Reginaldo.

Allo scherzo si aggiunge l’effetto del Ritalin, che durerà tutta la partita: l’Orco e Speedy non sono in grado di fare un movimento giusto né un passaggio di qualsiasi lunghezza se non sui piedi degli avversari; il Colosso è una specie di mulo che cammina mesto sulle zolle scomposte della fascia di destra e anche il Capitano d’Acciaio sembra subire lo stesso andazzo, forse perché gli uomini dalla sua parte arrivano sempre a frotte anziché uno per volta, complice evidentemente la scarsa comprensione da parte della Trivella dei concetti di "pressing sul portatore di palla" e "copertura difensiva". In mezzo la Statua di Sale è marmorizzata: immota e inetta al gioco del pallone; il Drago è spento e gira spesso a vuoto.

Lo stadio è basito. Solo davanti qualche guizzo fa capire che non tutti hanno sorbito il venefico miscuglio gallianesco: il Principe corre come un matto, l’Olandesina sembra un molosso tanto non molla un attimo e la Pantera si sbatte con generosità fino a che il fisico regge (anche se anche lui ha un concetto un po’ vago dei termini "copertura difensiva").

Tutto lo stadio capisce che sarà una serata tutt’altro che facile quando al 18esimo Big Mac spara un missile dopo aver fatto 40 metri palla al piede con l’Orco e Speedy che indietreggiano come se avessero visto il Babau. L’Acchiappasogni conferma di patire il freddo e posizionato com’è a 5 metri dalla linea di porta non può fare nulla per fermare il bolide. I nerazzurri sono sotto. Ma cinque minuti dopo il Principe sfrutta al meglio un’apertura alla cieca dell’Olandesina, rientra sul piede come suggerito dal secondo anello dal sottoscritto, e la piazza sul palo lontano.

Tutti sperano che l’effetto del Ritalin si sia esaurito, soprattutto dopo che Diego Armando SneijderMourlino entra in campo armato e viene fermato da Oriali prima che possa uccidere il connazionale. Non finirò mai di odiare lo storico mediano per questa sua azione: maledizione, e lascialo trucidare quell’ignorante calcistico menefreghista in santa pace! ha confezionato un maestoso 2-1. Manco 60 secondi e Ekdal è da solo in mezzo all’area piccola abbandonato dalla Trivella che svogliato passeggia a metà campo: raccoglie il passaggio e insacca. Silenzio.

Nell’intervallo Mourlino capisce che bisogna coprirsi meglio e giocare in maniera più ordinata: rombo. Il Drago entra in campo, si infortuna ed esce. Rombo un cazzo. Si torna allo schema del primo tempo, ma con interpreti ancora più allucinanti: l’Astronauta che fa più o meno la stessa figura di merda del Trivella e spiega con la pratica perché non merita di giocare in nerazzurro; Stefano il Serbo a 19 anni all’esordio che fa del suo meglio per non cedere al suo naturale istinto alla driblomania. Ovviamente prendiamo il terzo gol.

Tutti ormai sono rassegnati alla sconfitta, ma a un minuto dalla fine accade l’imponderabile: di nuovo punizione dell’Olandesina Volante e gol. Tre a tre. Mourlino e il Muro si guardano, poi guardano Stefano e gli dicono: "la palla ti scotta tra i piedi, vai a fare il terzino, il Muro diventa un Ariete". Detto fatto: il Muro si trova in mezzo all’area a ricevere una verticalizzazione e pennella un tiro che manco il Principe nei suoi momenti di grazia. Tutto questo nonostante l’episodio più emblematico di tutta la partita: l’Astronauta si invola in fascia, il Capitano si sovrappone e attende il passaggio a un metro, l’Astronauta si ferma e si esibisce in un tacco dritto addosso al centrocampista del Siena che si fa sotto. Il Capitano d’Acciaio fortunatamente non aveva un lanciafiamme in mano, altrimenti al Twente resituivamo un mucchietto di cenere. Nonostante questo, i nerazzurri vincono la partita persa due volte.

Conclusioni? Mourlino ha un gran culo e l’Inter è una squadra di squilibrati che talvolta preferiscono stordirsi di Ritalin anziché giocare con serenità contro l’ultima in classifica. Manco avessero suonato la musichetta della Champions negli spogliatoi per errore. La Maledizione di Tribai continua a colpire e settimana prossima a Bari saremo sempre più in emergenza a centrocampo. E il culo non basterà. Bisognerà tornare ad essere l’Inter. Ma adesso Mourlino ha uno strumento in più: il video di una partita con cui spiegare tutto ciò che NON bisogna fare per vincere.

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