Platessa all’arancia e puré

2 Febbraio 2007 6 commenti

Bene, torna il gourmet di nero 🙂

Oggi  ci cimentiamo con il filetto di platessa all'arancia. 

Ingredienti

  • 4 filetti di platessa (ocio che si stringono e sono pochi per un piatto unico uno a persona, ma vanno bene se accompagnate con un primo o un antipasto abbondante)
  • ca 100g di burro
  • due arance succose
  • un bicchierino da 10cl di martini dry (quelli da caffé da asporto manco pieno)
  • sale
  • pepe
  • 4 patate
  • noce moscata
  • un bicchiere o due di latte
  • un tuorlo d'uovo

Preparazione del puré

Fate bollire le patate pelate in acqua salata, scolatele quando sono ben lessate, e rimettetele nella pentola che potete lasciare a fuoco lento. Aggiungete circa 50g di burro e mescolate il tutto schiacciando bene le patate. Quando è tutto ben amalgamato, aggiungete il latte, il pepe e un pizzico di noce moscata. Mescolate bene e assaggiate: aggiungete latte, sale o pepe fino a vostro gradimento.

Preparazione filetti di platessa all'arancia

Portate il forno a 180 gradi circa (= fuoco MEDIO sennò vi si brucia il pesce mannaggia a cristo!) 

Prima di tutto grattuggiate la scorza di due arance (non raggiungete la scorzetta bianca sotto la buccia che è amara e vi rovina il piatto) e  spremetene il succo (alla fine deve essere circa 15-20 cl).

Imburrate lievemente una pirofila e disponetevi sopra i filetti di platessa lavati e scolati. Salate il pesce e aggiungetevi una spruzzata di pepe. Versate  metà del succo di arancia (filtrato con un colino!) intorno al pesce e infornate, avendo cura di coprire la pirofila con un foglio di carta di alluminio. Il pesce dovrà stare in forno circa 20 min, ma dategli un occhio a metà per verificare che il fuoco non sia troppo alto.

Prendete circa 25-30g di burro e scioglietelo a fuoco basso in un pentolino. Aggiungete scorza di arancia grattuggiata, martini dry e il resto del succo di arancia. Portate tutto ad una temperatura pre-ebollizione. Nel frattempo ponete un tuorlo in una ciotola e dategli una velocissima sbattuta. Aggiungete poco alla volta la miscela calda del pentolino al tuorlo facendo ben amalgamare tutto. Una volta amalgamato rimettete tutto nel pentolino, aggiungete altri 25-30g di burro e fate andare a fuoco basso senza smettere di mescolare. La mistura si omogeneizzerà perfettamente, poi comincerà ad addensarsi.

Se notate che la crema è ancora molto liquida a due minuti dalla cottura del pesce, date una fiammata di fuoco alto senza smettere di mescolare per circa un minuto, e poi riabbassate la fiamma per un altro minuto (dovrebbe addensarsi senza perdere né il vermouth).

Servite le platesse su un piatto a parte (cmq il succo di arancia nella pirofila un po' si bruciacchia) e versatevi sopra la cremina, il tutto accostato al puré.

Tempo di preparazione: circa 1 ora tutto incluso.

Tnx to blanca as my copilot 🙂

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Laconico commento

2 Febbraio 2007 Commenti chiusi

 

In questa semifinale dal finale già scritto non c'è bisogno di commentare molto. Solo piacevolmente riportiamo lo stato di forma di Cruz e Grosso (ottimo, anche se il primo si è mangiato due gol fatti), e la performance in campo di ben 4 ragazzi tra i 17 e i 19 anni: Bonucci si conferma una promessa per la difesa, come anche Fautario (che devo dire è quello che mi ha impressionato di più per carattere e tocco di palla); Maaroufi è ancora molto fragile e insicuro, mentre Bolzoni (il più giovane in campo) non ne ha imbroccata una… l'emozione si sa fa brutti scherzi in molti campi.

Ultima nota per buona pace di Candido Cannavò, che in mancanza di altro stressa la uallera con il fatto che ci siano pochi italiani: per buona parte del  secondo tempo in campo c'erano 5 italiani su 11. Non sappiamo più come accontentarvi.

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Monocromatica, prima recensione

1 Febbraio 2007 1 commento

Prima recensione: XL (febbraio 2007, pag. 181)

 

 

 

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Against the Day Synopsis (2.16) – Pynchon e la lotta di classe

1 Febbraio 2007 Commenti chiusi

2.16

Kit realizza la vera natura di Yale, quella di fabbrica di uomini dell'estabilishment. Lui ovviamente pensava che fabbricasse scienziati, ma evidentemente ci vuole un po' per accettare la realtà.

Gibbs, il suo professore, muore verso aprile e lui inizia a pensare a come levarsi dall'impiccio in cui si è infilato, finalmente chiedendosi come diavolo ha fatto a voler essere parte dell'estabilishment così tanto quando era più giovane.

La sua ritrosia a diventare l'erede di Scarsdale genera sempre più frizioni con il suo finanziatore, che inizia a pensare di doverlo eliminare più concretamente di come abbia fatto finora (sul modello del padre).

Un giorno viene convocato dal professor Vanderjuice, che gli consegna la lettera (già aperta e di vecchia data) in cui Lake lo avvisa della morte per cause non esattamente naturali di suo padre Webb. E' la goccia che fa comprendere il meccanismo a Kit, il meccanismo di neutralizzazione che il sistema ha attuato contro la sua famiglia, considerata un nemico: qualcuno è stato comprato, qualcuno disperso, qualcuno neutralizzato, qualcuno ammazzato.

Kit si chiede perché nessuno, nemmeno Colfax, il suo compagno di stanza, gli abbia parlato di suo padre, gli abbia anche solo chiesto scusa del ritardo con cui gliel'abbiano comunicato.

Mentre Kit pensa a quello che deve fare a questo punto, il professor Vanderjuice lo invita per una passeggiata, mentre osservano la nuova torre costruita su Long Island da Tesla, che il professor Vanderjuice ammette essere stato pagato per sabotare ormai dieci anni addietro, senza mai averlo effettivamente fatto.

Da qui il discorso si fa parallelo su Kit:

“ “Prima forse potresti convincerti che non gli devi”, gli dice il professore, “beh… nulla”.

“Certo. In Colorado la gente viene ammazzata ogni giorno per questo tipo di convinzione. Si chiama barare”.

Il professore fece un respiro profondo, una o due volte, come se dovesse liberarsi di un grande peso prima di parlare: “Prendi in considerazione la possibilità che forze senza nome stiano al momento corrompendoti. E' la loro politica incontrovertibile. Coloro che non possono essere feriti, possono essere corrotti. Di solito tutto quello che serve sono i soldi, perché queste forze ne hanno così tanti che nessuno ha delle remore morali nel prenderne un po'. I loro bersagli diventano ricchi, che male c'é?”

“E se i soldi non funzionano…”

“Beh, allora bisogna darsi da fare con il lento e malvagio mestiere che è diventato la loro specialità, lento, malvagio e silenzioso, portato avanti per anni. A un certo punto, avendo usato i soldi per per tempo, la stessa condizione priva di anima si viene a verificare nel soggetto… In un certo senso i soldi, essendo stati invece investiti altrove, hanno portato un tasso di interessi anche migliore…” […]”

Il professor Vanderjuice consiglia quindi a Kit se non altro di levarsi di torno, di sfuggire in questo modo un po' subdolo al giogo dei Vibe, proponendosi di scrivergli una lettera di raccomandazione per Gottingen, dove potrebbe studiare con i successori di Hertz.

Dopodiché Kit e Vanderjuice e Colfax vanno a trovare Tesla a Long Island, il quale si ricorda benissimo di Kit dandogli credito per aver corretto il suo esperimento a Colorado Springs e il quale gli racconta di come la scienza sia in realtà fatto di epifanie e di intuizioni, almeno per lui. La rivelazione non stupisce Kit, che sente un'improvvisa solidarietà con lo scienziato serbo.

Mentre tornano a New York, Colfax svela a Kit di essere stato per anni il suo “guardiano”, di aver fatto rapporto ogni giorno sul suo comportamento, come forma di cautela. Colfax spiega a Kit anche che ormai i Vibe sanno che lui vuole sottrarsi alla loro tutela, e che quindi prima o poi decideranno di chiudere la partita, e che se vuole un consiglio gli conviene farsi dare i soldi per andare in Germania facendo finta che sia una cosa per il bene dei Vibe, dandosi poi alla macchia.

Kit allora va a incontrare Scarsdale Vibe e Foley, il suo socio, cercando di convincerlo che il viaggio a Gottingen è fondamentale per la sua formazione e per le possibilità che questa porti un qualsiasi vantaggio alla Vibe Corp. Scarsdale fa finta di crederci, in effetti valutando che in Germania in ogni caso Kit sia fuori dalle palle.

Segue una discussione tra Foley e Scarsdale sulla natura del conflitto di classe (fantastica).

Un osso duro da masticare, il ragazzo, difficile capire cosa gli passi per la testa”, disse Foley, “Spero che non sia un altro Rosso fino al midollo come il suo vecchio.”

Il nostro compito non sarebbe meno nitido. Ci sono centinaia di questi ascessi che stanno spurgando pus nel corpo della nostra Repubblica”, un tono oratoriale prendeva corpo nella voce di Scarsdale, “che devono essere rimossi, ovunque essi si trovino. Non c'è altra opzione. I peccati del vecchio Traverse sono documentati e una volta che sono stati scoperti, non c'era più nulla da fare per lui, era irrecuperabile. Dovremmo farci problemi morali nella lotta di classe nel prendere di mira i nostri nemici? Sei stato in questo gioco abbastanza a lungo da sapere quanto siano potenti le ali dalle quali noi siamo protetti, quanto immuni siamo dagli sforzi di questi mocciosi Rossi di violare i nostri nomi. A meno che, Walker, non mi sia sfuggito qualcosa e tu stia sviluppando qualche punto debole…”

Cosa ci è successo Foley? Eravamo splendidi”.

Il tempo passa, ma cosa ci dobbiamo fare?”

Troppo facile. Il tempo non basta a spiegare la furia che mi sento crescere dentro, il desiderio di ammazzare ogni singolo fottuto socialista o qualsiasi cosa ci sia a sinistra di esso, senza alcuna pietà.”

Mi pare ragionevole. Non che le nostre mani non siano sporche di sangue.”

[…]”Ci credevo talmente tanto. Anche sapendo che la mia progenie era dannata, volevo che l'eugenetica fosse sbagliata in qualche cosa. E allo stesso tempo volevo disperatamente appropriarmi della progenie dei miei nemici, che pensavo incontaminata. Volevo una promessa, una speranza senza limiti.”
“Che attitudine cristiana, da parte tua.”

Foley, sono impaziente con i discorsi sulla religione come qualsiasi altro peccatore, ma che peso incredibile essere obbligati ad amarli, pur sapendo che essi sono l'anticristo, e che la nostra unica salvezza sarebbe di sbarazzarci di loro senza indugi”.

L'umore di Foley non era per nulla favorito dal fatto che quella mattina si fosse svegliato con il ricorrente incubo della Guerra Civile: nell'incubo lo scontro era limitato a un area non più grande di un campo sportivo, anche se innumerevoli migliaia di persone vi erano state confinate. Tutto era scuro, grigio, fumoso, marroncino. A un certo punto cominciava un lungo scambio di artiglieria, proveniente da ben più in là dei confini misteriosi del campo. Foley si sentiva oppresso dall'imminenza della fine, di un certo impegno suicida di fanteria a cui nessuno poteva sottrarsi. […]

Non ho avuto la mia guerra allora”, disse Scarsdale, “ma fa nulla. Ero troppo giovane per soppesare che cosa ci fosse in gioco. La mia guerra civile doveva ancora cominciare. Ed ora vi siamo in mezzo, senza vederne la fine. L'Invasione di Chicago, le battaglie di Homestead, quella di Coeur d'Alene, le catene di San Juan. Questi comunardi parlano mille lingue straniere, i loro eserciti sono i maledetti sindacati, la loro artiglieria è la dinamite, assassinano i nostri grandi uomini e bombardano le nostre città, il loro obiettivo è quello di spogliarci dei nostri sudati guadagni, di dividerli e suddividere tra le loro orde le nostre terre e le nostre case, di abbattere noi, le nostre vite, tutto ciò che amiamo, fino a che essi diventeranno come noi. Cristo, ma chi ci ordina di amarli? Che prova dello spirito è questa? Che velo di oscurità è stato gettato sulla nostra intelligenza, tale da non farci più riconoscere l'opera del maligno?”

Sono stanco, Foley, ho combattuto troppo a lungo in queste acque ingrate, sono una nave senza capitano persa in una tempesta che non terminerà, mai. Il futuro appartiene alle masse asiatiche, ai bruti slavi, o addirittura, Dio ci salvi, alla genia nera dell'interminabile Africa. Non possiamo resistere, soccomberemo a questa marea… Dov'è il nostro Cristo, il nostro Agnello… Dov'è la Terra Promessa?”

Foley preoccupato per il vecchio Vibe, provò a dire: “Nelle nostre preghiere…”
“Risparmiami queste cazzate Foley, quello che dobbiamo fare è cominciare ad ucciderli in numeri significativi, perché null'altro ha funzionato. Tutto queste palle, “eguaglianza”, “negoziazione” sono state una facciata crudele, crudele per entrambe le parti. Quando il popolo del Signore è in pericolo, sai quello che si deve fare.”

Colpire”.

Colpire duro e spesso”.

Spero che non ci senta nessuno”

Dio ci sta ascoltando. Per quanto riguarda gli uomini, non ho nessuna remora circa quello che dobbiamo fare.”

Amen.

 

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Against the Day Synopsis (2.12 – 2.15)

1 Febbraio 2007 Commenti chiusi

2.12

Lake e Mayva gestiscono un locale a Telluride, sole. Deuce Kindred e Sloat Fresno ci capitano, e Deuce e Lake si innamorano immediatamente. Deuce evita di dire alla sua bella di essere l'assassino di suo padre, e Lake evita di credere alle voci del paese, fino a quando è Mayva a confrontarla con la realtà: di fronte all'ennesima scelta Lake sceglie di sposare l'assassino di suo padre, e Mayva sceglie di andarsene piuttosto che condividere il tetto con la figlia rinnegata.

Il matrimonio è felice e la sposa vergine (nonostante i lavori di dubbia reputazione svolti in precedenza) si scopre una discreta fanatica del sesso, finendo in un menage a trois perfettamente consapevole con i due inseparabili soci Deuce e Sloat, in particolare la posizione preferita di Lake è quella di un rapporto a pecorina (anale o meno è irrilevante) con un rapporto orale in contemporanea.

Il tutto continua fino a che un giorno Deuce e Sloat abbandonano Lake, come era prevedibile, lasciandola a rimuginare sulle sue scelte.

2.13

Frank dopo essersi lasciato con Reef nelle ore successive alla sepoltura di Webb ripara a Golden, da cui però si sposta in fretta, convinto di non essere più al sicuro (dato che chi ha “fatto” Webb non presumerà certo di lasciare altri indietro con qualche grano di sovversione nel sangue).

Tutte le offerte che gli arrivano per lavorare come ingegnere minerario sono della Vibe Corporation, e Frank è determinato a non accettarle. Per questo si specializza in metalli diversi da oro e argento, sperando di poter evitare l'elemosina dell'assassino di suo padre.

Frank si innamora di Wren Provenance, un'antropologa fresca di laurea, che ha conosciuto a Denver, occasione nella quale lei lo ha trascinato nelle case chiuse di Market Street dando libero sfogo alla sua curiosità antropologica per la bisessualità e le forme estreme di erotismo.

Wren è arrivata dalle parti di Denver per cercare il luogo di origine degli Aztechi, la famigerata Aztlàn, situata dalle parti di Four Corners. Nei canyon Wren trova i resti di moltissime ossa umane, migliaia di persone improvvisamente fuggite dalle loro case e nel giro di una generazione rintanatesi in caverne e anfratti, immagini di creature alate e dalla testa di serpenti nei loro pittogrammi, ossa spezzate da cui è stato succhiato il midollo indice di ampio cannibalismo. Nella descrizione della insanità del luogo di scavo, da cui Wren esce scossa, si respira l'aria di possibili creature altre che aleggiano nella storia dell'umanità.

Quando la storia è avviata viene troncata dalla notizia che qualcuno cerca Frank, un emissario di Wells direttamente da Telluride: contro ogni logica Frank decide di tornare nella città natia, puzzolente di telluridio e di sangue, un luogo in cui lo scontro tra i padroni delle miniere e i minatori è più crudo e feroce che in tutto il resto del Colorado.

2.14

Frank prende quindi il treno per Telluride, che oltre ai vari rilievi naturali, offre anche appena prima della sua città natale, un pazzo che grida a ogni treno “To-Hell-You-Ride! Attenti, signore e signori! Informate il conducente, Avvisate l'ingegnere! Non è troppo tardi per tornare indietro!”

Appena sceso dal treno, Frank si rende conto di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato: la città è pattugliata dalla Guardia Nazionale, e vede la presenza per nulla ben augurante di Hair-Trigger Bob Meldrum, famigerato pistolero dal grilletto facile e dalla vasta sordità (cosa che lo rende ancora più pericoloso dato che nel dubbio di aver sentito o meno una provocazione, spara).

Il giorno dopo il suo arrivo cerca di arrivare alla sua intervista con il Capitano Wells, ma questo prevede un preludente incontro con Ellmore Disco, un impresario di dubbie origini nazionali che smista gli incontri per il Capitano. Disco prende in simpatia Frank e lo porta con sé a mangiare da Lupita, la sua amante messicana da chili devastante. A pranzo viene a sapere che in città è arrivata anche La Blanca, la moglie di Hair-Trigger Bob, quasi sempre all'origine di una sparatoria di gelosia, nota per cavalcare un mitologico cavallo bianco in grado di scalare pareti verticali di montagna.

La notte dopo aver visitato i bar locali torna alla sua stanza, e proprio mentre si sta per addormentare, fa irruzione Hair-Trigger Bob alla ricerca di qualche scagnozzo dagli occhi a mandorla da crivellare di colpi in quanto sospettato di farsela con sua moglie. Fortunatamente Frank ha a portata di mano la sua calibro 38 e la sua ironia, con le quali convince Bob di non essere il suo uomo, estorcendogli anzi una confessione su come viva un complesso di inferiorità nei confronti del mito di Butch Cassidy: “come si fa a essere il più cattivo quando alla fine non sei mai abbastanza cattivo per essere peggio di Butch Cassidy? e che avrà fatto mai?”

Dopo l'approccio vagamente aggressivo Frank invita Bob a bere qualcosa, chiedendo anche a lui se il Capitano Wells è in città, ricevendo in cambio uno sghignazzo: “con tutti i dinamitardi che lo vogliono far saltare per aria, pensi che direi al primo venuto se il Capitano è in città?”

In compenso Bob suggerisce a Frank di parlare con Merle Rideout, che fa l'alchimista per le mine e che potrebbe avere più tempo (se è preso bene) del Capitano per ascoltare le proposte di un giovane ingegnere.

Frank riesce a incrociare Merle nel saloon e a farsi dare un appuntamento per il giorno dopo su al laboratorio, proprio nell'istante in cui entrano tre figuri armati di macchine kodak con flash: la delegazione giapponese!

Le orecchie di Bob cominciano a fumare come fosse in un cartone animato e Merle si offre di fare da traduttore per avvisare gli incauti del destino a suon di piombo che li aspetta. Appena questi lo capiscono avviano le macchine fotografiche accecando la metà del saloon, e spargendo una nebbia fitta che disorienta l'altra metà.

A questo punto le cose iniziano a volare per tutto il saloon, e si sentono molte bestemmie, prevalentemente in giapponese. Quando il fumo si dirada, Merle Rideout sta parlando con un membro della delegazione giapponese che sostiene di essere a Telluride per indagare i segreti dello spirito nazionale americano, un oggetto che Merle sostiene non esistere. I giapponesi si offendono per l'atteggiamento irrispettoso di Merle e se ne vanno, ma l'alchimista spiega a Frank che secondo lui sono a Telluride solo per spionaggio industriale, per copiare le sue tecniche di laboratorio. Di Hair-Trigger Bob nessuna traccia, se non quella di un confronto con Butch Cassidy.

2.15

Frank si avvia a visitare Merle Rideout e sua figlia Dahlia (detta Dally) ormai fattasi donna, non prima di aver appreso da Ellmore Disco che Hair-Trigger Bob è sulle sue tracce, ingaggiato evidentemente dai padroni delle miniere (niente di personale, ci mancherebbe! 🙂

Scopre che Merle era un amico di suo padre e gli confida la sua ricerca di Deuce e Sloat (stupendosi del fatto che il suo travestimento in città è durato 2 giorni….

Merle gli fornisce due foto, ma irrompe sulla scena Dally che avvisa Frank che è tempo di levarsi di torno (per il suo bene), aiutandolo nell'impresa di passare tra un turno e l'altro nei tunnel abbandonati delle miniere (nei quali si annida una vera e propria società parallela di creature in tutto e per tutto simili agli umani, ma che secondo Merle nulla hanno di umano 🙂

Merle si nasconde in un'intercapedine nel bordello Silver Orchid, dove Dally ha appreso quello che sa sul sesso e sul genere maschile (iniziativa formativa targata Merle Rideout). L'alchimista gli suggerisce di andare a beccare il dr. Emmers sulla costa est, che ha messo a punto un procedimento per estrarre oro dall'argento (mischiato ad acidi e pestato per molte ore), lasciando però i due materiali ben distinguibili alla luce rifratta da un cristallo di spato islandese.

Merle confessa a Frank che la zecca americana è invasa da lingotti di oro impuro prodotto con questo processo e che la esposizione pubblica della cosa farebbe crollare tutta l'economia mondiale e il suo standard basato su oro che oro non è (tradotto: è questo il personale piano anarchico di Merle).

Nel frattempo Frank viene introdotto a tale Doc Turnstone che lo informa del matrimonio tra sua sorella e Deuce Kindred, notizia che risveglia gli istinti omicidi di Frank (ovviamente trasformando Lake nell'obiettivo primario di suddetti istinti).

Per Frank non ha più senso restare a Telluride. Decide quindi di partire verso Est, accompagnato da Dally, per la quale è arrivato il momento di lasciare la casa paterna alla ricerca della madre accasatasi con il Misterioso Zombini a New York. Prima di andarsene Frank passa a salutare la tomba di suo padre, approfittandone per scambiare quattro chiacchere con il suo fantasma che però non lo aiuta molto nonostante la sua presente onniscienza.

 

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Il sacchetto celeste delle molotov piazzate alla diaz

1 Febbraio 2007 Commenti chiusi

 

Sapendo che vi mancano tanto, vi offro un sunto dell'odierna udienza del processo per i fatti della notte del 21 luglio 2001 presso il plesso scolastico Diaz-Pertini-Pascoli. Certo non sarò all'altezza delle sintesi anonime finora pubblicate, ma spero di farmi valere.

Oggi in aula si presentano il Primo Dirigente Piccolotti (quello che ordina le cariche su corso italia sabato pomeriggio durante il corteo internazionale) e il generale Donnini (responsabile della logistica della ps a genova, soprattutto per quanto riguarda i reparti mobili).

Piccolotti va giu' a muso duro sulla vicenda, ricordando perfettamente le bottiglie molotov mostrate in fotografia e come essere vennero rinvenute sul lungomare dal vice questore aggiunto Guaglione, che le passò poi al generale Donnini. Si sofferma anche a lungo sulle modalità di redazione della relazione, che coinvolgono una strana pressione da parte di Guaglione per inserire le molotov e il loro passaggio nelle mani del generale. Evidentemente Piccolotti ha deciso di scambiare tranquillità per chiarezza sulle molotov, dato che il suo racconto di una questura calma e deserta nella sera del 21, mentre in realtà si tengono due riunioni con tutti i vertici della polizia italiana è a dir poco surreale. Ma direi che quello che potevamo portare a casa del teste lo abbiamo portato a casa.

Durante l'audizione del generale Donnini, che evidentemente non è contento di come sta andando il processo (con gli uomini del reparto sempre più all'asta e i dirigenti non del reparto promossi a destra e a manca), racconta pronti via tutto quello che ci sono voluti due interrogatori per tirargli fuori con le pinze: verso le sei arriva a punta vagno, prende il sacchetto con le bottiglie da Guaglione, lo mette in un magnum di fianco al quale ricorda Burgio. Burgio con il magnum lo riaccompagna dalla questura in fiera ad ora di cena (e non solo, ma ce lo dirà Burgio) dove deve lavorare ancora per fornire prima 30 uomini per i pattuglioni, tra cui Troiani alle dipendenze di Calderozzi (lo ripete circa cinque volte per essere sicuro che la corte lo senta), e poi per mobilitare il VII nucleo per l'operazione Diaz. Anche lui si rende un po' ridicolo, ma d'altronde in interrogatorio aveva già riportato le parole di Canterini la mattina dopo l'irruzione: "noi non c'entriamo nulla", gli disse il primo dirigente con aria candida. Il vero neo della deposizione sono le decine di telefonate con Troiani che Donnini non ricorda e che suggerirebbero una conoscenza più approfondita del generale del ruolo di Troiani di quanto si voglia lasciar credere. Do ut des.

L'avvocato Corini della difesa  verso la fine dell'audizione del generale sembra rendersi conto che la loro strategia sta inabissandosi (l'evento della sparizione dei reperti molotov ha messo il tribunale in uno stato d'animo alquanto poco paziente con le difese dei solerti quanto discutibili tutori dell'ordine, senza contare le domande veramente esplosive dell'avvocato Di Bugno tipo "lei le molotov le ha viste solo in fotografia, no?" sigh!), e con un colpo di reni si lancia nell'invettiva scatenando una bagarre con il sempre pronto pm Zucca. Ma questa volta non attacca e per dimostrarlo il presidente, a conclusione degli esami e dei controesami fischia il rigore: mostra a Donnini, che ha descritto con molta dovizia di particolari il sacchetto in cui erano contenute le molotov rinvenute su corso Italia, il video con Luperi, Gratteri e compagnia cantante intorno al famoso sacchetto azzurro. Il silenzio cala nell'aula. O la va o la spacca. Donnini guarda e dice: "il sacchetto sembra proprio quello". La sala fa ohhhhhhhhh. Gli avvocati della difesa fanno due domande per cercare di mostrare di aver incassato bene il colpo, ma chi ha letto le trascrizioni sa che non è stata una buona giornata per loro. 

al prossimo rastrellamento… ops perquisizione…

 

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Il cielo di piazzale Loreto

29 Gennaio 2007 Commenti chiusi

Milano è una città a pianta circolare, come molte città che hanno attraversato il medioevo. Orientarsi a Milano non è difficile, basta capire quali sono gli anelli che la circondano dividendola in strati, e quali le direttrici di fuga dal centro verso la periferia, omonime ai cunei che riversano nella città tutto ciò che le circola attorno.

Corso Buenos Aires è una di queste direttrici: taglia la città a partire da piazza San Babila dritto fino a Sesto San Giovanni, una specie di lama che collega ironicamento la ex Stalingrado d'Italia, le sue fabbriche vuote da decenni, i suoi stabilimenti che sono stati fonte di tubi innocenti per decine di occupazioni e di nascondiglio per centinaia di persone e migranti, con il centro nevralgico del pensiero economico italiano, nei pressi del quale si aggira anche la giustamente vituperata sede di Confindustria.

La storia di corso Buenos Aires (un tempo Corso Loreto) è abbastanza lunga, e data almeno dall'inizio dell'800, quando era il viale di arrivo delle personalità dalle zone orientali italiane, che entravano a Milano attraverso la Porta Orientale (già Porta Venezia). Piazzale Loreto fino alla metà dell'Ottocento non è niente di più di uno svincolo autostradale (fatte le debite proporzioni) e si chiamerà Rondò Loreto fino al 1904 (identificando più che altro le poche case intorno allo svincolo stesso). Nel 1904 assume il nome che porta tuttora (nonostante le simpaticissime proposte di Zecchi di rinominarlo Piazza della Concordia, con dubbio gusto storico), ed è per il primo novecento il teatro di partenza della manifestazione sportiva più importante d'Italia, il Giro d'Italia. L'evento per cui è più noto è l'esposizione al pubblico ludibrio del cadavere di Benito Mussolini e di Claretta Petacci, insultato e deriso dalla folla per giorni prima al suolo e poi a testa in giù da un traliccio di una pompa di benzina dopo la sua morte fino alla sepoltura. Un evento barbaro che ha risposto alla barbarie che il Duce ha prodotto e coltivato nel nostro paese, per il quale non si vede la necessità né di pentimento nè di riappacificazione, con buona pace dell'esteta Zecchi e della sua concordia. Ovviamente nessuno ricorda che il suo cadavere fu esposto lì dal colonnello Valerio o chi per lui in ricordo della strage di Piazzale Loreto, una rappresaglia contro i partigiani per cui nessuno è mai stato né punito né particolarmente biasimato.

Milano è una città difficile, ma al contrario di molte altre capitali europee non perdi mai di vista il cielo, una distesa che più spesso ti ricorda tutto ciò che è accaduto sotto di essa, piuttosto che darti quella sensazione di libertà che l'atmosfera terrestre è abituata a garantirti in luoghi meno feroci della metropoli.

Il cielo sopra piazzale Loreto è una specie di indicatore della vita quotidiana della città: non è il cielo del centro, o quello abbandonato durante il giorno e nascosto durante la notte dei quartieri dormitorio, ma il cielo che osserva l'affannarsi quotidiano di una città sempre troppo indaffarata per cogliersi, o a volte talmente concentrata nel pensare da non riuscire a muoversi.

 


 

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Enter Fernando

Piazzale Loreto.
La parola di Milano è grigio.
Il cielo è una distesa non uniforme: dal pallore del cielo quasi bianco verso via Costa, in direzione nord-nordest, fino al grigio scuro delle nubi cariche di pioggia che evaporerà o si trasformerà in pasta grigiastra prima di toccare il suolo nella zona centrale, in lontananza verso sud.
Il piazzale è teatro di un costante carosello di macchine, clacson, insulti, infrazioni.

Doveva essere un luogo più divertente cinquanta o sessanta anni fa, quando al posto delle macchine c’era una ressa di persone che finalmente si gettava alle
spalle vent’anni di merda e violenza.
Milano sembra non cambiare mai: ti accorgi che è estate da un lieve mutamento della temperatura. Appena la conosci pensi che sia una città piatta nel suo grigiore umano, oltre che visivo, uditivo, sensitivo. Poi ti rendi conto che Milano può raccontarti qualcosa a ogni angolo, a ogni svolta del tuo senso di marcia, e spesso anche indipendentemente dalla tua voglia di restare fermo e immobile, in pace con il resto del mondo che ti circonda.

È solo dopo questa fase che capisci che Milano è come una specie di magma che continua a travolgerti.

Fernando cammina lentamente e senza fretta lungo il marciapiede di via Porpora. La giacca scura ordinata e pulita, la camicia bianca dal taglio anomalo, simile a una T-shirt, il pantalone elegante e le scarpe lucidate di fino. Dalle maniche della giacca spuntano due mani che non vanno per il sottile: le dita corte e arrotondate sulla punta, ruvide, si inseriscono su palmi ampi e solidi, segnati dal tempo e dalla fatica. Delle mani che riducono rapidamente a zero ogni discussione.
Il collo largo e muscoloso è proporzionato al suo fisico massiccio, non troppo alto, e sostiene una testa squadrata e accuratamente sbarbata. Fino ad arrivare ai capelli grigi ben tenuti e corti, e al cappello a tesa larga scuro calato in testa nei periodi più freddi dell’anno. Ogni particolare di Fernando parla
di un uomo che tende a non tergiversare e a concludere in fretta ogni questione.
Oggi non fa freddo. Il viso rugoso e invecchiato di Fernando cerca di raccogliere nei canyon della pelle ogni alito di vento che allevi la caligine milanese.Arriva fino al piazzale e si ferma a osservare le nubi che si addensano su Isola e sulla Centrale, rendendosi conto, grugnendo, che non ha né ombrello né impermeabile, e che se piove sarà costretto a comprare un trabiccolo da dieci euro da qualche cazzo di immigrato che magicamente comparirà al primo angolo di strada dopo dieci gocce.
Qualche volta gli è venuto il sospetto che si nascondano in ogni tombino pronti a scattare con i loro ombrelli e le loro facce allenate a ispirare compassione nelle vecchiette e in una manica di rincoglioniti. Altre volte che siano proprio loro a evocare la pioggia con una qualche cazzo di stregoneria sciamanica
ereditata dal paese d’origine. Quasi sempre, quando si sofferma a pensarci, si rende conto che, con tutta probabilità, alla prima nuvola questo esercito di disperati si scapicolla su e giù per Milano per farsi strozzinare una fornitura di ombrelli che non riuscirà a vendere e che gli renderà la vita solo più miserabile. Non riesce proprio a capire perché lo facciano.
D’altronde, un motivo c’è se lui fa il lavoro che fa e loro fanno i vu cumprà o i lavavetri, si ritrova a concludere, mentre guarda le macchine attraversare
il piazzale.
Scosta leggermente la giacca dalle tasche dei pantaloni e ci infila le grosse mani per tirarne fuori una sigaretta senza estrarre il pacchetto. L’accende aspirando a lungo.
“In questa città del cazzo non si ammazzano mai” pensa quasi ad alta voce. Scazzano, trafficano, spacciano, si menano, sbraitano, ma non si ammazzano se non
per una coltellata o un colpo di fucile partito quasi per sbaglio. Nessuno cerca mai qualcuno per ammazzare qualcun altro.
Non lo fanno i delinquenti della periferia, non lo fanno i ricchi annoiati, non lo fanno neanche gli sbirri.
Che città di merda per fare il sicario…
L’unica città in cui con un mestiere così sei praticamente un disoccupato in pianta stabile. “Le mie solite idee del cazzo.”
Fernando prende un’altra boccata dalla sigaretta e si avvia lungo corso Buenos Aires senza una meta precisa. È ancora all’altezza della Feltrinelli, che lui
si ostina a chiamare Ricordi, come tutti l’hanno chiamata per almeno una decina d’anni prima che diventasse una libreria con un’immagine di sinistra, quando
squilla il cellulare.
Lavoro, spera. E per una volta tanto il suo intuito non lo delude.

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Monocromatica disponibile in libreria e online

29 Gennaio 2007 Commenti chiusi

 

Il gran giorno è giunto: da oggi potete comprare Monocromatica, il primo libro del duo blackswift, in libreria. Devo confessare che mi viene solo da ridere. Ovviamente se lo desiderate potete scaricarlo direttamente dal sito degli autori in formato pdf o rtf. Stiamo cercando di organizzare qualche presentazione con il solito fioretto di non farle nei centri sociali (scusate, ma mi sono ampiamente stufato e uscire dal ghetto ogni tanto non è una cattiva idea, soprattutto in sto periodo asfittico), e soprattutto stiamo cercando di continuare a pubblicare cose sia sul sito di blackswift che sui nostri blog, in una sorta di versione "esplosa" del libro e delle sue fonti di ispirazione urbana :).

Spero vi piaccia e vi divertiate a leggerlo tutto d'un fiato.

 

 

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Ricette per una cultura pop possibile

29 Gennaio 2007 Commenti chiusi

 

Gli scritti di Wu Ming sulla cultura pop sono un'influenza abbastanza solida nel mio umile panorama di riferimenti culturali. Non a caso il primo articolo di questa serie dedicata ad una nuova possibile Pop Culture è diventato un anche se minimo contributo al dibattito proprio su questo blog. 

In questi giorni il gruppo di bolognesi (nati o acquisiti) ha pubblicato altri due articoli che spingono ancora un po' più in là la riflessione, e devo dire che soprattutto il terzo passaggio, quello uscito oggi su Carmillaonline, mi pare molto interessante. Non ripeterò ovviamente quello che dicono loro (lo trovate sotto), ma elaborando potrei dire che le soluzioni che vengono individuate non sono di così facile realizzazione.

Faccio due esempi dalla mia personale esperienza: usare tavolozze diverse da quella della scrittura per raccontare non è per nulla facile. In alcuni casi riesce, ad esempio per me una grossa scuola è stata il gioco di ruolo, una sorta di revival della cultura orale, dei momenti di costruzione di epiche condivise che non appartenevano a nessuno eppure appartenevano alla sensibilità di tutti i componenti di una certa sezione della socialità. In altri casi è molto più complesso e si scontra con la necessaria interazione con molti territori dell'espressione diversi, non tutti così facili da gestire da un punto di vista della narrazione. La mia esperienza negativa è l'entusiasmo che ci ho messo a preparare un radiodramma su Gravity's Rainbow e lo scoglio insormontabile della sua complessità di realizzazione anche solo come prodotto digitale da distribuire online. Non mi do per vinto, ma lo vedo come un progetto abbastanza a lungo termine, a meno di sorprese sotto il mio personale permanente albero di natale (come una postazoine di registrazione e editing audio completa… ce l'avevamo in pergola, ma è andata persa come tutto il patrimoni di strutture che avevamo costruito in due anni e di cui è stato fatto scempio in soli pochi mesi… sigh!).

Allo stesso tempo creare nuovi mondi non è un'operazione banale, e prova ne sia l'asfittico panorama della fantascienza negli ultimi 5-6 anni. Unici autori che sono riusciti a tirare fuori qualcosa di dignitoso sono stati degli affermati scrittori, e in ogni caso mischiando la fantascienza tecnologica con una abbondante dose di storia, economia, sociologia. Un lavoro di fantascienza "pura" innovativo e capace di disegnare nuovi mondi disegnati sulla pelle del lettore non si vede da almeno venti anni 🙁 

E' ovviamente un esempio, per i quali vi sono abbondanti controesempi, soprattutto nel mondo del fumetto, in cui gli autori fantasy sono riusciti a ridare i brividi di un epica ormai sconosciuta al moderno anche ai più incalliniti soggetti la cui profondità sensibile è stata annullata dalla televisione 🙂 Ma anche i nuovi autori di fantascienza a fumetti non sono stati meno prolifici e interessanti, direi su tutti Warren Ellis e il suo Transmetropolitan, e Y the Last Men, nonché il fumetto The Invisibles di Grant Morrison, un capolavoro di sf psichedelia.

Tutto sommato però per dieci-venti anni di proposta non mi pare molto, ma sono certo che la delusione è solo frutto della mia conoscenza parziale. I consigli di Wu Ming rimangono molto precisi, e una guida secondo me abbastanza letterale su come dedicarsi alla narrazione come forma di attivismo culturale.

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Against the Day Synopsis (2.7 – 2.11)

29 Gennaio 2007 Commenti chiusi

2.7

Frank e Reef Traverse intanto percorrono vite incrociate: Frank studia metallurgia, facendosi prestare i soldi da Reef, che si è specializzato in giochi d'azzardo. Reef sta per accasarsi con Estrella, detta Stray, che sarà la madre di suo figlio Jesse. Frank segue Reef nel suo viaggio a Nochecita verso la sua bella, la compagna della quale, Sage, nel frattempo è stata promessa sposa a dei Mormoni, pur volendo scappare con il rockabilly ante litteram Cooper (motori, pupe e chitarra).

Nella sua permanenza a Nochecita, mentre Reef si dedica al gioco, Frank incontra Linnet Dawes, maestra, vicina di Stray, di cui si invaghisce pelando piselli.

Proprio quando tutto sembra per mettersi in ordine, un socio di Reef lo chiama nel saloon di Nochecita su uno dei primi telefoni, per dirgli che suo padre Webb è stato assassinato da Deuce Kindred e Sloat Fresco, già sulla via di Jeshimon con il cadavere.

Frank e Reef si mettono in viaggio verso lo Utah.

“The brothers traveled together as far as Mortalidad, the stop nearest Jeshimon, then, because of who might or might not be looking, they said goodbye with little more nod than the nod you give someone who's just lit your cigar for you. No gazing back out of the window, no forehead creased with solemn thoughts, no out with the pocket flask or sudden descent into sleep. Nothing that would belong to the observable world”.

2.8

Frank viene spedito da Reef a badare a Lake e Mayva. Reef va a Jeshimon, sodoma e gomorra nello Utah, oltre il confine del Colorado, dove vengono portati i cadaveri che non si vogliono far trovare in fretta, dove corpi su corpi sono appesi ai pali del telegrafo e su improvvisate colonne di mattoni. Riesce a farsi portare sul posto dal Reverendo Lube Carnal, il quale ritiene che male e cura crescano sempre vicini, così come peccato e redenzione crescono vicini in Jeshimon, secondo lui amministrata da un emissario diretto del demonio (il Governatore e il suo servo contabile che dispensano morte sommaria secondo l'umore).

Reef riesce a recuperare il cadavere di suo padre e, di fronte alla scelta se inseguire i due assassini o portarlo a casa per una degna sepoltura, sceglie questo secondo corso. Nel percorso da Jeshimon verso il Colorado, Reef decide di diventare l'erede di Webb nell'essere il Kieselgur Kid, cominciando fin da subito con il seminare esplosioni lungo il ritorno a casa. Nella notte, quando non fa esplodere dinamite, legge le avventure di The Chums of Chance at the End of Earth, con le avventure del capitano Randolph St. Cosmo e del suo secondo aitante Lindsay Noseworth contro gli eskimesi a Capo Nord.

Una volta giunti a casa, seppelliscono il padre in un funerale atteso da Lake, Mayva, Reef e Frank. Lake sfoga su di loro tutta la rabbia, mentre i due fratelli sono decisi a vendicarsi, mettendosi sulle tracce di Deuce e Sloat, nonostante la contrarietà della sorella. (“Voi restate in lutto” disse Reef “io e Frank faremo quello che Joe Hill definisce organizzarsi”). Lake decide di abbandonare la prostituzione, e Mayva rimane nella città dove hanno sempre vissuto con come unica eredità la Colt a due canne e dodici colpi di Webb.

Frank e Reef tornano verso Nochecita e Stray, per informarla del loro intento, non senza far saltare un tot di depositi e centrali elettriche lungo la strada, Reef consapevole di dover continuare l'opera che aveva portato suo padre a dover essere ucciso dalla Compagnia, Frank deciso a guardare le spalle a suo fratello e alla sua famiglia.

“Back in Nochecita, back from burying Webb at Telluride, blowing a fw company outbuildings on the way back just for drill, equipment sheds reduced to sawdust, electric power junctions that filled the skies with green disaster […]”

2.9

Neville e Nigel arrivano a Londra, recando in dote Lew Basnight, precedentemente impiegato della White City Investigation, recentemente attratto dall'anarchismo e dal ciclomite (sostanza psichedelica derivata da alcuni esplosivi).

Neville e Nigel fanno parte di una dei vari “assortimenti di cercatori di certezze, dei quali pareva esservene un sempre crescente numero mano a mano che la fine del secolo si faceva più vicina”, in particolare della TWIT (True Worshipper of the Ineffable Tetractys), una setta che crede di poter raggiungere l'illuminazione concentrandosi su un triangolo pitagorico e immaginandolo una dimensione per volta fino alla n-esima.

Lew viene introdotto a Nicholas Nookshaft, Grand Cohen del Capitolo Londinese della TWIT, che lo mette a parte di un suo supposto ruolo determinante come una delle incarnazioni dei 22 Arcani Maggiori. Il Grand Cohen lo presente alla eletta Yashmeen Halfcourt, di cui Lew si invaghisce immediatamente e con la quale sente un feeling molto prossimo alla risonanza. In pratica pensa che anche lei come lui è stata infilata in una storia da pazzi inglesi senza la minima possibilità di scampo.

Il Grand Cohen mette Lew a parte del segreto della setta, secondo la quale il grosso dell'umanità è buono e innocente, ma traviato da alcuni maligni arrivati da altrove. Lew chiarisce subito la sua prospettiva sulla questione: “ed è così che spiegate i cattivi e i criminali in una società per lo più composta da brave persone?”

Tutti insieme si recano in visita dalla estatica medium Madame Eskimoff, di origini palesemente russe, ma di bellezza assolutamente inglese, per il completo imbambolamento di Lew Basnight. La medium ha avuto una visione imponente circa lo scontro tra due professori Renfrew e Werfner, incarnazioni dell'Arcano numero XV (Il Diavolo), sulla linea ferroviaria di Bagdad, centro dello scontro geopolitico in medioriente tra Germania e Inghilterra. Al centro del loro scontro, agente del TWIT per la sorveglianza dei due tarocchi viventi, Clive Crouchmas.

La medium suggerisce a Lew, in quanto incarnazione del Tarocco più importante, l'Appeso o la Matta, di prendere sul serio quello che sta succendendo, mettendolo a parte della versione del TWIT di cosa sia giusto e non giusto fare (ogni setta dotata dei propri assiomi in merito), e soprattutto del suo assioma preferito: “Mai guardarti allo specchio quando di fianco a te vi è una lampada”, interpretato come un monito al completare la scelta di vestiti, trucco e capelli prima del calar del sole, dato che la luce artificiale cambierà il modo in cui essi vengono portati in ogni caso.

2.10

E' autunno e Lew trascina Nigel e Neville alla ricerca di Ciclomite, o di qualche surrogato psichedelico, nella turbinante Londra.

Un giorno i due strippati inglesi trascinano Lew giù dal letto per portarlo nel laboratorio del Dr. De Bottle, specializzato in esplosivi, che gli serve su un piatto della Ciclomite, non prima di aver avuto in cambio dalle due N. una dritta dell'oracolo su quando gli inglesi riconquisteranno il trofeo di Ashes di cricket.

Il Dr. De Bottle spiega a Lew la storia del Gentleman Bomber of Headingly, un terrorista che va in giro vestito di bianco e camuffando le proprie granate al fosgene (cloruro di carbonile) sotto forma di palle da cricket. Ne approfitta per una dissertazione sulla superiorità inglese nel cricket e sul suo ruolo come rito civile.

Dopo l'assunzione di ciclomite, il Grand Cohen del TWIT decide di portare Lew “L'Appeso” dal professor Renfrew, una delle incarnazioni della carta del Diavolo, munendosi di Clive Crouchmas come guardia del corpo, che si presenta così: “This person greeted the Cohen by raising his left hand, then spreading fingers two and two away from the thumb so as to form the Hebrew letter shin, signifying the initial letter of one of the pre-Mosaic (that is, plural) names of God, which may never be spoken. “Basically wishing long life and prosperity” explained the Cohen, answering with the same gesture.”

Il professor Renfrew a Cambridge cerca di ingaggiare Lew per catturare il Gentleman Bomber of Headingly avvisandolo però che la Polizia ha dissuaso chiunque dal metterci il naso. Prima di lasciarsi, il professore fa un discorso molto dottrinale sul controllo del mondo emerso, identificato con Asia, Africa, America del Nord, Europa, e sulla centralità del passaggio nella Asia Interna per questo gioco di potere, mistico e non solo fisico, alle porte della città segreta di Shambala.

2.11

I Chums of Chance sbarcano in Italia, a Venezia, lasciando la Inconvenience in cantiere per manutenzione presso la sezione italiana della loro congrega, gli Amici dell'Azzardo, con sede a Piacenza, ricevendo in cambio una nave di scorta quasi identica, la Scocciatura (entrambi i nomi in Italiano nel testo).

Lindsay Noseworth si dimostra impervio alla bellezza della città italiana, mentre Miles Blundell spende copiose lacrime solo ascoltando i canti dei gondolieri dai canali che scorrono sotto la Scocciatura.

La prima parte della loro missione è fotografare attraverso i raggi x l'Isola degli Specchi, una porzione di Venezia sommersa dalle maree, dove avevano base le gilde di produzione di specchi e vetri deformanti. Proprio mentre sono sul loro obiettivo, avvistano nuovamente la cipolla gigante della Bol'shaia Igra, scatenando la paranoia complottista dell'equipaggio.

A questo punto i Chums of Chance devono fare il punto della situazione in una osteria di S. Polo, eleggendo Chick Counterfly, il più connesso al mondo reale del gruppo, addetto ai rapporti umani. Il giovane si da immediatamente al tacchinaggio di Giuseppina, una cameriera dell'osteria, di cui scopre dividere il cuore e i favori con il capitano Padzhitnoff. Maledetto!

Segue un dibattito serrato circa la possibilità di affrontare la nemesi russa al servizio dei Romanoff o scappare, oppure infine se disobbedire agli ordini per verificare se qualcuno nelle alte sfere fa il doppio gioco con i Russi, culminante in una perla di scienza politica di Darby Suckling.

“”Sure,” said Chick Counterfly, “just long enough to blast us out of the sky.”

“So… then,” Randolph holding his stomach as if it were a crystal ball and addressing it musingly, “it's only fear? Is that what we've become, a bunch of twitching rabbits in uniforms intended for men?”

“Cement of civilization, 'nauts,” chirped Darby. “Ever thus.””

Decidono di continuare la missione, brindando al loro motto “Sanguis Rubis, Mens Pura” nel nuovo servizio di calici di Murano donato loro dal Doge-Ombra Domenico Sfinciuno, della famiglia Sfinciuno, cacciata da tutte le cariche politiche veneziane nel giorno della Serrata del Gran Consiglio nel 1297.

Da 500 anni la famiglia Sfinciuno insegue il suo sogno, quello di recuperare il proprio status. Nel frattempo la famiglia ha stabilito una via ombra verso l'Oriente, parallela alla Via della Seta, di cui da lungo tempo però si sono perse le tracce e le reali tappe. La missione dei Chums of Chance è quella di recuperare le mappe dell'Itinerario Sfinciuno che si dica porti a Shambala, al cuore dell'Asia Interna.

La ricerca si scopre essere più metafisica di quanto aspettato, dato che la mappa per l'Itinerario è stata iscritta su un supporto in grado di essere letto solo da un complesso apparato di lenti e specchi deformanti di spato islandese, il cristallo birifrazionale.

La missione metafisica è confermata dall'ennesima visione di Miles Blundell, che rivive l'epifania di San Marco al contrario, nella parte del leone alato che rivela alla ciurma il proprio destino di ricerca mistica.

Nel frattempo Chick è sbarcato a terra nelle calli veneziane e si è dedicato al gentil sesso, intrattenendosi con la riccia avvenente Renata, che oltre ad ospitarlo in casa per la notte decide di fargli i Tarocchi, che sentenziano senza dubbi e reiteratamente La Torre, colpita da sventura.

E in effetti mentre i Chums of Chance, recuperata la Inconvenience e Pugnax, stanno partendo, ingaggiano battaglia con la Bol'shaia Igra e Padzhitnoff. Nel cuore dello scontro il campanile di San Marco viene abbattuto, e le due imbarcazioni si danno alla macchia, ritrovandosi su una riva dell'Adriatico per risolvere la questione.

Nessuno dei due equipaggi ha colpito il campanile e aleggia la possibilità che sia stato qualcun'altro, qualcuna delle presenze che aleggiano nel cielo.

“They appear out of…. some other condition, and they vanish back into it.” dice il capitano russo, come per cercare di spiegare qualcosa che la ciurma di St. Cosmo dovrebbe sapere.

Si lasciano senza ulteriori conflitti, ma il capitano Randolph St. Cosmo è convinto che anche loro siano sulle tracce dell'Itinerario Sfinciuno.

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