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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

2-9-11

19 Ottobre 2008 6 commenti

 

 Era l’esame per Mourinho, almeno per me: volevo vedere se la lezione del derby era stata appresa oppure no, se la squadra cominciava a girare oppure no, se l’Inter era capace di dimostrare quello che vale oppure no. Esame superato al 100%: partita sontuosa e Roma umiliata come non capitava da tempo. Sarà una partita importante, perché servirà a tutti i giocatori a capire quello che può esprimere la squadra. Come l’anno scorso e l’anno prima dopo la partita con la Roma ci troviamo primi in classifica da soli, ed è una sensazione di cui noi tifosi non abbiamo mai abbastanza. Come dopo il derby l’amarezza era tanta, dopo questa vittoria netta la felicità è incontenibile, e intorno a me al pub per tutto il secondo tempo tutti gli interisti hanno cantato tutti i cori di anni di sfighe e di sofferenze, esorcizzandoli in una specie di ridente rito catartico.
La partita è facile da raccontare: l’Inter scende in campo con un 4-3-3 abbastanza tipico, spinge e grazie a un clamoroso errore di Cicinho che tiene in gioco Ibra e un altrettanto scellerata uscita di Doni che si fa uccellare, si ritrova in vantaggio al settimo minuto. Per i successivi 25 minuti è un arrembaggio dell’Inter che non si chiude con una caterva di gol per sfortuna (Maicon) e per egoismo (Quaresma che non appoggia almeno tre volte una palla in tre contro due). Gli ultimi dieci minuti sono il solo contributo alla partita della Roma, che un po’ per sorte un po’ per prestanza della difesa nerazzurra si conclude con un nulla di fatto. Al rientro nella ripresa nel giro di dieci minuti chiudiamo i conti e pialliamo i giallorossi: 2-9-11, vederlo sul tabellone mi fa venire i brividi e mi fa nascere un sorriso indelebile, è una serie di numeri che parla più di qualunque altra discussione sulla partita.

Veniamo agli interpreti. Julio Cesar c’è quando serve, non si distrae mai e si merita il voto più che positivo. Il reparto arretrato è superlativo: Chivu è tornato e con Cordoba non si perde un pallone; Zanetti non è nel suo ruolo ma non si vede; Maicon è un mostro, non c’è un altro termine, meriterebbe di fare il gol nel primo tempo che nella storia del calcio si è visto fare solo a Maradona, o in alternativa di segnare di testa ma il palo gli nega la gioia. Se gioca così, non serve un centrocampista davanti a lui per aiutarlo perché basta da solo a mangiare tutta la terra della fascia.
A centrocampo Cambiasso è immenso, Muntari se smette di perdere palloni si avvicina all’immensità e Stankovic sembra un altro giocatore rispetto all’anno scorso. Deki trova anche il gol della vita che gli mancava dal derby di due anni fa (quello con il Chievo non vale). L’unica controindicazione è che adesso ci proverà ogni volta e sbaglierà spesso facendomi incazzare come un caimano. Un’ottima notizia è anche il rientro di Dacourt, anche se è lontano dalla sua condizione migliore.
Nel settore avanzato oggi l’Inter si dimostra mostruosa, pur con l’unico neo di un Quaresma lontano da una condizione decente. Ricardo soffre il momento no e il prezzo esoso con il quale è stato pagato al Porto: sale, guadagna falli e ammonizioni contro gli avversari, ma sui contropiedi pecca di egoismo grave, e questo non si può dimenticare. Obinna corre per tre e non ha paura di tirare: forse ci abbiamo guadagnato a non lasciarlo andare all’Everton. Ibra è definibile solo attraverso l’esclamazione di Kundo davanti a una sua inquadratura: "il messia, dio bastardo!" Come non essere d’accordo? Cruz entra quando la partita è già finita e Mancini invece fa in tempo a prendere fischi e a farsi rimpiangere un po’. Rimane un mistero il fatto che Supermario non giochi, ma continuo a pensare che ci sia un motivo più che valido per il quale non lo vediamo titolare.

Esorcizziamo il ritorno dalla pausa e l’ultimo posticipo prima della fine del girone di andata (entrambi eventi che ci portano una rogna nera), e ci portiamo in testa alla classifica da soli. Ogni interista non può che godere, anche se domani leggeremo che "è crisi Inter!". Ah ah ah.

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Finalmente una partita di calcio

5 Ottobre 2008 7 commenti

Dopo il primo tempo con la Roma e le partite con Torino e Panathinaikos, l’Inter gioca finalmente una partita di calcio e non una specie di aborto vicino alla sufficienza dal punto di vista della qualità sportiva. Giochiamo dignitosamente – anche se ancora lenti – e sembriamo un po’ più desiderosi di onorare la centenaria storia del gioco del football. Fisicamente ci sono dei problemi e quindi se corri poco ma vuoi tenere saldi i "principi di gioco" come dice Giuseppe da Setubal, devi passare dal 4-3-3 (dove devi correre una cifra) a un più saggio 4-4-2 per quanto offensivo tu lo voglia. Il risultato si vede, anche se i troppi sprechi in zona conclusiva determinano i soliti minuti di sofferenza che ogni interista sembra obbligato a scontare ogni giornata. Il sole è ancora lungi dall’emergere sull’orizzonte nerazzurro, ma aggiungendo un po’ di grinta e di precisione al gioco che finalmente un po’ si è visto possiamo vedere cose egregie. Come già scritto la prova di maturità anche per Mourinho sarà l’Olimpico tra due settimane, ma lo sarà anche per giocatori che devono dimostrare di avere voglia di vincere e di convincere.

La partita è a senso unico, con il 90% del tempo passato nella metà campo del Bologna. Solo un movimento repentino e imprevedibile di Cordoba, insieme allo stupore del Capitano e alle dita tassellate sulla linea di porta di Julio Cesar conducono i rossoblù ad alleviare un perentorio due a zero. Da lì in po’ una volta sistemata la confusione in campo è di nuovo un assolo interista. Peccato non riuscire a concretizzarlo e tranquillizzare i 50mila spettatori. JC proprio per questa indecisione merita un voto insufficiente in pagella, e sembra esser tornato indietro di svariati mesi nel suo percorso per quanto riguarda le uscite e la capacità di trasmettere sicurezza al reparto difensivo, vero quid in più dei portieri fuoriclasse. Maicon è straripante come al solito: non gli riesce solo il gol, ma è un peccato alquanto veniale in una squadra ferma e poco mobile come è ora l’Inter. Cordoba e Rivas fanno il loro mestiere: il primo dovrebbe scontare una pena corporale per il gol del Bologna, ma rimedia con diversi recuperi; il secondo gioca un’egregia partita ma si infortuna, vittima della Maledizione Nerazzurra sul Difensore Centrale, che non ci ha fatto giocare due partite di seguito con la stessa coppia di stopper. Zanetti come terzino sinistro non si trova perfettamente a suo agio, ma sradica palloni e imposta soprattutto nel finale quando il forcing del Bologna sale dando sicurezza dove si annidavano ansie. L’assist a Mores non toglie nulla alla sua prestazione.
In un centrocampo a quattro Vieira migliore in campo mostra cosa vuol dire averlo al 100%: incredibile, fa quello che vuole quando vuole come vuole. Muntari corre per tutti quelli che non lo fanno, sulle aperture se la cava, sui passaggi brevi e medi mica tanto, ma i suoi polmoni e i suoi muscoli ci servono: qualcuno gli spieghi che nel calcio non si può intervenire con le gambe a forbice all’altezza del petto dell’avversario. Quaresma prima a sinistra e poi a destra si vede che gioca con la testa tesa a dimostrare qualcosa: quando si rilasserà farà meglio, intanto copre, torna, e ferma gli avversari sulle ripartenze. Mancini è meno teso del portoghese, ma se non impara a battere i calci d’angolo lo strangolo direttamente dal secondo blu. Possibile che gli anni scorsi sulle palle inattive tutti si cagavano addosso contro di noi, e da sei mesi non riusciamo a mettere un cross decente. Qualcuno faccia qualcosa. Cambiasso entra e si mette a fare il centrale difensivo tutto San Siro ne applaude il tempismo: il fatto che parta dalla panchina dimostra la nostra qualità anche tra le seconde file, sempre che la si possa definire così. Stankovic entra e non capisce quando allargarsi e sovrapporre sulla fascia, ma a parte questo torna al tiro in porta cum gaudium. Davanti Ibra fa quello che vuole, ma non riesce a fare i gol più facili: in compenso fa un gol incredibile e rischia di farne altri splendidi. Con altre squadre questa imprecisione e scarso cinismo può costarci caro. Adriano ha imparato a fare alcuni movimenti tattici, anche se non i tagli del vero attaccante – che peraltro non ha mai saputo fare. Peccato che non riesca più a tirare in porta e i suoi scatti sono qualcosa che fa male al cuore (per chi ce l’ha). In ogni caso meglio Adriano così che non quello degli ultimi due anni. Obinna entra e corre, gliene do atto. Devo vederlo in campo un po’ di più per decidere se il bluff dell’Everton ci ha dato un vantaggio o una zavorra. Speriamo che per una volta ci vada di culo.
 

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Mentalità, mentalità, mentalità

2 Ottobre 2008 13 commenti

Fa veramente un effetto molto strano dover usare un titolo come questo per questa Inter: Mourinho è stato fatto subentrare in malo modo a Mancini proprio invocando la necessità di un cambiamento di mentalità nella squadra che portasse maggiore lucidità e maturità. Infatti non è tanto la carenza di gioco – che pure è evidente nelle scarse soluzioni che l’Inter manifesta – e neanche lo scarso tono fisico – anche questo veramente perplimente a ottobre – che lasciano basiti, quanto la mentalità sparagnina e priva di grinta. L’Inter entra in campo e gioca alla grande 15 minuti facendo sperare una grande partita, segna un gran gol e poi si spegne: arretra, lascia 3/4 di campo al Werder Brema, e "gigioneggia" senza chiudere la partita. In apertura di ripresa la solfa non cambia, neanche dopo il gol al primo tiro in porta dei tedeschi su incredibile incertezza di Julio Cesar. A dieci minuti dalla fine la squadra si sveglia con la solita vagonata di attaccanti in campo, ma senza idee e gioco, un po’ come un arrembaggio a testa bassa: in questa fase ci si mette la sfiga, ma non si può certo appellarsi a questo per giustificare una partita che abbiamo pareggiato per demerito nostro più che per merito del Brema. Devo dire che molte persone iniziano a mugugnare dicendo: "Mourinho smettila di dare aria alla bocca e produci dei fatti, cazzo!". Io mi sono ripromesso di attendere a fine anno per giudicare, dato che penso che molte cose non le vediamo e non possiamo metterle nell’equazione che ci fa capire cosa succede ai nerazzurri. Ovviamente i lamentosi tifosi interisti sono già a fare le vedove di quello che è stato e certamente non sarà più (parole loro, non mie di certo, ndr), ma non si attribuiscono nessuna responsabilità per lo stadio mezzo vuoto e alquanto triste. I prossimi impegni, soprattutto dopo la pausa delle nazionali, saranno un banco importante di verifica dello stato di cose della squadra.

Julio Cesar merita per la prima volta nella stagione un voto negativo, anche se non di molto: passa la partita con la toldite, inchiodato sulla linea di porta con dei chiodi da 10 centimetri; il gol è sua responsabilità in buona percentuale e non sono gol che lui può prendere. Maicon è in giornata di grazia e si vede: corre, crossa, chiude, segna e quasi ne fa un secondo che avrebbe regalato una tutto sommato immeritata ma godibile vittoria. Zanetti è certamente il migliore in campo: come terzino lo vedo meglio che come centrocampista a tre, dove soffre per il 33% in più di corsa e pressing richiesto; strappa applausi a tutto lo stadio con un recupero sulla linea del fallo laterale seguito da una finta che è proprio la ciliegina sulla torta; una certezza sempre. Matrix rimane troppo poco in campo per giudicarlo, mentre Cordoba sembra completamente recuperato, e Burdisso la solita altalena di rendimento: dopo un mesetto positivo ultime due partite da psycho; forse una cura di litio aiuterebbe.
A centrocampo Muntari merita un elogio per il dinamismo, ma un sacco di calci in culo per l’imprecisione dei suoi piedi: veramente irritante. Cambiasso come al solito corre per 15 e gioca 6 ruoli, riprendendosi le lodi dell’anno scorso: insostituibile. Deki è il miglior Stankovic da almeno due anni a questa parte: speriamo ritrovi anche tiro e continuità, sarebbe il miglior acquisto dell’era Mourinho. Davanti c’è fin troppa gente: Supermario gioca venti minuti e poi si spegne, un po’ poco per un diciottenne che deve guadagnarsi la maglia da titolare; stasera era la sua chance e mi sa che se l’è giocata. Ibra alterna momenti di grande genio e determinazione, a momenti di totale afasia che ci costano più di un gol. Peggio la situazione di Adriano, che pur accennadno a giocare a calcio si perde tutto via sia come posizione in campo che come collaborazione con i compagni di reparto: speriamo sia una fase. Quaresma è entrato e si è visto qualcosina, anche se da lui ci aspettiamo di più. Ora anche per me è tempo di dormire.

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La Sindrome di Frankenstein

28 Settembre 2008 17 commenti

 

Non ce n’è, sta nel nostro DNA, è più forte di noi: se c’è un cadavere in campo, noi abbiamo il potere taumaturgico di rianimarlo. Se poi è una squadra di cadaveri e disabili, ancora meglio. Il primo derby dell’era Mourinho lo perdiamo e per questo dobbiamo solo prendercela con noi stessi. I nerazzurri scendono in campo con troppa poca cattiveria – come già accaduto con Catania e Lecce – e lasciano giocare un Milan non irresistibile, ma neanche ultimo dei pezzenti. Neanche dopo il gol – viziato dal fuorigioco di Kakà anche se i media di tutto il mondo si affanneranno a smentirlo – l’Inter mostra maggiore determinazione a ribaltare le sorti della partita. Non so se siano gli schemi da assimilare, una scelta tecnico-tattica (bella scelta del cazzo, se così fosse), ma l’Inter non riesce a dare l’impressione di forza che tutti sanno potrebbe manifestare: e ne paga lo scotto. Se a tutto questo sommiamo la solita direzione di gara con due pesi e due misure, il fatto che di fronte non hai la Pro Patria e anche la solita dose di sfiga sottoporta, il risultato è quello che è. Nessuno mi convincerà che il Milan ha meritato di vincere una partita che ha dominato abbastanza a centrocampo, ma in cui ha tirato in porta 4 volte, né che meritavamo più del doppio dei gialli dei rossoneri e addirittura due espulsioni, o che la gomitata subita da Adriano in area a parti inverse non sarebbe stato rigore con espulsione. Ma questi sono alibi in una serata in cui il derby non l’hanno vinto i rossoneri, ma glielo abbiamo lasciato vincere noi. Speriamo che le lezioni per lo Special One si limitino qui: vorrei vedere l’Inter vincere sempre, in particolare le gare decisive, in modo da trasformare questa sera in una vittoria di Pirro per i merdosi cugini. La prova d’appello è tra due giornate: Roma-Inter.

Venendo agli interpreti. JC fa un’ottima prestazione, incolpevole sul gol, le sue 3 parate in tutta la partita sono determinanti se si vuole ma contate. Maicon rimane basso per contenere il duo Kakà-Ronaldinho, e la sua spinta si sente che manca, ma fa quelllo che gli dice l’allenatore. Chivu è ancora sottotono, ma non si può certo dire che il risultato sia colpa sua. Dei due centrali, Matrix è un po’ psicolabile ma si contiene abbastanza, fino a che non è in panchina e si fa espellere dal voglioso De Marco, lasciando la squadra senza centrali difensivi per la prossima partita. Burdisso è il peggiore in campo: il gol ce l’ha sulla coscienza, se per il primo fallo valesse lo stesso metro che per i rossoneri i casi sarebbero due, o Milan in 9 o Inter in 11, ma sul secondo fallo è proprio un coglione. A centrocampo tutti si comportano bene, ma sono 3 contro 4 e si sente: forse in queste gare un centrocampo a 4 si potrebbe anche arrischiare. Davanti mancano ancora gli schemi: Ibra fa il possibile e l’impossibile, Mancini fa quel che può ma ha imbarazzanti amnesie, Quaresma si sveglia al 30esimo della ripresa, troppo tardi per servire. Cruz e Adriano cambiano la gara e forse si poteva rischiarli un po’ prima. Stankovic entra e da una frustata, ma sono quasi certo che senza l’espulsione di Burdisso sarebbe entrato Mario a dare aria al gioco: prima o poi capiremo perché sta facendo panca dura, va bene voler insegnare l’umiltà al ragazzo ma in questa partita ci serviva come il pane.

Adesso rimangono solo rabbia e rimpianti, ma i conti si faranno alla fine, come è giusto che sia. Ma nessun interista sentiva il bisogno di rinfrancare i cugini gratis.

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Partitus Horribilis

25 Settembre 2008 4 commenti

 

Prima di tutto lo so che il latino del titolo non è neanche maccheronico, ma proprio sbagliato e basta, ma dopo una serata così non mi spaccate le palle. I nerazzurri strappano una vittoria che dire meritata è troppo ma dire immeritata troppo ingeneroso (o forse troppo generoso con i salentini), in una delle più brutte partite sinora viste nel campionato, forse dopo solo Catania Atalanta di settimana scorsa o qualche scontro tra piccole altrettanto abulico. L’Inter scende in campo con una formazione atipica, un terzino convalescente (Chivu) e uno notoriamente parco di spinta (Zanetti) abbassando il baricentro di tutta la squadra. Il Lecce impara la lezione del Torino, che come io ho già predetto sarà la partita che ci dannerà a partite orribili con le piccole: infatti il leone Beretta gioca con il famoso 10-0-0 in cui gli ultimi due numeri sono il punteggio a cui si aspira. Risultato: un primo tempo con una traversa su punizione di Ibra e un colpo di testa fortuito del Lecce a fil di palo. Per il resto: noia. Nel secondo tempo Mourinho che non è un pirla fa subito due cambi: dentro Maicon per spingere di più e dentro Quaresma per dare un po’ di fantasia, fuori Stankovic che non ha brillato e fuori anche Vieira che è alla terza partita consecutiva e ha anche preso una brutta botta in testa, per un 4-2-3-1 aggressivo. I primi venti minuti del secondo tempo sono più vivi, ma di tiri in porta neanche l’ombra: pare che i nerazzurri abbiano deciso di accompagnare oltre la linea la palla, cosa che con una squadra chiusa a riccio non è proprio che venga facile. Al 25esimo José perde la pazienza e gioca il tutto per tutto: fuori un Chivu spento e irriconoscibile seppur convalescente e dentro Julio Cruz, per un 4-1-5 veramente aggressivo. Nonostante tutto solo il Jardinero e la verve agonistica di Ibra tengono in piedi la baracca, nonché un Cambiasso moltiplicato sul campo: da loro tre nasce il gol che ci dà l’agognata vittoria e il primato in classifica, con il contemporaneo ritorno al gol del ragazzo di Santiago de l’Estero di cui tutti gli interisti saranno felici. 

Veniamo ai singoli e poi a un giudizio finale: JC s.v. anche se si specializza in infarti quando dribbla un avversario sulla bandierina – e fin qui tutto bene – ma poi appoggia per il disimpegno a Cordoba con i leccesi che si avvicinano per il pressing; qualsiasi interista ha temuto il peggio. Zanetti da terzino fa il suo compito ma non spinge, da centrocampista a tre soffre, ma meritava questa 600esima partita in nerazzurro: nel mirino c’è Facchetti tra 34 match. Chivu è appena rientrato, ma non è lo stesso che abbiamo visto con una spalla in meno per tutto l’anno. Cordoba sta crescendo e Burdisso è diventato il nome del mio soffio al cuore: quando il cardiologo mi farà il test, sul cardiogramma comparirà il suo nome anziché lo schema dei miei battiti. Maicon quando entra fa capire che cosa vuol dire avere in squadra il più grande terzino destro del mondo. 

A centrocampo Vieira non si rompe ed è già una notizia, anche se piglia una brutta botta in testa. Cambiasso dopo un primo tempo un po’ così dimostra di che pasta è fatto reggendo da solo tutto il reparto per tutto il secondo tempo, coadiuvato da Julio Cruz (!!!). Stankovic è lontano da quello che conosciamo, ma è comunque meglio di quello che Mancini ha schierato in campo per tutto il girone di ritorno: è già qualcosa. Davanti abbiamo tanta gente, e si vede, peccato che nessuno sappia più tirare da fuori area, le ali abbiano smesso di saper crossare, e manchi sempre un centravanti che riceva i passaggi filtranti o aerei che siano. Ibra ci mette gambe, testa, classe e fiato, ma non sarà per sempre così. Adriano dura 30 minuti e poi diventa una specie di menhir nell’area avversaria privo di qualsiasi utilità. Mancini lavora bene sulle fasce ma pare che non abbia imparato a battere i corner. Quaresma fa il compitino ma continua a non volerne sapere di coprire anche negli ultimi cinque minuti di patema per tenerci l’1-0. Balotelli non gioca, e qui gatta ci cova: l’idea mia è che stia facendo il coglione in allenamento e che Mourinho gli stia facendo capire che non gli conviene. Cruz finalmente è tornato, corre, pressa, difende e ci regala il gol vittoria: santo subito.

Mourinho deve capire in fretta che dopo il Torino nessuna piccola se la giocherà con noi e che quindi deve trovare un modo per aprire le squadre chiuse come cozze. Inoltre – e sono certo che lo farà – deve spiegare a chiare lettere a tutti i giocatori che tutte le partite valgono tre punti, e che si devono giocare tutte, nonché che il calcio è fatto di gente che tira in porta, non che la carambola dentro per culo un giorno e per sorte l’altro. Sveglia. In ogni caso l’importante erano i tre punti e soprattutto in questo momento dare punti alle dirette concorrenti, soprattutto quelle che sono state recentemente in B. 

 

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Prendere il Toro per le corna

21 Settembre 2008 4 commenti

 

La battuta sembra scontata ma lo è meno di quanto potrebbe sembrare. La partita con il Torino dimostra molte cose: dimostra che quando giochiamo con la testa e con le gambe non ce n’è per nessuno; dimostra che chi ci affronta a viso aperto rischia e questo significherà che tutti ci verranno sotto con lo spirito di Doria e Catania e cioé chiusi come cozze; dimostra anche che basta poco per mandare in vacca un grande match.

Il Torino scende in campo per giocare a modo suo, senza snaturarsi come aveva detto De Biasi, ma facendo un po’ più di attenzione al centrocampo. I nerazzurri ci  mettono più o meno 15 minuti a rodare il motore e poi cancellano i granata dal campo. Fino a quel momento in ogni caso di tiri in porta praticamente non se ne vedono né da una parte né dall’altra. Tra il 20esimo e il 30esimo l’Inter accelera, mette due palle alle spalle di Sereni (vero e proprio agnello sacrificale), e chiude il match. Poi si limita a controllare e ampliare il margine con il gol perfetto di Ibra su una delle tantissime ripartenze (o contropiedi che dir si vogliano). Verso il 30esimo del secondo tempo caliamo e rischiamo di compromettere la partita, ma dieci minuti di cuore granata non bastano a cancellare il dominio nerazzurro in tutta la partita: un calo che sa più di psicologico che fisico, dato che al 40esimo ricominciamo a correre a centrocampo e il Torino non vede più la palla. 

Julio Cesar si merita un ottimo voto in virtù delle parate decisive fatte quasi esclusivamente nei 10 minuti di furore granata, che salvano il risultato ed evitano borbottii e facili scassamenti di palle da parte di media, burattini e vedove. Certo il calo verticale di Matrix in mezzo alla difesa dal 60esimo in poi non aiuta a stare tranquilli. Proprio Matrix segna una battuta di arresto nella crescita che avevamo notato fino ad oggi: ricomincia con gli interventi omicidi solo fortuitamente non sanzionati da Farina, con i salti e le marcature fuori tempo, e con le sceneggiate inutili. Speriamo non si stia compiacendo troppo di essere tornato un quasi giocatore di calcio. Burdisso mette le pezze alla difesa centrale, ordinato e senza sbavature: nessuna lamentela, nessuna lode eccessiva. A sinistra rientro per Chivu nella posizione che lo esalta meno, quella di terzino sinistro: qualche svarione, poche spinte e molto controllo del territorio. Prezioso ma ancora deve trovare il ritmo partita, e noi continuiamo a vederlo bene a centrocampo più che come terzino. A destra Maicon è un’ira di Dio: deride i giocatori che ha davanti, li umilia e finalmente trova il gol perfetto. Sereni non può nulla sulla cannonata da fuori area nel sette che chiude la partita per sempre. Inestimabile

A centrocampo siamo quasi alla quadratura. Zanetti soffre la disposizione a tre, ma dopo i primi minuti di ambientamento capisce dove posizionarsi. Cambiasso deve ancora trovare il ritmo giusto ma è già imprescindibile. Vieira gioca ancora 90 minuti senza rompersi (toccatevi le palle e le tette sinistre) e con grande autorità. Fino a che i polmoni e le gambe reggono, e i tre a centrocampo attaccano gli spazi e organizzano le ripartenze si assiste a un indizio di come sarà la vera Inter mourinhana. Ed è una figata, anche se io rimpiango – ma non escludo che le vedremo – le sgroppate sulle fasce del 4-3-1-2 manciniano.  Davanti le geometrie sono tutte da trovare: la grandissima notizia è un Adriano con la testa, anche se stento a credere che durerà. Corre, difende, fa salire la squadra, si muove correttamente anche da un punto di vista tattico (!!!!!!) e quasi quasi mette pure il gol. Merita applausi e incoraggiamento – e anche qualcuno che lo segua giorno e notte per evitare che ricada nel tombino da cui sembra essersi tirato fuori. Ibra giochicchia per parecchio tempo, ma poi decide di giocare a calcio e la difesa del Torino si mette a piangere. Non c’è altro da dire. Mancini sta per ora meritando l’acquisto più di Quaresma – che non ne azzecca una, ma a cui vogliamo dare l’alibi della destabilizzazione dovuta alle improvvide parole di Moratti in settimana faccia a faccia con Candido Cannavò. Il brasiliano si trova alla perfezione con Ibra e Adriano, anche se i movimenti offensivi ancora sono da registrare. Con una difesa più organizzata di quella granata sarebbe stato più difficile fare una figura così sontuosa. 

In sintesi: la squadra c’è, il gioco anche, la condizione pure. Non siamo all’Inter che c’è nella testa di Mourinho, ma stiamo crescendo a vista d’occhio. Ai tifosi tocca urlare, applaudire e sorridere per i risultati che per ora stanno arrivando. 

 

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Ibra l’oracolo di Atene

17 Settembre 2008 5 commenti

Prima di Champions: fin qui tutto bene. E’ vero: il girone dell’Inter non è insormontabile, ma nessun avversario va sottovalutato. Il Panathinaikos in casa può contare sul sostegno della bolgia del suo pubblico, e uno scherzetto l’anno scorso (e pure quello prima in effetti) lo abbiamo già subito in un clima simile. Quest’anno no, va tutto a gonfie vele. Nel primo tempo i nerazzurri sotterrano i greci senza nessuna discussione: solo una fortuita deviazione di Matrix su tiro dai 30 metri rischia di cambiare gli equilibri di una partita già instradata, ma finisce sulla traversa davanti a un attonito Julio Cesar. Il copione è facile: i greci a tutta birra per dieci minuti, imbelli, l’Inter che domina con il possesso palla e con le avanzate precise e ordinate. Il gol al 27esimo di Mancini è tutto di Ibra – che nel frattempo se n’è mangiato uno grande come una capanna: arpiona la palla e se la tiene legata al piede in maniera decisamente improbabile (e forse anche fortunosa), appoggia a Mancini che è solo come un cactus in mezzo al deserto e non deve fare altro che insaccare. Nel secondo tempo il copione cambia: l’Inter scende di tono, soprattutto a centrocampo, e aggiunge qualche svarione difensivo per illudere i greci di poter fare qualcosa, tipo pareggiare. Il risultato alla fine sono solo tiri dalla distanza, solo un paio realmente pericolosi, e un paio di cross velenosi. Per la prima volta da anni l’allenatore dell’Inter fa gli stessi cambi che farei io, esattamente quando li farei io: Muntari per uno stanchissimo Vieira, Figo per un inconsistente (almeno dopo i primi 25 minuti del primo tempo) Quaresma, e all’80esimo Adriano per un Mancini che ha dato tutto quello che aveva. Perfetto: infatti arriva puntuale il secondo gol, che è anche in questo caso almeno al 50% di Ibra, che inventa una palla filtrante per Adriano da solo davanti al portiere. In altri tempi Adriano avrebbe chiuso gli occhi e sparato di potenza sperando di centrare la porta: stasera no, alza gli occhi, e alza di precisione la palla sopra il portiere in uscita. Che la cura Mourinho serva anche al più irrecuperabile delle nostre palle al piede? Speriamo.

I singoli. Julio Cesar oggi non appare in una delle sue migliori giornate, spesso appare sorpreso, e sbaglia due uscite nell’area piccola che sembrano farlo tornare a quello immaturo del primo anno all’Inter: speriamo che sia un caso e che la ripetizione del dribbling che a Napoli sbagliò e ci costò la vittoria sia una sua personale forma di esorcismo. Maicon è meno straripante del solito, sta nel suo, copre e ingaggia un duello con Ivanschitz degno di lui (vero è che il giocatore greco era ben più fresco): ordinato. Maxwell invece spinge di brutto, ma non si intende a perfezione con chi gli sta davanti, sia Quaresma Figo o Mancini: in crescita. Matrix gioca meglio dello scorso anno, peggio dell’anno di grazia post mondiale, e commette le sue solite ingenuità, un fallo stupido a centrocampo, due-tre palle perse a caso: certo la mossa del geco con cui fa finta di prenderla di testa e poi invece si sdraia a terra è degna del miglior mimo di corso vittorio emanuele. Cordoba è al rientro dopo mesi di infortunio e si vede: non possiamo chiedere il massimo, ma c’è di che essere soddisfatti.
A centrocampo giochiamo a tre. Vieira gioca un tempo a un buon livello, anche se è ancora lento, e al sessantesimo esce stremato, ma integro: un miracolato. Cambiasso tiene insieme tutto e tutti, non molla mai: sicurezza. Zanetti è la nota stonata: per la prima volta lo vedo appannato, lento e stanco, e addirittura si fa sradicare la palla ben due volte dai piedi!! Muntari entra e porta un po’ di freschezza in un momento in cui c’era bisogno disperatamente di ossigeno: prezioso. In attacco molte cose vanno affinate: la mia sensazione è che manchino ancora un po’ di automatismi e che manchi sempre a Ibra la punta che lo accompagna di fianco nei momenti clou. Se ne accorgerà sia Ibra sia Mourinho, e la solfa cambierà. E poi saranno cazzi per tutti. Veniamo agli interpreti. Quaresma gioca 25 minuti, poi scompare: spero che sia questione di forma e di necessità di entrare nei ritmi agonistici. Mancini: bene, bravo, bis. Figo. la dimostrazione che può giocare solo quando gli altri vanno alla metà della velocità, altrimenti fa una figura di merda: se ne faccia una ragione e bona lì. Ibra è di un’altra categoria: smaltita la sbornia di sabato fa dei numeri da circo e i gol sono più suoi che dei marcatori del tabellino; alla faccia di chi dice che non è decisivo. Adriano è la sorpresa della serata: è certamente un po’ bolso, ma negli occhi ha un’umiltà che non vedevo da parecchio tempo, e nei piedi i colpi di un giocatore che non è più un bambino. Speriamo che duri.

Intanto cresciamo e vinciamo, e questo conta più di tutto, alla fine dei conti. Almeno nel calcio, che vi ricordo non è uno sport, ma molto di più. 

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Ancora fatica e gollonzi

14 Settembre 2008 9 commenti

Forse da fuori, come dice il mio socio, è sembrata una partita di grande solidità, ma da dentro, da tifoso, è stata una sofferenza infinita. I primi venti minuti Mourinho cambia schema e interpreti ottanta volte, facendo venire il mal di testa a chi sta sugli spalti, figurarsi a chi sta in campo. In ogni caso è vero che nel primo tempo facciamo un possesso palla del 90% senza concretizzare molto, venendo quindi puniti dalla rotondità della sfera che si insacca prima sotto la nord. In un minuto la trivela ci riporta in parità, ma in un altro minuto la poca scaltrezza di Muntari e la tanta scorrettezza di Tedesco ci garantisco il primo tempo in dieci della stagione: quasi mi mancava. Nel secondo tempo è tutto più difficile, ma in effetti i catanesi non impensieriscono mai Julio Cesar se non con un paio di tiri da fuori; certo che anche noi ci mangiamo tre gol fatti e segnamo invece su una papera in combutta tra Terlizzi e Bizarri. Finisce con una vittoria meritata ma stentata, troppo stentata per un avversario che non vale un cazzo come questo Catania (mi perdoni Walter Zenga, ma dubito che sia colpa sua). La mia unica certezza è che se devo soffrire così per tutto il campionato mi ci vuole un paramedico seduto sui gradini di fianco.
Ci sono però certamente dei dati positivi che si possono trarre da questa gara: Maicon è in uno stato di forma assurdo, indemoniato e potente come non si vedeva da tempo, senza dubbio il miglior terzino destro del mondo in questo momento; Maxwell se imparasse a fare la fase difensiva come fa quella offensiva sarebbe il terzino sinistro più forte del mondo, mentre per ora è il centrocampista mancino più sprecato in difesa del mondo; i nostri due centrali difensivi di riserva sono tornati ad altissimi livelli, con un Matrix che non ha sbagliato nulla in fase di copertura e un Burdisso impeccabile; certo che i lanci non sono il loro forte, ma possiamo anche essere contenti così. A centrocampo al momento siamo ancora un po’ fragili, anche se Vieira ha fatto 90 minuti senza stoccarsi e ci lascia sperare che torni a essere qualcosa più vicino a un cane o un gatto in termini di velocità che non un gasteropode; Muntari dopo i primi dieci minuti in cui non ha imbroccato un passaggio ha fatto il suo mestiere, quello del Dacourt con meno anni sulle spalle; peccato non abbia ancora imparato come Dacourt a evitare i rossi da fessi.

Nella formazione schierata oggi da Mourinho oggi non si capiva chi fossero gli altri centrocampisti, tranne Zanetti e Cambiasso nel secondo tempo, sempre siano lodati per le forze fresche che hanno messo a disposizione nonostante il fuso orario e gli impegni con l’Argentina. Il vero mistero, che tutti noi interisti di lunga data spieghiamo solo come "effetto Chino" è la permanenza in campo di quella salma mummificata di Figo: vederlo conciato così, più lento anche del pallone nel passaggio più blando della partita fa male a chi lo ha amato per il campione che è stato. Ripeto: "è stato". Quaresma al momento rimane in sospeso: ha fatto vedere qualche buona giocata, ma si è nascosto molto, aiutando poco la squadra a salire e i compagni a giocare al meglio davanti. Ha il merito del gol del pareggio – per quanto fortunoso – e di aver aumentato il numero di calciatori in grado di battere i calci da fermo nell’Inter (che dopo il tramonto di Figo è rimasta un po’ orfana da questo punto di vista). Una nota veramente positiva è stata Mancini, che nello scampolo di partita giocata ci ha tenuto a galla, alzando da solo di 20 metri il baricentro della squadra.

Davanti Balotelli dimostra ancora di avere grandi doti, ma di dover lavorare molto per tirare fuori il massimo dal suo potenziale di fuoriclasse senza pari nel panorama mondiale. Il vero mistero è Ibra: barcollante, sperduto, insicuro, impreciso negli appoggi più semplici e nelle conclusioni da solo davanti al portiere. La mia teoria è che abbiano messo nel suo bicchiere le goccine che di solito usano per tenere a freno il vulcanico Maicon in settimana: perché mica il brasiliano potrà esibire tanta esuberanza psichiatrica ogni giorno tutti i giorni vero? Cmq portiamo a casa i tre punti, mentre la Romissima prende tre pere e inizia a sentire accostare il suo allenatore alle merde rossonere: tempi cupi, per i lupi.

PS Moratti quando si dice deluso dai tifosi per i pochi abbonamenti dovrebbe venire a verificare l’efficienza della sua società allo stadio. Ieri nel settore 219 (e non è l’unico probabilmente, ma è certo) almeno 100-200 abbonati del settore si sono ritrovati senza il proprio posto a sedere e dovranno vedere tutto il campionato sui gradini del settore: questo perché nel cambio di numerazione del settore la società ha fatto un errore e i loro posti non esistono. Questi abbonati sono andati a segnalarlo in piazza Meda e la risposta che hanno ricevuto è stata quella di un alzata di spalle e una offerta di qualche biglietto omaggio. Alle domande retoriche di Moratti sui tifosi, uno sguardo alla realtà dei fatti forse aiuterebbe a capire i motivi di una disaffezione sempre più ampia al posto migliore per seguire il calcio, lo stadio.

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Alle volte dice culo

30 Agosto 2008 10 commenti

 

L’Inter vista in campo a Marassi nella prima giornata di campionato è parente molto lontana da quella vista nel match di Supercoppa contro la Roma: se nella gara vinta ai rigori il primo tempo era sembrato potentissimo e la ripresa più "controllata", a Genova il pallino del match dal 30esimo del primo tempo lo prendono i blucerchiati, mentre i ragazzi non riescono a trovare ritmi e geometrie giuste. Il pareggio che ne esce è un risultato fin generoso nei confronti di un’Inter molto lontana dai desideri dei tifosi e anche dell’allenatore: avremo tirato in porta tre volte di cui una dopo controllo di braccio da parte di Ibra, mentre la Samp ha rischiato il raddoppio con Cassano e con un gran tiro da fuori area. C’è da ringraziare Totonno per aver sprecato il primo match point e Julio per i riflessi di reni. 

Gli automatismi dietro e a centrocampo tutto sommato funzionano e il problema non è certo lì nonostante la formazione rimaneggiata: Maicon e Maxwel sono delle certezze, e Cambiasso come centrale è una certezza, mentre Matrix fa una ottima partita di rientro. A centrocampo Deki, Muntari e Zanetti fanno una decentissima partita, anche se il neoacquisto è meno brillante rispetto alla partita contro la Roma, e soprattutto assaggia subito il metro di giudizio per i cartellini italiani. Il vero problema è davanti, dove le geometrie non riescono a vedersi e gli attaccanti nerazzurri non si trovano: Figo è veramente inguardabile, e Mancini non ha ancora azzeccato un pallone; Ibra da solo fa tutto quello che può e deve, e chi è entrato nel secondo tempo non ha migliorato la situazione. Balotelli è entrato con poca voglia e poca verve, cosa ingiustificabile per un ragazzo di 18 anni, e che sicuramente gli frutterà una bella lavata di capo da parte di Mourinho; Jimenez si conferma il giocatore più lento del mondo, qualcuno gli prescriva un velocizzatore di neuroni; Crespo ha inciso ben poco, ma non è che potesse fare molto se non viene rifornito di palloni. 

Certo parte del merito va dato anche alla Samp che ha fatto una gran partita, ma l’Inter quando esprime al meglio sé stessa non poteva certo vivere i doriani come un problema.  La cosa più preoccupante è l’ingiustificata e miope frenata di Moratti sull’arrivo di Quaresma che sembrava già fatto, e che spero sia solo formale e non sostanziale: certo Mustang è una scommessa, che potrebbe essere un pacco come altre scommesse, ma è una scommessa che Mourinho ha chiesto di fare, e che chiunque sano di mente gli darebbe la responsabilità di andare a verificare. Con tutti i soldi spesi da Moratti a caso, fare il pulciaro per uno dei due giocatori che il tuo nuovo stimatissimo allenatore ha richiesto dopo aver paccato sul primo è francamente incomprensibile (almeno per chi ha stima del Presidente, tra cui non posso essere annoverato). Speriamo prevalga qualcuno con più cervello in società. 

 

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Chiamale se vuoi impressioni

25 Agosto 2008 16 commenti

 

Mi rendo conto che scontenterò tutti inaugurando il blog dopo la pausa estiva con la prima prestazione stagionale nerazzurra, ma che ci posso fare se tifo Inter? Vi prometto che riprendo a postare anche di altro. 

Parliamo della partita: il primo tempo dell’Inter mi ha impressionato, tanto che non ricordo nella mia vita un Inter tanto solida, disciplinata tatticamente, aggressiva e compatta. Finisce 1-0 ma sarebbe dovuto finire 4-0, con una Roma annichilita per 45 minuti e protagonista una sola fortuita occasione da gol dopo un pasticcio tra Burdisso e Stankovic a centrocampo. Nel secondo tempo la squadra è calata e la partita è diventata un po’ meno bella ma più spumeggiante paradossalmente. Prendiamo un gol al secondo tiro in porta (non senza responsabilità di Julio, che però è ampiamente perdonato per il resto della partita) e questo galvanizza la Roma: l’Inter si disunisce un po’ tatticamente e paga lasciando spazio ai giallorossi, ma riagguanta il vantaggio con la prima carambola che ci dice culo e grazie alla freddezza di Supermario. In compenso al 90esimo si infortuna Burdisso (quinto su sei difensori centrali in infermeria, tanto per fare capire come stiamo messi con la sorte…) e sul corner Vucinic sbuccia di testa e Stankovic devia con sfiga maxima in porta. I supplementari sono una sofferenza ma Supermario meriterebbe di mettere il secondo gol e chiudere la partita. Si stringe i denti e si va ai rigori, e finalmente dice culo anche a noi: Totti sbaglia, Zanetti no, e di capitano ne rimane uno solo, quello nerazzurro (al primo rigore in carriera). 

Veniamo ai singoli: Julio Cesar gioca una grande partita, e si porta a casa anche il merito di sventare un tiro ravvicinato di Okaka rimesso in gioco dal guardalinee per motivi misteriosi, nonché di aver parato il rigore di Juan; in questi casi il peccato veniale di non respingere il tiro di De Rossi che non è così angolato viene ampiamente perdonato. Maicon riesce a salire per 45 minuti, poi si assesta nelle retrovie per non scoprire il reparto; certo se entrasse il suo esterno destro dopo lo slalom San Siro gli avrebbe tributato l’ovazione che merita; gli espliciti sfottò nei confronti dei tifosi giallorossi a fine partita con la coppa in mano sono impagabili (spero di trovare il video 🙂 Maxwell conferma le amnesie difensive e un po’ di leziosità in fase di impostazione, e forse soffre per l’ordine mourinhano di tenersi basso; nonostante questo lo promuoviamo con riserva, serve più testa di così. Burdisso tiene banco in difesa senza troppe sbavature né momenti psycho, mentre Cambiasso soffre nel non potersi proiettare in avanti, e dopo i primi venti minuti in cui i romanisti lo puntano per farlo cadere in trappola si assesta e si conferma un grande leader; Rivas entra e fa il suo, nella scomodità di dover reggere l’urto dei supplementari.

A centrocampo tutto diverso dall’Inter di Mancini: Muntari in grande spolvero lanci, aggressione della palla, impostazione, proiezione offensiva e gol; se gioca sempre così non ci sarà nulla da rimpiangere. Zanetti dopo i primi venti minuti un po’ molli, prende ritmo e diventa protagonista anche in attacco con tanto di slalom, cross e un tiro incredibilmente in porta, nonché il rigore decisivo, primo rigore in carriera pesantissimo. Stankovic fino a che gli reggono le gambe nella nuova posizione davanti alla difesa non l’ho mai visto così da anni: si vede che smettere di essere il cocco dell’allenatore fa bene alla grinta; soffre di vitello cronico e infatti sbaglia il rigore, ma averlo ritrovato è un piacere, forza Deki. Davanti c’è molto da mettere a punto: quando la squadra sale ci sono drappelli nerazzurri sui lati del campo vicino alla bandierina del calcio d’angolo, ma in mezzo all’area non c’è mai nessuno: forse è un problema. Come ali Mancini soffre la partita da ex, Figo il dover giocare più di 45 minuti, Jimenez si conferma l’ultima scelta possibile da intraprendere solo quando sono tutti morti, sepolti e non si può chiamare nessuno con più di 14 anni a giocare. Ibra è una nota molto positiva: gioca 120 minuti, anche se dopo i primi 60 cammina senza affondare, e solo la sfiga porta i suoi tiri a lambire i pali dalla parte sbagliata (quella esterna :). Balotelli si conferma la miglior scelta come ala, o come qualsiasi cosa: corre, sfodera cross, passaggi, tiri, punizioni e la giusta grinta; se ci fosse giustizia la testata di Mexes varrebbe almeno un paio di giornate e la manata di Cassetti un secondo giallo con conseguente espulsione.

L’Inter di Mourinho si presenta molto meglio dell’Inter di Mancini dell’inizio dell’anno scorso. Il gioco è cambiato ma è già molto solido, anche se con qualche passaggio a vuoto. La condizione fisica molto meglio, e questo conta. Le geometrie della squadra sono nuove e veloci, con ripartenze mozzafiato e chiusure asfissianti dal centrocampo in giù, e sono curioso di vedere come sarà quando la condizione sarà al massimo, e gli interpreti tutti nei giusti ruoli. Ci uniamo a Mourinho nel rendere merito al Mancio per quello che ha fatto, ma da oggi inizia un’altra storia, ed era importante iniziare con il piede giusto. Mi sbilancio e dico che se giocamo come il primo tempo di questa partita sarà molto dura per chiunque. Ora testa al campionato dietro l’angolo: missione Genova, sponda ciclista, che vorrà certo fare un favore a Bobby gol e a suo modo vendicarlo. 

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