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Archivio per la categoria ‘spalti e madonne’

Vinca il peggiore

15 Marzo 2009 5 commenti

 

Se qualcuno aveva bisogno di capire bene perché le squadre inglesi sono più forti di quelle italiane in Champions, la partita tra nerazzurri e viola è la spiegazione perfetta. Se la capolista si deve confrontare su quei livelli con la quinta in classifica (che in Inghilterra è l’Arsenal) allora si capisce come mai non può crescere. Giocando una delle sue peggiori partite dell’anno, l’Inter doma la fiorentina e mantiene inalterato il distacco. A parte questa notizia positiva, i novanta minuti hanno fatto cagare di brutto.
L’Inter schiera praticamente la formazione tipo, anche se i due centrali difensivi sono reduci da infortuni. Uno si aspetterebbe una prova dignitosa a livello di squadra, mentre eccettuati alcuni singoli il panorama è deprimente. La partita finisce quando Ibra dopo un colpo di Tae-Kwon-Do la sbatte dentro. I nerazzurri si limitano a giochicchiare e di fronte a loro la fiorentina non sa fare molto di meglio che qualche lancio lungo per Gilardino. Mutu ha sul piede la palla del pareggio, ma la spreca (non è Julio Cesar a fare il numero, ma il rumeno a fare una minchiata, attenzione).
Nel secondo tempo Mourinho insiste con Figo: uno spettacolo degno del peggior aguzzino; preferivo ricordarmi il Figo di due anni fa che questa specie di Slimer dei Ghostbuster versione belloccia. Il gioco rallenta ulteriormente, la Fiorentina si mangia un altro gol e l’Inter cincischia. Nei cinque minuti di recupero, Ibra mette il sigillo con un missile a 130 all’ora. Partita finita e tutti a casa, ma non è stato un grande spettacolo.

Sui protagonisti poco da dire. Si salvano la linea difensiva, tutti abbondantemente sopra la media. Saremo in emergenza anche settimana prossima dopo la squalifica di Samuel, ma speriamo di esaurire i malus. Si salvano anche Cambiasso e Stankovic che corrono per tre. Per il resto è un po’ una tragedia: Zanetti non è in gran giornata e balla come una scimmia in mezzo al campo, Muntari ha dichiarato ufficialmente guerra al pallone da calcio e pare stia avendo la peggio. Tutti speriamo in un armistizio presto. Mario e Ibra sono il simbolo dell’indisponenza: poca corsa, poche idee, tanti giochetti e poca concretezza (nonostante la doppietta). Figo ormai è impresentabile e in panchina abbiamo Amantone Mancini, il fratello di 140 chili del giocatore che fece un gol strepitoso al Lione (che speriamo se lo compri in estate).
D’accordo. Il  Manchester ha pagato la tensione di coppa prendendo quattro fichi dal Liverpool all’Old Trafford – poi qualcuno mi dirà perché nessuno commenta che evidentemente per i diavoli rossi la partita con l’Inter non è proprio stata una passeggiata in termini di energie nervose – mentre noi dando due fichi alla viola. Ma a parte questo c’è poco da godere in una serata come questa. Se non che ora mancano dieci partite. Avanti tutta.

 

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Finalmente internazionali

12 Marzo 2009 9 commenti

 

Quello che chiedevo ai ragazzi con la maglia nerazzurra era di giocare una partita a testa alta e a viso aperto. Loro lo hanno fatto e io gli rendo merito. L’Inter gioca alla pari con la squadra più forte del mondo in questo momento (insieme al Barcellona, che io preferisco), prende due gol stupidi e tutto sommato occasionali e non ha fortuna nelle occasioni che crea. Il Manchester affronta la gara come la finale dell’anno scorso di CL e questo significa che anche loro temevano l’avversario. Per una volta finisce l’avventura dell’Inter in Champions, ma io finalmente ho la sensazione che la squadra sia maturata. Nessuna paura.
Il primo tempo comincia male: prendiamo un gol su palla inattiva al minuto numero 4. Il timore di una partita in bamba si fa concreto, ma succede l’imprevisto: l’Inter cresce, cresce, cresce. Centriamo una traversa e sbagliamo due gol quasi fatti. E Julio salva la porta su l’unica percussione del Manchester. Nel secondo tempo Muntari per Vieira è una scelta obbligata per la preparazione atletica del francese, più avanti Adriano per Stankovic è una scommessa tutto sommato vinta. Il terzo cambio dopo il palo di Adriano che segna la fine della fiducia dei nerazzurri è l’unico vero errore di Mourinho (imho): Balotelli rischiava di prendere un rosso ma anche di avere il guizzo giusto; Figo è un cadavere che non riesce a dare il dinamismo che serve alla squadra e non fa la differenza negli assist. La sua storia è finita con il calcione di Nedved.
La difesa funziona tutta abbastanza bene: i due errori di posizione su percussioni dei Red Devils vengono salvati da un grande Julio Cesar – incolpevole sui gol – e i due esterni fanno una partita sontuosa contro due clienti duri come Ronaldo (annullato da Santon tanto che fa male solo quando si accentra e parte da dietro le linee) e Rooney (un giocatore fantastico, come direbbe il mister). Il mister schiera un centrocampo a 3 con due ali che coprono molto e avanzano appena possibile: è il prototipo del gioco che cercherà di costruire Mourinho da qua al prossimo anno. Vieira ci costa il primo gol girandosi per marcare l’avversario e perdendo di vista la palla; Zanetti è in difficoltà ma ci mette il cuore, Cambiasso è monumentale e fa vedere che dietro le punte è pari a Lampard; Muntari fa una prestazione all’altezza anche se la qualità del suo predecessore francese è un’altra cosa. Davanti Balotelli è pienamente recuperato ed è una delle cose più importanti della stagione, Stankovic da tutto quello che ha e Ibra fa una gran partita, ma conferma di non essere un finalizzatore. Per essere il top gli manca questo: se non può farlo lui, ci vuole qualcun altro di fianco a lui. Balotelli, ma non solo lui.
Grande intervista di Mourinho nel dopo partita: parla del futuro e di come costruire una squadra per vincere anche in Europa. Da grande fiducia al gruppo, alla società e al suo progetto: se fa veramente quello che dice, costruirà un’Inter incredibile. Giovane, forte, determinata, vincente. Io sono orgoglioso della mia squadra ed è una sensazione nuova in Europa per noi interisti. Adesso aggrediamo il campionato e ribaltiamo la semifinale di Coppa Italia: fuori i denti e poi recliniamo lo schienale e mettiamoci gli occhiali 3d per le faville che il mister ci ha promesso. Ha trasformato i nerazzurri da pecore in tori nell’arena della CL; ora vediamo fin dove riesce ad arrivare. 

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Questione di feeling

7 Marzo 2009 11 commenti

 

Il Genoa non aveva mai perso in casa in questo campionato. L’Inter doveva riscattare la pessima prova di Coppa Italia ed esorcizzare il pensiero di mercoledì. Ne esce una partita prevedibile: nerazzurri guardinghi e pronti a sfruttare la minima occasione; rossoblu arrembanti. Per almeno 50-55 minuti questa è la storia della partita, eccezion fatta per la freddezza con cui Ibra la insacca al minuto 2. Questione di feeling. Poi Julio Cesar salva la baracca due volte e noi perdiamo altri due centrali per infortunio tra il 15esimo e il 30esimo: a fianco di Cordoba ci va Cambiasso e il nostro baricentro scende ulteriormente. Resistiamo agli attacchi genoani e rientriamo in campo con un po’ di ansia. Balotelli (grande prestazione) si guadagna punizioni e palle, e quando arriva l’imbeccata giusta ci prova con un tiro un po’ liftato: la palla non entra del tutto, ma Morganti convalida. Questione di feeling (ovvero di culo). Il Genoa cala e la partita si mette in discesa: Balotelli mostra ancora di dover crescere rischiando più volte il secondo giallo (ci sarebbe stato, ma è vero che Mario si è preso quintali di scarpate e di provocazioni), ma la squadra tiene, e portiamo a casa un tondo due a zero.

Il dato più drammatico della partita è che per l’ennesima volta arriviamo all’appuntamento clou con quattro su cinque centrali e mezzo infortunati, e il centrocampo in emergenza piena. Chiamala fortuna. Ad altri non va mai così. Cazzo. Il dato più interessante è sicuramente il ritrovato feeling tra Ibra e Mario, che potrebbe essere la cosa più importante per l’Inter da parecchio tempo a questa parte. Speriamo bene. Mi spiace per il Genoa, ma spero si rifarà con altre squadre e che arrivi in Champions al posto di quelle merde dei rossoneri. Unico dispiacere della giornata: l’abulia in attacco del Torino e la sua incapacità di portare a casa uno 0-0 in un derby che ci avrebbe fatto comodo. Il gioco dei nerazzurri latita, ma adesso è importante fare risultato. Il resto arriverà.

I protagonisti. Julio Cesar è fondamentale quando il Genoa ci mette sotto. Avere lui in porta fa la differenza. Pochi cazzi.
Maicon è segnato da occhiaie strane, che arrivano sempre a marzo (anche l’anno scorso): che sia la stagione dell’accoppiamento? Ma non potrebbe aspettare l’estate? Burdisso e Matrix: sfiga. Cordoba dimostra di essere un giocatore di calcio solo quando di fianco ha qualcuno a dargli sicurezza. Di solito è Samuel, oggi era Cambiasso, uno e trino oggi, compariva in ogni punto del campo. Ci mancava solo che segnasse e poi bisognava rivolgersi alla Chiesa per rivedere direttamente il numero degli apostoli, quantomeno. Per Santon ormai solo conferme. Ora la seconda sfida con Rooney e Ronaldo, che la divinità in cui credi te la mandi buona.
A centrocampo Stankovic tiene banco e Zanetti soffre l’aggressività del centrocampo rossoblu. Muntari dopo 20 minuti di delirio capisce dove deve posizionarsi e fa il suo senza problemi. Ci manca fosforo, disperatamente, e Figo non ne da abbastanza perché non ha più di 20 minuti nelle gambe. Disastro in vista dell’Old Trafford. Davanti le notizie migliori: Mario e Ibra si trovano e si aiutano, finalmente; Ibra non sembra avere problemi e se la gioca; Mario sembra di nuovo la potenza giovane e imbloccabile che era sembrata alla fine dello scorso anno. Forse abbiamo trovato una cosa importante per il nostro futuro.

Ora archiviamo il campionato per tre giorni e guardiamo all’appuntamento dell’ansia da prestazione. Prima o poi passerà. Io ai ragazzi chiedo solo di metterci l’anima. Il resto verrà da sé. Anche lì sarà principalmente una questoine di feeling. O di culo, come volete voi. Sono più forti, ma non sempre passano i più forti, altrimenti avremmo vinto già almeno un paio di CL e il Milan un paio in meno. Sì, mi sono mourinhizzato. 🙂 

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“Le riserve dell’Inter sono in pratica un’altra squadra da serie A”, nel senso da zona retrocessione

4 Marzo 2009 18 commenti


La partita più brutta dell’Inter di quest’anno, insieme a quella di Bergamo. Testa altrove, interpreti senza piedi e senza cervello (oltre che senza palle), e tre regali che fruttano alla Samp un risultato molto tondo e che consente di dire che il secondo trofeo stagionale (dopo la Supercoppa) è perduto. Non sono un milanista e non snobbo la Coppa Italia: ci avrei tenuto ad andare in finale, e vedere giocare la squadra in questo modo è per un tifoso un’offesa alla dignità della propria fede nerazzurra. Era meglio giocare con 4-5 primavera. Almeno facevano esperienza. Inoltre dimostra chiaramente che i rincalzi dell’Inter non valgono un’unghia dei titolari (nonostante gli emolumenti), e che c’è un’asse fondamentale per la nostra squadra, insostituibile: Julio Cesar – Maicon – Samuel – Cambiasso – Ibra. Senza di loro, sono cazzi. E per una squadra che vuole essere un top team non è accettabile.

Della partita c’è poco da dire. Obiettivamente la Samp tre occasioni, tre gol. Però l’Inter praticamente zero occasioni, anche undici contro dieci, se non negli ultimi dieci minuti, tutte buttate su Castellazzi. Certamente le scelte iniziali di Mou – in parte obbligate – hanno avuto un peso: rilanciare Rivas ci è costato due gol, Cordoba uno e Matrix quasi un altro. Muntari ci è costato l’assenza di azioni per settanta minuti. Approfitto della partita per dare qualche giudizio lapidario.
Toldo: incolpevole; giusto il rinnovo.
Rivas: se giochiamo con un giocatore che sarebbe panchinaro anche in una squadra di terza fascia (zona retrocessione) i risultati si vedono; occupare un posto da extracomunitario in squadra con lui è un delitto; vendere e comprare (o promuovere dalla primavera) un centrale giovane, forte e dotato di cervello
Cordoba e Matrix: la via del tramonto; panca a meno di infortuni
Maxwell: il solito fantasma; rinnovo a basso costo o può anche andare a giocare altrove
Zanetti: fa quello che può, come può. Non di più, ma non è abbastanza
Vieira: ci servirebbe al meglio tra una settimana, ma non lo è. Peccato. Fino a fine contratto, ma poi basta. Cerchiamone un altro così, tipo Diaby
Muntari: involuzione piena; sembra Martins, ma con meno scatto e con la lentezza di elaborazione del gioco di Jimenez; si può tenere ma come panchinaro pesante, non certo come unico acquisto decente dell’anno
Mancini: qualcosina; non abbastanza; a fine anno a pari prezzo al Lione e pensiamoci due volte prima di comprare altre volte dalla Roma
Adriano: speriamo che quello che ha fatto in questi mesi valga un’offerta dignitosa per liberarcene
Balotelli: unico a poter cambiare il match; quando andiamo in superiorità numerica si schianta di palle contro il palo e sviene; peccato, forse con lui in campo avremmo fatto quei due gol che ci avrebbero messo in migliore condizione al ritorno
Maicon: è stanco, si vede, ma fa ancora la differenza
Crespo: unico a fare movimenti da attaccante; peccato non li possa insegnare ad Adriano
Obinna: la sua frase "io sono da Inter" grida vendetta; speriamo l’Everton sia ancora disposto a darci 8 milioni per questo Martins più magro

Traduzione: le seconde linee fanno schifo e sarebbe meglio portarci giovani promettenti che adulti già promessi e scaricati. Speriamo che in società abbiano recepito il messaggio e si provveda. Non sto sputando nel piatto dove mangio, ma per anni abbiamo detto "vogliamo le seconde linee costose così fanno la differenza"; fosse così sarebbero giustificati i contratti milionari; ma non essendo così, fuori dai cojones. Ora buttarsi alle spalle questa partita di merda, e concentrarsi sul prossimo impegno, poi su quello dopo, e così via. Esiste solo questo modo per pensare di vincere con continuità. Ma forse in questo il lavoro di Mou richiede più di un annetto.
PS: socio, quando mi dici "fate il vostro dovere" con i ciclisti di merda perdiamo sempre (pareggiare = perdere con la Samp); la prossima volta fatti i cazzi tuoi 🙂
 

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Inter-mittenze

2 Marzo 2009 41 commenti

 

Il big-match di San Siro con la Roma si conclude con un pareggio rocambolesco: come al solito i giallorossi a Milano si esaltano e come al solito l’Inter paga gli sforzi di concentrazione con dei cali di tensione mostruosi. Nel primo tempo i nerazzurri non entrano in campo: in panca Ibra, spazio a Mario; in panca Vieira, spazio a Maxwell. Scelte funeste, che ci costringono a giocare in nove per 45 minuti: se Maxwell pensa di valere un rinnovo a cinque milioni di euro come pretende Raiola, mi sa che deve fare qualcosa di più che scomparire dal campo manco fosse David Copperfield. Mario è il simbolo dell’Inter di oggi, nel bene e nel male, quando per 45 minuti non tiene un pallone – imparando così cosa significa giocare al posto di Ibra – e quando nel secondo tempo corre come un treno e crolla sfinito al suolo al fischio finale. Per giocare in serie A devi dare tutto, non puoi mollare mai, e se non lo fai a 19 anni, quando cazzo lo farai mai? In ogni caso regaliamo due gol alla Roma (il primo molto bello, il secondo frutto di una paperissima Maicon-Julio Cesar che non rende merito al fatto che quei due sono i migliori nei rispettivi ruoli al mondo) e torniamo negli spogliatoi con la sensazione che potrebbe finire male oggi. Come al solito il posticipo serale ci porta una sfiga atomica.
Nel secondo tempo Mou scuote i suoi negli spogliatoi, toglie il fantasmino Casper con il 6 sulla maglia che da oggi penso vedrà solo e sempre la panchina, e mette Vieira, spostando Cambiasso a fare il centrale difensivo con sonora bocciatura di Burdisso – se ancora ce ne fosse bisogno – e un Figo che per 25 minuti (fino a quando gli regge) è la nostra arma in più. Quando prendiamo di nuovo coscienza di chi siamo la Roma si spaventa, si schiaccia indietro e piglia tre pere: forse se fossimo entrati in campo con la stessa determinazione nel primo tempo non avremmo portato a casa un punto ma tre. La differenza è tutta nel carattere del secondo tempo, ma non possiamo permetterci contro squadre forti tali cali di tensione, perché li paghiamo sempre carissimi. Memento il terzo gol. E settimana prossima c’è semifinale di Coppa Italia e Marassi, due sfide non facili che dobbiamo affrontare diversamente. Poi ci sarà tempo per pensare al Manchester.

Venendo ai protagonisti. Julio Cesar non è nella sua serata migliore: il gol che prende da Riise non è degno di lui, una roba da oratorio; il resto della partita ordinaria amministrazione, niente di speciale, niente di pessimo. Maicon spinge moltissimo sulla fascia, ma anche lui non è in giornata: sul secondo gol si fa uccellare due volte da Riise, un paio di volte sbatte contro il terzino norvegese e non rientra rimanendo su a lamentarsi nell’aria avversaria. Non è da lui, e sono sicuro che lo sa. Santon fa la sua partita e ancora una volta è l’unico che non perde la testa: ha il demerito di farsi saltare da Motta complice un rimpallo che segue la Grande Legge dei Rimpalli contro l’Inter nell’azione del primo gol. Per il resto niente da dire. Cordoba e Burdisso sono una coppia temibile di centrali, soprattutto il secondo soffre i giocatori capaci di geometrie veloci, infatti Mou lo toglie nel secondo tempo e nessuno ne soffre la mancanza. Cordoba ci da qualche brivido, ma con di fianco Cambiasso nel secondo tempo fa le consuete minchiate in anticipo salvo poi recuperare quasi sempre. Quasi.
A centrocampo Zanetti fa una partita di copertura. Il fatto che nel primo tempo sia l’unico nerazzurro a tirare in porta la dice lunga sulla concentrazione dell’Inter. Di Cambiasso come al solito – e come finalmente dice il Mou – ce ne vorrebbero tre. Oggi ne ha due: uno a centrocampo e uno in difesa. Manca quello in attacco, ma non si può pretendere tutto. E onestamente gli perdono la cappella che ci costa il terzo gol, ma che attribuiscono più che altro a Vieira. Proprio il francese è la smentita di sé stesso: se avesse giocato con il ManUTD come ha giocato stasera avremmo preso sicuramente tre fichi; meno male che Mou sa che deve ancora mettere in rodaggio il motore. Tre palle perse da Patrick ci rischiano di costare molto care, ma anche alcune sue aperture dimostrano quanto abbiamo bisogno di un giocatore come lui. Stankovic è in una giornata opaca, ma fino a che è in campo da tutto quello che ha: non si può eccepire nulla. La mossa vincente della partita è Luis Figo: nei 25 minuti in cui ha benzina semina il panico tra le linee nemiche; poi cala e perde una serie di palloni che gridano vendetta. Da lui bisogna sapere che ci si può aspettare mezzo tempo, non di più. Peccato non averlo avuto quando durava 90 minuti, e ci toccherà per sempre ringraziare quella merda di Nedved per questo. Bastardo gobbo.
Un discorso a parte merita Maxwell: un giocatore che da quando è stato scavalcato nelle gerarchie da Santon, è diventato un ameba. Assurdo. E batte pure cassa per un rinnovo a cinque milioni di euro. Vergognati. L’unica azione giusta che fa, viene fermata da Rizzoli che nega la regola del vantaggio guarda caso con l’uomo dell’Inter già praticamente in porta. Strano, no?
In attacco abbiamo una serie di problemi. Mario ha la chance di dimostrare che può caricarsi in spalla la squadra come fa Ibra. Dimostra il contrario: giocare in serie A vuol dire sudare novanta minuti, impegnarsi sempre, non mollare mai. Per un tempo fa il pirla. Poi rientra con la faccia larga il doppio per gli schiaffi che si è preso nello spogliatoio: grinta, determinazione, e mestiere. Mette dentro due palle e quasi una terza che lo consacrerebbe dopo i mugugni di tutto lo stadio per l’indolenza mostrata nei primi quarantacinque minuti. Ovviamente i rosiconi passeranno la settimana a dire che gli abbiamo rubato un pareggio (come l’anno scorso con Mexes che ancora recrimina il sacrosanto rosso che si è preso in faccia), ma come ha detto il mister, al Milan quest’anno hanno dato almeno cinque rigori così e nessuno ha fiatato. Per cui muti pure adesso.
Adriano è la solita lavatrice con un po’ di buona volontà in più. Speriamo ci facciano un’offerta dignitosa e che se ne vada a giocare altrove. Ci sarà ancora utile fino a fine anno, ma mi auguro che nessuno si lasci convincere da un essere umano che non tornerà mai più il fuoriclasse che è stato.
Valdanito entra in campo con tutta la sua rabbia e pareggia una partita incredibile. Se lo merita, si merita l’ovazione dello stadio. Sta passando una stagione difficilissima, i limiti della sua età traspaiono nel suo rendimento e la scarsa considerazione di Mourinho era nota già ai tempi del Chelsea. Sapeva che sarebbe stato così e per quanto lo stimo avrei preferito che si evitasse le umiliazioni di un anno da panchinaro fuori anche dalla lista Champions. Meritava di più: ma sappia che i tifosi non lo dimenticano e che lo rispetteranno sempre. Il gol di stasera è uno dei sigilli di questo affetto eterno per il campione argentino. Amati un po’ anche tu, Hernan, e fai le ultime stagioni in piazze dove puoi giocare e segnare ogni domenica, come meriti.

In fin dei conti il pareggio è un risultato che per noi è oro colato. E un pareggio con la Roma in casa ci può stare. Più che il pareggio con il Torino o la sconfitta nel derby di andata. Partita affrontata con la mentalità sbagliata e non finita in un tracollo perché davanti alla fine c’è la solita sciupona Rometta. Peccato come al solito non aver approfittato per mandare i cugini a -14, ma solo a -12, e per aver riaperto le speranza di quell’accozzaglia di merde bianconere. Ora ancora due partite, importanti e dure, in quel di Genova. Prima di pensare al Manchester, giochiamoci queste, senza sconti e senza mollare un centimetro. Forza Inter.

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Sottoscrizioni

25 Febbraio 2009 14 commenti

 

La verità è che l’Inter non gioca contro squadre di questo calibro se non una volta ogni due anni. E si vede. Il Manchester è certamente la squadra più forte in questo momento in circolazione, completa in ogni reparto, anche con le seconde linee, e con una qualità in attacco da fare invidia a qualsiasi altro team, forse anche di altri sport. Se a questi dati di fatto ne sommiamo un altro, ovvero che la musichetta della Champions equivale per la maggior parte dei nerazzurri all’Inno del Corpo Sciolto, è facile capire come il primo tempo si sia speso a cercare del Loperamide per arginare le scariche di diarrea in campo. Perdonate se parlo francese. In compenso va fatto notare come gli unici che si sono sottratti alla solita cacarella collettiva durata per fortuna 45 minuti siano stati Davide Santon, all’esordio nella competizione a soli 18 anni con un avversario di fronte come il Pallone d’Oro in carica Cristiano Ronaldo, e Julio Cesar, che con la prestazione di oggi si qualifica come il miglior portiere al mondo in questo momento. Senza discussioni tra l’altro.
In ogni caso se prima della gara mi avessero chiesto di firmare alla cieca per un risultato, lo 0-0 sarebbe stata la mia sottoscrizione, anche meglio di risultati come vantaggi con minimo margine, tipo 3-2 o 2-1: è un risultato che ci costringe a giocarcela all’Old Trafford ma da una posizione di forza, quello di chi non deve fare la partita. Vedremo se sapremo sfruttarlo a dovere.
Il primo tempo in ogni caso è presto raccontato: Inter in cacarella perpetua, Manchester in difficoltà ogni volta che acceleriamo, ma incapacità di sfruttare questo evidente timore difensivo; viceversa pericoli per Julio ogni volta che gli attaccanti del Manchester scendono. Il nostro centrocampo passa 40 minuti in stato confusionale, con Zanetti piantato come un palo in terra che abbandona Maicon alla necessità di scavalcare tre giocatori per fare qualsiasi puntata, Muntari unico a muoversi e in grado di ricevere i passaggi in profondità ma incapace totalmente di fare un passaggio in tutta la partita o un appoggio, Stankovic vittima del solito vitello. Unico superstite all’altezza: Cambiasso. Mourinho vince alcune scommesse: Santon supremo. Ne perde altre: Rivas fa cagare e rischia di farmi perdere svariate decine di anni di vita. Ferguson vince alcune scommesse: Park come tappo a uomo su Maicon ci priva di soluzioni offensive importanti. Ne perde altre: Cristiano Ronaldo viene marcato da un 18enne senza paura. Pareggi: la difesa del Manchester traballa di brutto, ma l’Inter non se ne accorge per 45 minuti. Quando lo fa abbiamo sprecato un tempo.
Nel secondo tempo l’Inter entra finalmente con un piglio diverso e solo la sfiga ci nega un gol. In compenso Julio Cesar ci permette di chiudere con un pareggio a reti inviolate prezioso per noi, più che per loro. Giochiamo meglio, Cordoba pur essendo una sciagura aiuta a tenere corta la squadra, Stankovic si sveglia e finalmente piovono palloni in area. Rimane il fatto che gli attaccanti giocano troppo soli, e come diceva mia nonna se non tiri mai in porta non puoi fare gol.

Tornando ai protagonisti, nel dettaglio: Julio Cesar è certamente il migliore in campo, nel primo tempo compie quattro miracoli, nel secondo tempo altri due, tra cui un salvataggio di piede su una cappella di Cordoba che lo eleva a fratello maggiore di gesù. Maicon non può muoversi dalla parte bassa del campo nel primo tempo, tappato dalla marcatura a uomo di Park e dai raddoppi di Evra e uno dei centrocampisti del ManUTD. Santon non ha paura: a 18 anni questo per me vale lo scongelamento di un primo pezzetto della maglia numero 3. Chivu non è una mente alveare come Samuel, e si vede, recuperare l’argentino è una necessità per il ritorno. Rivas e Cordoba sono due centrali ormai di riserva, in grado di dare il meglio solo con di fianco un difensore vero. Il primo nonostante la grinta non vale un posto da extracomunitario in rosa, il secondo fortunatamente ha i suoi anni e dovrà lasciare il posto ad altri, anche se l’ho invocato a gran voce nell’intervallo.
A centrocampo: stato confusionale per un tempo. Muntari inguardabile ma insostituibile, un dilemma amletico impossibile: l’unico che si muove e riesce a ricevere i passaggi in profondità, non sa come fare un appoggio che anche io sarei in grado di realizzare. Stankovic superato il vitello si somma a Cambiasso nell’argine di centrocampo e nel pressing sul primo portatore di palla. Zanetti invece soffre la partita e non aiuta abbastanza Maicon, con una prestazione più anonima di quello che merita.
Davanti: Adriano è inguardabile di nuovo, che tristezza; Ibra si nasconde un po’ ma è veramente solo e forse è un po’ ingeneroso dargli la croce in spalla; Mario entra ma è ancora un corpo estraneo; Cruz è un giocatore che in Champions non si può vedere in campo, mi spiace Jardinero.

Concludendo: il pareggio ci sta, e ripeto che lo avrei firmato a occhi chiusi prima dell’inizio della gara. Un po’ di rammarico c’è perché era una gara che potevamo vincere (ma anche perdere). La vera speranza è che una gara positiva con la squadra più in forma del mondo al momento aiuti finalmente i nostri ragazzi a superare il complesso di inferiorità che li schiaccia quando parte la musichina infernale. Piantiamola di cacarci addosso e andiamo a giocarcela. Questo risultato inoltre ci mette in condizione di rimettere la testa sul campionato senza patemi.

Nota a margine sulle misure di sicurezza e le famiglie allo stadio
Arriviamo allo stadio con i nostri regolari biglietti acquistati il primo giorno di prelazione. Il prefiltraggio non esiste: sarei potuto essere Bin Laden ed entrare senza colpo ferire. Arrivo al tornello: infilo il biglietto e passo. Dietro di me c’è blanca, infila il biglietto e gli da "doppio ingresso", come se non fosse valido. Di fianco a lei un ragazzo è nella stessa situazione, e anche un signore che è riuscito a passare con il primo figlio, ma ha visto bloccare fuori l’altro bambino.
Chiamiamo i responsabili per far vedere che i tagliando sono corretti e che blanca e gli altri possono entrare. Nessuno ai tornelli malfunzionanti ha un badge per far scattare il meccanismo in caso di problemi. Ti mandano all’ingresso 7, quello dei giornalisti. Blanca ci va, il bambino dodicenne del signore chissà che destino ha avuto. Alla faccia delle famiglie.
Blanca arriva all’ingresso 7, e deve litigare con due persone prima di far notare che in effetti lei è proprio lei e il biglietto è proprio suo. La fanno entrare, ma per arrivare al suo ingresso deve fare il giro di tutto lo stadio. Arriva però dalla parte sbagliata, serrata dalle transenne per il settore ospiti. Blanca – chi la conosce lo sa – non è proprio Hulk, quindi sentirsi rispondere da quattro stewart impettiti che di lì non si passa è veramente deprimente per lo stato psicologico in cui le persone versano. Godere di un piccolo potere è meschino. Rifà il giro e finalmente può salire, mandando a monte tutte le nostre scaramanzie. Bastardi.
Dulcis in fundo: i nostri amici al terzo rosso erano in compagnia di una fila intera di diffidati. Le misure di sicurezza evidentemente funzionano solo se non spacchi la faccia a chi ti rompe i coglioni. Buono a sapersi. Forse funzionava alla fin fine tutto meglio quando non c’erano biglietti nominali e posti numerati: vigeva il vecchio buon senso e la gente non si odiava così tanto.

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Prepartita

21 Febbraio 2009 7 commenti

 

E’ una partita prepartita. Difficile per i tifosi non pensare al Manchester, figuriamoci per i giocatori. Nonostante questo i nerazzurri giocano una partita di grande intensità viziata dalla solita abitudine a non chiudere le partite e soffrire fino alla fine. Anche con un Bologna tutto sommato abbastanza imbelle. E sempre nel prepartita si avvera la profezia della nostra sfiga: io dissi che per sperare di passare con il Manchester dovevamo avere al top 5 giocatori – Julio Cesar, Maicon, Samuel, Cambiasso, Ibra – e puntualmente a due giorni dalla sfida si infortuna Samuel che non sarà della partita privandoci dell’unico vero vantaggio che avevamo a disposizione, la difesa solida. A questo punto giochiamocela e andiamo a San Siro senza rimorsi né rimpianti, e speriamo bene.

Contro il Bologna l’Inter gioca la sua partita normale: primo tempo dominato ma non concretizzato; secondo tempo arrembante fino al gol, poi schiacciato venti metri dietro, fino a subire il pareggio (più di culo che altro) e a ribaltare di nuovo il risultato (anche qui con una discreta dose di fondoschiena). Non c’è molto altro da dire, se non che è encomiabile la reazione psicologica dei ragazzi, soprattutto se messo in contro l’impegno di martedì che risucchia attenzione. 

Julio Cesar al di là dell’essere nominato uomo partita dai nostri detrattori per poter dire che non meritavamo i tre punti è diventato un punto fondamentale per la nostra squadra e compie un miracolo su Di Vaio che ancora non ci credo. Maicon e Santon sono i gemelli diversi delle nostre fasce, Cordoba e Rivas due mastini. Tra l’altro con Samuel indisponibile io preferisco cento volte questa coppia alla presenza in campo dei due psycho martedì: a meno di non voler di nuovo giocare in dieci per più di 60 minuti. 

A centrocampo Cambiasso e Zanetti fanno il loro. Muntari non è nel suo ruolo e si vede, mentre Vieira è ancora lontano dal calciatore che fu, ma ci servirebbe come il pane. Stankovic quando entra fa la differenza, e potrebbe essere il degno sostituto di Samuel nei punti chiave della doppia sfida di Champions. Maxwell invece è pesantemente in involuzione, tornato il fantasmino che è stato per larga parte della stagione: peccato, ma forse avremo il vantaggio di farlo rinnovare a contratto a cifre più ragionevole di quelle sparate dal suo procuratore. Davanti Ibra è in giornata così così, tanto lavoro per il gruppo e poca finalizzazione, mentre Adriano sembra aver reagito ai complimenti del mister a suo modo, peggiorando. Una menzione importante per Mario, che è entrato finalmente con il sorriso sulle labbra e la voglia di giocare a calcio, ottenendone anche il premio del gol partita. Speriamo la capisca.

Ora facce verso casa, verso il manto di San Siro, noi ci metteremo la voce e l’emozione, voi, ragazzi, metteteci la grinta e il gioco. Forza Inter.

 

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Neanche in 15

16 Febbraio 2009 30 commenti

 

La Beneamata porta a casa il derby dopo due stracittadine gettate alle ortiche. Lo porta a casa nonostante il Milan giochi in 15 (compresi Rosetti e guardalinee9, anche se sui giornali vi racconteranno un’altra storia: il mani di Adriano non è comparabile con le decine di falli invertiti, con i lasciar correre quando conviene ai rossoneri, con la mancata tripla espulsione di Ambrosini o con il conto dei gialli concluso a sfavore dei nerazzurri per 7 a 1 (manco fossimo composti di soli Pasquale Bruno nella rosa). Nella giornata più favorevole a un recupero da parte delle inseguitrici dirette, l’Inter sfodera una prestazione di potenza e autorità, macchiata solo da una metà di secondo tempo rinunciataria e barricadera. Complica lo stop a  Torino dei gobbi con i ciclisti si porta a +9 sulla seconda e +11 sulla terza, dando una prima mandata alla porta dello scudetto. Nessun trionfalismo: la strada è ancora lunga e non bisogna mollare un centimetro.
Entrati in campo i nerazzurri sembrano subito determinati a non fare l’errore dell’andata. Attaccano la palla, organizzati, e sfruttano la debolezza principale del Milan: una difesa vecchia, stanca, poco coordinata e decisamente inferiore sulle palle alte. Al 18esimo Stankovic si mangia il gol della vita e nessuno ha ancora capito come abbia fatto. Poco dopo Adriano segna di testa accompagnando la palla con un braccio: se seguiamo Collina è involontario e quindi gol, se seguiamo quello che penso io non è gol, ma in compenso il Milan avrebbe circa 15 punti di meno. Per il resto del primo tempo dominiamo e la soddisfazione pervade i tifosi interisti. Al rientro il Milan parte all’arrembaggio ma è Adriano ad avere sul piede la palla del 3-0. Sbaglia clamorosamente e questo nel cuore di tutti i nerazzurri apre gli scenari della sfiga. Ancelotti si rende conto che soffriamo le penetrazioni e che ci stiamo schiacciando in difesa: butta dentro Inzaghi e il gol arriva. Ne arriva anche un secondo e solo la bandierina del fuorigioco torna a far fluire il sangue nelle vene dei tifosi. Soffriamo per venti minuti, ma portiamo a casa il risultato. Tutto il resto conta zero.

Julio Cesar oggi è stato determinante come nei suoi momenti migliori. Reattivo, preciso nelle uscite, parte della mente alveare della difesa interista: infatti ormai è palese che Samuel prima di entrare in campo si collega con gli altri difensori e poi li pilota come una specie di cervello collettivo. Nuovo soprannome per l’argentino: Master of Puppets. Chivu in coppia con il Muro è strepitoso e non fa passare uno spillo. Sulle fasce invece soffriamo e andiamo spesso in inferiorità numerica: Maicon prorompe in attacco ma soffre in difesa e anche Santon è sempre messo in mezzo da Pato, Seedorf e Zambrotta. Considerati i clienti quello che fa è più che egregio. E merita il plauso di Mourinho che ha trovato uno dei giovani da far diventare una colonna nella squadra.
A centrocampo soffriamo: Cambiasso e Zanetti fanno il possibile ma uno è fisso su R10 mentre l’altro deve dare man forte a Maicon sulla fascia per evitare gli sfondamenti di Jankulowski e Pirlo. Questo contrae tutto il settore mediano, lasciando il boccino del gioco e dei rimpalli spesso ai rossoneri di merda. Muntari offre una prestazione migliore del solito e Stankovic spinge come non mai, nonostante i 140 minuti in nazionale: si mangia un gol incredibile e ne fa uno altrettanto mostruoso. Grazie Deki, con te non ci si annoia mai 🙂
Davanti Adriano è certamente il migliore in campo: lotta, corre, addirittura offre degli scatti e dei tiri da fuori come non si vedevano da tempo. Ibra oggi si dedica al lavoro sporco e un suo gol ci avrebbe dato la tranquillità. Adriano non gliela appoggia e gli nega questa gioia, ma va bene così.
Altre note positive sono il rientro di Vieira ancora lontano dal ritmo partita, e la determinazione di Burdisso e Maxwell: il primo nel prendere il giallo per proteste un minuto dopo essere entrato andando in diffida, il secondo nel cercare di riconquistare un posto da titolare.

Questo è certamente il primo scossone per staccare il gruppo. Iniezione di fiducia importante e fieno in cascina per le prossime giornate durissime. Ora mettiamo nel mirino il Bologna e la riapertura della Champions League. Missione: giocarsela. 

 

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Strano

8 Febbraio 2009 2 commenti

 

Mourinho definisce strano l’arbitraggio una volta di più subito dall’Inter. Visto che di una partita conclusa con tre fichi contro zero non si può parlare a lungo, se non per una mezz’oretta centrale un po’ difensivista dei nerazzurri che però hanno largamente meritato, allora parliamo di uno dei miei argomenti più gettonati: gli arbitri. E’ strano in effetti che Ibra per un fallo che ai nostri cugini per ben due volte ha fruttato un rigore da tre punti venga ammonito; è strano che Caserta reo di almeno due falli da dietro molto peggio del "solito" Muntari non abbia visto manco un giallo; è strano che invece durante Milan-Reggina (in cui a onor del vero è stato annullato un gol regolare secondo l’interpretazione colliniana della volontarietà o meno dei falli di mano – che per me dovrebbero essere sempre sanzionati a meno di cataclismi) Flamini faccia due entratacce mortali e non venga neanche ammonito; è strano che Pato e Ariatti possano mandare a fare in culo l’arbitro ripetutamente impunemente, mentre per Balotelli basti mettersi davanti al pallone per ricevere l’ammonizione che gli costa la diffida al derby (peraltro cercata secondo me).

Julio Cesar si rifà della papera con il Torino che lo aveva lasciato affranto con almeno una parata decisiva, anche se la partita sarebbe finita comunque con i tre punti in saccoccia della Beneamata. Santon si conferma ottimo in fase propositiva e ancora un po’ naif in fase difensiva, ma se non si gioca, non si impara. Dall’altro lato Maicon è meno dirompente che prima della pausa natalizia, speriamo sia in piena forma tra due settimane. Al centro Burdisso e Matrix non danno le stesse certezze di Samuel e un difensore qualsiasi a vostra scelta, ma oggi non si fanno mettere in mezzo più di tanto.
Il centrocampo viceversa a Lecce non è pervenuto molto, tanto che spesso le squadre (entrambe) davano la sensazione di evitare le zone che non fossero attacco e difesa. Il Cuchu ha imbroccato una palla in tutta la partita, quella dell’assist per il primo gol, che non è poco, ma da lui ci si aspetta di più. Zanetti anche lui non è in giornata di grazia mentre Muntari e Stankovic fanno faville, il serbo in una condizione che ricorda quella della prima parte del 2006-2007. Figo conferma che da fermo è un gran giocatore: peccato che il calcio si giochi su un campo di 100 metri per 50, o giù di lì.
Davanti Ibra dimostra una volta di più che i suoi giorni sì sono i giorni no per chiunque gli stia di fronte. Lui è quello che deve fare il salto di qualità tra due settimane. Sperem.

A parte le stranezze, non c’è nulla di strano nel godersi questo meno otto dei cugini e quantomeno meno sette dei gobbi schifosi. C’è solo un Walter Zenga, ricordiamolo. Peraltro mi verrebbe da chiudere con una bella frase del Mou in conferenza stampa, che mi ha ricordato quella dedicata ai gobbi due settimane prima del big match contro di loro: "Domanda: Mister il Milan non le sembra la rivale più accreditata con tutta quella qualità? Risposta: il Milan bene… Pato bene, Becks bene… Kakà bene… molta qualità… MA SEI PUNTI IN MENO". Otto, José, otto. 

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In casa Inter è sempre Natale

1 Febbraio 2009 2 commenti

 

La fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo, se poi ci metti un mirino la frittata è fatta. L’Inter entra in campo molle e svogliata di fronte a un Torino imbelle e che farebbe fatica anche in serie B. E la sorte ci punisce subito, facendoci lasciare due punti in regalo ai gobbi e alle merde, e uno in dono ai granata. Il primo tempo passerà alla storia solo per una girata di testa di Cruz che Sereni devia con un tuffo incredibile. Primo segnale dalla sorte: oggi Sereni ha più culo che anima. Poco prima Julio Cesar recupera una palla che stava finendo fuori con calma per tentare un rinvio di mano direttamente sulla coscia del giocatore granata che lo pressa: il portierone brasiliano è in giornata no, e nel secondo tempo lo dimostrerà prendendo un gol che neanche Muslera. Andati sotto e con in campo Figo per Stankovic (speriamo che l’infortunio non sia serio) e Quaresma per un impalpabile Maxwell finalmente verso il 20esimo del secondo tempo ci svegliamo: pressiamo, creiamo e il Torino si rifugia nel contropiede, confermandosi una squadra che non segna neanche senza portiere avversario. I pali, Sereni e la scarsa qualità di Quaresma ci impediscono di andare oltre il pareggio, in una giornata che poteva dare una spallata importante al campionato, mentre invece rischia di galvanizzare i cugini che in caso di vittoria si porterebbero al secondo posto a -6. Che dire? Che ogni partita va giocata con l’intensità di Catania, senza se e senza ma. 

Dei protagonisti: Julio Cesar alla sua seconda prestazione insufficiente stagionale (dopo quella con il Chievo) non può essere l’alibi di una partita approcciata emossionalmente nel modo sbagliato. Santon dietro mostra alcuni limiti, ma a 18 anni si può ancora imparare sia la fase difensiva che l’uso del sinistra, mentre Maicon è vittima della maledizione di Inter100Specialone, che qualcuno cancelli quella maledetta trasmissione. Al centro Cordoba e Burdisso non sfigurano, anche se l’assenza di Samuel si fa sentire. A centrocampo la mossa di mettere Cabelino a me interessava: vuoi che finalmente riusciamo ad avere una fluidificazione di fascia anche da quel lato grazie all’intercambiabilità del brasiliano con il Bambino? La risposta del campo è perentoria, ma forse è dovuta anche alla scarsa forma di Maxwell. Per il resto Zanetti e Cambiasso di quantità ma sopratutto il secondo non troppa qualità, mentre Stankovic risulta ancora la nostra arma migliore, e il suo infortunio è il sigillo della sfiga sulla giornata: speriamo si sia fermato in tempo per rientrare al derby. Davanti Ibra è in una giornata forse (giornate no sono proprio poche), Cruz fa il lavoro sporco come può, Crespo e Figo danno tutto quello che hanno fino all’ultimo minuto e solo il palo nega a Valdanito la felicità di sbloccarsi e a noi la gioia di una vittoria che mi avrebbe fatto godere molto. Quaresma merita un discorso a parte: in serie A, quando ti buttano dentro per dare profondità alla squadra, non puoi risultare così inutile. Soprattutto dopo che sei stato pagato a peso d’oro. Mourinho lo sa, ma giustamente non mette in discussione le sue gerarchie; Moratti lo sa e userà la cosa nei futuri tira e molla con l’allenatore. Sarebbe stato tutto più semplice se el trivela non fosse un pacco.

Ora bando alle ciance e godiamoci una settimana di riposo per preparare la difficile trasferta al Via del Mare e poi il derby. Per come si è evoluta la settimana non abbiamo di che lamentarci, se non con noi stessi. Il tempo per buttare via i punti inizia a scarseggiare. Forza ragazzi, è il momento del forcing per prendere tutto.

 

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